La Villa Reale di Monza, gioiello in stile neoclassico progettato dall’architetto Giuseppe Piermarini, costruita tra il 1777 e il 1780 per volontà dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, dopo anni di incuria è stata oggetto di attenta ristrutturazione sia dell’edificio sia degli arredi interni iniziata nel 2012, che è costata alle tasche del comune oltre 20 milioni di euro, e nel 2014 è stata riaperta al pubblico. I primi mesi furono di grande attrattiva per scolaresche, turisti e gruppi di appassionati, poi negli ultimi anni l‘affluenza è andata scemando fino ad arrivare alla solitudine causata dal lockdown. Tutte le alte aspettative rivolte a questa struttura così imponente non hanno quindi portato i frutti sperati. Cattiva gestione o sfortuna? Non lo so.
Il fatto è che oggi la Reggia di Monza chiude nuovamente le sue porte: il concessionario Nuova Villa Reale Spa – il gruppo di imprese che ha vinto il concorso internazionale per la valorizzazione della Villa e il gruppo controllato da Italia Costruzioni che ne ha realizzato i restauri - e il consorzio di gestione di Parco e Villa Reale, con a capo il sindaco di Monza Dario Allevi, non hanno trovato un accordo a soli sei anni di distanza. È sorta una lunga disputa che è terminata con la recessione del contratto, che doveva durare 14 anni, da parte del concessionario che si reputa parte lesa, non avendo il comune rispettato gli accordi. Quale sia la verità non ci è dato sapere: il risultato è evidente. Saloni abbandonati, utenze staccate, mostre d’arte cancellate, ristorante e bistrot chiuso (come se non bastasse il Covid!!!), arredi del designer De Lucchi messi all’asta, personale in servizio a casa.
La storia è tutta italiana: il nostro patrimonio storico è spesso poco tutelato e poco valorizzato per mancanza di fondi, di energie e di interesse. Ma nelle tasche comunali i soldi sono pochi… e la pandemia ha dato il colpo di grazia al nostro Paese.
Per Monza e i monzesi la Reggia rappresenta molto, anzi moltissimo e per questo c’è forte preoccupazione sulle sorti di questa bellissima villa che tra l’altro è circondata dal famoso parco cittadino. Non è pensabile per la città di accettare ancora lo stato di abbandono precedente al restauro, non è nemmeno pensabile aver buttato via 20 milioni di euro e non essere in grado di sfruttare questo patrimonio del Piermarini, non è pensabile lasciar perdere un tale bene culturale, storico e della memoria cittadina… Per questo si è già al lavoro per trovare una soluzione che punti al riuso della struttura e possibilmente ad una riapertura imminente - pandemia permettendo - che possa essere sempre più produttiva economicamente ma anche sempre più vantaggiosa per la manutenzione degli spazi di alto valore storico. In Italia ancora oggi sono presenti e in buono stato diverse abitazioni reali. Come non ricordare:
- la Reggia di Caserta, il palazzo reale più grande del mondo, Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco dal 1997;
- il Palazzo Reale di Torino, dove hanno a lungo vissuto i Savoia;
- la Reggia di Venaria, sempre nei pressi di Torino, con i suoi giardini e le sue ampie sale;
- il Palazzo Reale di Milano, per anni sede del governo della città, ma anche residenza reale fino al 1919;
- il Palazzo del Quirinale, che fu usato come reggia dal 1871 al 1946;
- il Castello di Milazzo, che per anni è stata la residenza reale di Corradino di Svezia e Federico II di Aragona;
- il Castello Ursino di Catania, villa dei re di Sicilia del 1300;
- il Palazzo dei Normanni a Palermo, il più antico d'Europa, ancora ben conservato. Risalente al 1130 fu sede imperiale con Federico II e Corrado IV;
- il Castello di Rivoli;
- la Palazzina di Caccia di Stupinigi;
- il Palazzo Pitti, a Firenze usato come reggia dal 1865 al 1871.
Ma torniamo alla Villa Reale di Monza. Si tratta di un palazzo in stile neoclassico fatto costruire a Monza dagli Asburgo.
