Molte ricerche stanno esaminando i cambiamenti che stanno avvenendo negli oceani in seguito ai cambiamenti climatici. Ci sono casi in cui fenomeni anche violenti stanno aumentando con conseguenze che non riguardano più le preoccupazioni per il futuro ma sono già in atto. Un articolo pubblicato sulla rivista Bulletin of the American Meteorological Society riporta uno studio che indica come le ondate di calore marine stiano diventando più intense e più frequenti con ripercussioni che aumenteranno nel tempo. Un articolo pubblicato sulla rivista Science indica che la traiettoria dei cicloni tropicali si sta avvicinando alle coste di 30 chilometri al decennio aumentando il loro potenziale distruttivo.
Dillon Amaya del Cooperative Institute for Research in Environmental Sciences (CIRES) all'Università del Colorado a Boulder ha guidato il team che ha condotto lo studio pubblicato su Bulletin of the American Meteorological Society, che si è concentrato sulla parte settentrionale dell'Oceano Pacifico.
I dati sugli eventi passati sono stati raccolti nel corso del tempo e sono stati messi assieme ad altri dati relativi allo strato superiore della parte settentrionale dell'Oceano Pacifico. Negli oceani in generale, quello strato agisce come una sorta di cuscinetto che assorbe il calore e impedisce che esso si diffonda negli strati sottostanti. Tuttavia, se questo strato diventa più sottile, diventa più sensibile ai cambiamenti di temperature e d'estate può scaldarsi molto più rapidamente.
I ricercatori hanno usato una combinazione di rilevazioni oceaniche e di modelli teorici per cercare di misurare il cambiamento nella profondità di questo strato negli ultimi 40 anni e di prevedere i cambiamenti futuri. Il risultato è che in questo periodo quello strato si è assottigliato di quasi 3 metri in alcune regioni settentrionali dell'Oceano Pacifico. Una proiezione di questi cambiamenti indica che, se essi continueranno così, nel 2100 quello strato perderà altri 4 metri di spessore. Ciò significherebbe perdere il 30% dello spessore attuale.
L'ondata di calore marina rilevata nel 2019 nell'area nordorientale dell'Oceano Pacifico ha causato un aumento di circa 3 gradi Celsius nello strato superiore delle acque. Le stesse condizioni di venti deboli e aria calda applicati alle proiezioni del 2100 causerebbero un aumento stimato in 6,5 gradi Celsius in quello strato.
Gli ecosistemi oceanici sono già sotto attacco a causa di vari problemi come le varie forme di inquinamento, la pesca e altro ancora. Ci sono specie sensibili ai cambiamenti di temperatura che soffrirebbero molto ondate di calore così intense, destabilizzando ulteriormente ecosistemi già danneggiati.
Nelle aree tropicali degli oceani ci sono anche altri cambiamenti. Il dottor Shuai Wang e il professor Ralf Toumi del dipartimento di fisica all'Imperial College London hanno condotto lo studio pubblicato su Science. I due ricercatori hanno analizzato dati relativi a cicloni tropicali nel periodo tra il 1982 e il 2018 raccolti tramite osservazioni satellitari che offrono la possibilità di seguire la loro traiettoria e la loro posizione. In particolare, hanno esaminato i dati relativi all'attività vicino alle coste e alla loro distanza dalle coste.
Il risultato dell'analisi indica che i cicloni alla loro massima intensità hanno una distanza media dalle coste che è calata di 30 chilometri per ogni decennio. Inoltre, ci sono in media due cicloni in più entro 200 chilometri dalle coste per decennio.
Ciò non significa automaticamente che più cicloni stanno colpendo le coste. Tuttavia, è sufficiente che un ciclone arrivi vicino a una costa per creare danni. Sicuramente un ciclone che si avvicina alla costa provoca allarmi con tutto ciò che ne consegue per le attività umane nell'area in pericolo.
Non è una novità che i cicloni abbiano comportamenti diversi rispetto al passato, con traiettorie diverse. Vari studi sono già stati condotti su questi cambiamenti cercando di capire i meccanismi che li stanno provocando. Anche Shuai Wang e Ralf Toumi intendono continuare le loro ricerche usando simulazioni climatiche, anche per cercare di capire cosa ci aspetta in futuro.
Queste sono due delle recenti ricerche concentrate su fenomeni in atto negli oceani che contribuiscono a dipingere una situazione preoccupante per vari motivi. In entrambi i casi non ci sono soluzioni semplici da implementare nel breve periodo. Gli studi, su questi e altri fenomeni riguardanti gli oceani, continuano e sono fondamentali per capire la situazione ma devono essere seguiti da decisioni per il futuro se non vogliamo che le conseguenze, anche sugli esseri umani, diventino sempre più gravi.