Oggi l’informazione è dirottata, senza che la maggior parte delle persone se ne accorga. Nei talk show è chiaro come alcuni argomenti tengano banco (a spese di altri), dando l’impressione che esistano solo due punti di vista, due idee, due linee di pensiero, sinistra e desta e basta. Il sistema fatto di filtri, limiti, posizioni ben studiate, è molto complesso. L’informazione non è più guidata dalla propaganda fascista, la cui ideologia era inculcata fin nelle aule scolastiche in modo palese, non è più quella delle dittature, i mass media si avvalgono di tecniche molto più sottili e sofisticate. E lo fanno per entrare nella mente delle persone, fabbricando analfabeti funzionali o zucconi seriali, con una formazione da pollaio. Il termine cultura è anch’esso cambiato, se personaggi della televisione, del quiz televisivo, del GF e del calcio diventano miti da emulare, punti di riferimento. Allora bisogna domandarsi cosa significhi punto di riferimento, mito, eroe.
Nella società dei media è delimitato un recinto di idee, oltre il quale non è possibile andare; e ciò avviene senza la forza, senza le minacce, ma con una continua campagna mediatica che promuove punti di vista standardizzati. Chi oltrepassa lo steccato viene estinto e messo ai margini. Una domanda che un utilizzatore di questa pseudocultura potrebbe porsi è chi decide quali temi siano degni di avere la considerazione del grande pubblico? Perfino gli opinionisti e i politici (ultimamente virologi, immunologi e medici) che parlano in Tv, corrispondono ai canoni consentiti da questo sistema.
L’offerta delle opinioni rappresenta una piccolissima parte del panorama, mentre una visione più alta e ampia della realtà resta tagliata fuori, creando un vuoto d’idee e una mediocrità che alimenta un regno infinito del niente. Alcuni giornali o grandi emittenti televisive guidano l’informazione creando enormi schemi, dentro i quali i più piccoli devono uniformarsi. Di voci libere ce ne sono ben poche e un vero dibattito critico non esiste in Italia, e nemmeno in altri Paesi. Reporters sans Frontiers, ogni anno stila una classifica sulla libertà di stampa nei diversi Paesi. Da questa ricerca è possibile comprendere che nemmeno altri Paesi se la passano bene, e questo è grave ancora di più in tutte quelle nazioni che si professano democratiche e liberali. Ovviamente, abbiamo ancora un certo margine di scelta, maneggiando il telecomando, così al posto di cambiare canale, possiamo anche decidere di spegnere. Diciamola tutta, l’offerta dell’approfondimento di qualità esiste ancora in minima parte, pena un’attenta ricerca e scegliendo magari gli orari in seconda serata, quando la qualità si alza e resta ancora un giardino incontaminato per pochi eletti. Se poi, si decide di acquistare un quotidiano o una rivista piuttosto che altro, di certo stiamo scegliendo noi, e anche quello va bene. Purtroppo, la massa si dirige verso i talk show, l’informazione immediata e superficiale, verso le frasi a effetto, che producono soltanto una banale sottocultura.
L’informazione è uno dei poteri che ci governa, e a dettare legge sono ancora le grandi società e i gruppi editoriali di un certo spessore, che detengono la più grande fetta di mercato, e che sono collegati a loro volta ad altri operatori e gruppi economici più grandi. Lo scopo principale è quello di decidere le priorità, in base agli interessi di pochi gruppi economici che sono ai vertici, e a noi non resta altro che scegliere consapevolmente o inconsapevolmente, avendo l’impressione o l’illusione di essere solo strumenti, e solo raramente che la nostra opinione interessi a qualcuno.