La costruzione della villa fu voluta in particolare dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria che voleva utilizzarla come residenza estiva. Scelsero Monza perché l’aria era salubre (incredibile da pensare oggi visto che si trova nella regione più inquinata d’Italia!!) grazie alla vicinanza delle montagne, era però situata in zona pianeggiante e attraversata dal fiume Lambro e in più era collocata vicino alla città di Milano e sulla strada che portava a Vienna. Insomma, l’imperatrice aveva pensato al proprio benessere e agli affari per costruire la villa di vacanza! L’arciduca asburgico Ferdinando la usò come residenza di campagna fino all’arrivo di Napoleone nel 1796.
L’architettura
Per la sua costruzione fu scelto nel 1777 l’architetto Giuseppe Piermarini e l’opera fu completata in soli 3 anni, mentre per il giardino inglese meraviglioso che la circonda passarono ancora alcuni anni.
La pianta della villa è ad U e prevede l'utilizzo del corpo centrale per le funzioni di rappresentanza mentre le ali laterali ospitano gli appartamenti privati della famiglia reale. La superficie vanta 700 locali per un totale di 22.000 mq. Nel primo piano nobile sono le sale di rappresentanza, in centro, e le stanze di Umberto I e della Regina Margherita.
Il complesso della Villa Reale comprende oltre al corpo principale:
- la Cappella Reale
- la Cavallerizza
- la Rotonda dell'Appiani
- il Teatrino di Corte, realizzato in seguito da Luigi Canonica
- l'Orangerie
La decorazione delle facciate è in stile asburgico, rigoroso ed essenziale: niente timpani, colonnati e riquadri a rilievo come usanza stilistica della corte illuminata di Vienna che preferiva non ostentare ricchezza e potere in un Paese occupato. Anche gli interni si accordano al principio di razionalità e semplicità come richiesto dall’imperatore occupante. La decorazione interna viene affidata ai giovani maestri della Accademia di Brera, appena fondata nel 1776.
Nasce poi l’Impero napoleonico: quando si insediò il viceré, Eugène de Beauharnais, nominato da Napoleone nel 1805, la villa di Monza diventò la sua residenza principale. Grazie a lui il giardino si estese anche al di là dei confini reali e divenne l’ampio parco recintato da una cinta muraria di oltre 14 km. Oggi quel giardino si chiama Parco di Monza ed è famoso in tutto il mondo.
Per fortuna anche dopo la caduta di Napoleone, il ritorno degli Asburgo nel nuovo regno Lombardo-Veneto portarono solo migliorie. Venne infatti arricchito il patrimonio botanico del vasto parco e dei giardini all’inglese.
Risale proprio a quell’epoca, siamo nel 1819, l’idea, poi realizzata, di fondare una scuola per giardinieri professionisti che fossero in grado di curare i giardini delle residenze imperiali. Oggi nei pressi della villa reale ha sede la scuola di agraria. Ma non solo, alcuni edifici sono destinati alla scuola pubblica d’arte.
La villa diventa dopo il 1868 patrimonio di Casa Savoia e Vittorio Emanuele II la regala al figlio Umberto I quando si sposò con Margherita di Savoia. La coppia amò molto trascorrere del tempo nella villa di Monza e per questo apportarono continue modifiche e migliorie all’abitazione e all’intera cittadina di Monza. Ad esempio, costruirono nel 1940 la Stazione reale che da Milano portava a Monza e poi a Chiasso.
Il 29 luglio 1900, Umberto I Savoia venne assassinato da Gaetano Bresci davanti alla società sportiva Forti e Liberi (ancora oggi esistente e in attività). Per questo triste epilogo la villa non venne più utilizzata dai reali e nel 1934 un decreto regio la offrì in dono al comune di Monza e Milano. Amministrata più o meno bene si arriva ad oggi e all’apparente fallimento della gestione in partenariato pubblico-privato.
Ma anche questa può essere una svolta e dalla crisi, può nascere qualcosa di bello e contemporaneo. Come utilizzare i beni culturali che abbiamo e che così a fatica riusciamo a mantenere? Come possiamo amarli e farli apprezzare?
Facciamoli rivivere e risplendere di nuova cultura… investiamo nella bellezza e nella condivisione di spazi storici… diffondiamo il gusto del bello tra le nostre scolaresche, rendiamo condivisibile il nostro patrimonio.
Oggi più di prima: apriamo le porte al pubblico che verrà.