Lo sguardo indagatore sulla realtà è la chiave interpretativa che meglio sintetizza l’intensa attività culturale e professionale nel contesto folignate di Lanfranco Radi (1932-2006), che rappresenta una figura poliedrica nel panorama artistico e architettonico umbro del Novecento.
Radi frequenta la facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze, come allievo di Adalberto Libera, Ludovico Quaroni e Leonardo Ricci. Nel 1958 è tra gli ideatori della prima edizione della rassegna di fumetti e vignette satiriche Humorfest a Foligno, dove espongono i più noti disegnatori del periodo. In tale contesto emerge fin da subito la ricercata inclusività delle iniziative che coordina, infatti ogni attività di cui è promotore prende corpo a partire da una profonda conoscenza del contesto locale, ma si sviluppa sempre con un programma ideologico che supera i confini regionali, stabilendo un rapporto locale/globale di cui tra i primi riesce a cogliere le potenzialità culturale, divulgativa e di promozione del territorio.
Lanfranco Radi è allo stesso tempo artista e progettista. Come artista si forma nella scuola del pittore Ugo Scaramucci e la sua attività culmina nel 2001 con l’esposizione di alcune opere in occasione dell’iniziativa Venti artisti a Sassocorvaro. Agli inizi degli anni sessanta conosce Dino Gavina, in quel periodo impegnato nella realizzazione dello stabilimento di Foligno dell’omonima azienda, ed entra in contatto con gli artisti e i progettisti che gravitano nell’orbita dell’imprenditore bolognese, tra i quali Carlo Scarpa, Ettore Colla, Lucio Fontana e Gino Marotta. Con quest’ultimo Radi promuove e organizza nel 1967 l’esposizione Lo spazio dell’immagine, cui prende parte un nutrito gruppo di artisti al tempo emergenti (tra i quali Getulio Alviani, Luciano Fabro, Tano Festa e Michelangelo Pistoletto) accanto alle figure già affermate di Fontana e Colla, nell’ottica di lumeggiare la tendenza del periodo verso una ricerca tra arte plastica e spazio costruito. Questa chiave di lettura, che anticipa il rapporto quanto mai contemporaneo tra arte e architettura, pone Foligno al centro del dibattito culturale di quegli anni.
Radi opera nell’ambito del restauro e della progettazione architettonica con la stessa lungimiranza intellettuale. Nel 1963 concepisce il recupero della scala Gotica a palazzo Trinci a Foligno (nei cui spazi ambienta la mostra del 1967), liberando la struttura quattrocentesca dagli interventi che negli anni avevano reso impossibile la percezione della sua esuberante verticalità. Allo stesso modo i progetti di residenze monofamiliari (ad esempio quelli per le famiglie Bellanti, Menculini e Settimi) tradiscono un attento studio delle case coloniche umbre tradizionali, soprattutto nel rapporto tra interno ed esterno, e allo stesso tempo una puntuale riflessione sulla contemporaneità, soprattutto nell’enfasi data alle grandi superfici delle falde delle coperture e alla composizione per volumi semplici. Inoltre è evidente la predilezione di Radi per la progettazione totale, poiché egli approfondisce ogni intervento dal rapporto con il contesto fino alle possibili soluzioni per gli arredi interni. E in tale ambito emerge la sua abilità come disegnatore, laddove esegue con grande perizia vari tipi di vedute a mano libera (piante, prospetti, sezioni, assonometrie, prospettive, dettagli e particolari costruttivi), declinandole a seconda delle finalità occasionali.
Tale inclinazione è evidente anche nei suoi erbari (pubblicati in Hortus celatus. Piante che in qualunque modo vengono per cibo dell’homo del 1996 e Hortus mirabilis. I giardini incantati del 1999, con Giampaolo Rugarli): un corpus di disegni a penna e acquarello che hanno per soggetto piante spontanee utilizzate dall’uomo, fiori e frutti selvatici, che sono eseguiti dal vero e riportano le fasi salienti del ciclo di crescita annotate dall’autore, a metà strada tra il sussidio didattico e la raccolta erudita. Ma tale tendenza indagatrice emerge ancora di più nel volume Foligno in particolare. Elementi tipologici dell'edificazione storica, in cui Radi pubblica nel 1997, insieme al figlio Lorenzo, un regesto analitico di disegni di elementi tipologici dell’edificazione storica folignate, con un’attenzione al dettaglio e alla sapienza costruttiva che riecheggia la tassonomicità della scuola fiorentina. In quest’opera, attraverso il rilievo diretto adottato quale strumento conoscitivo proprio dell’architettura, gli autori approfondiscono in corpore vili la tradizione costruttiva folignate, e umbra in generale, rappresentando, e perciò decifrando e catalogando, particolari costruttivi e ornamentali (murature, pavimentazioni, portali, corrimano, inferriate ecc.).
In tal senso la figura di Lanfranco Radi appare decisamente contemporanea proprio grazie al rapporto originale con il genius loci, che viene assimilato ma allo stesso tempo reinterpretato attraverso una chiave di lettura di sostenibilità ante litteram, volta al benessere psico-fisico della persona e all’acquisizione della consapevolezza del proprio patrimonio culturale come “un codice vivo e aperto, pronto ad accogliere ogni vera innovazione”.