E siamo arrivati a febbraio, mese che porta con sé nuove luci, giornate che si allungano e la promessa della primavera. Anche se avremo, probabilmente altre nuvole, piogge e magari pure nevicate, il sopraggiungere della bella stagione ormai si percepisce nell’aria.
Sono più numerose del previsto le piante che fioriscono in una stagione di mezzo, qualcuna già da novembre-dicembre, altre invece stanno incominciando ora. Piante delle quali non si può fare a meno, nei giardini come sui terrazzi, per avere sempre piccole grandi emozioni.
Concentriamoci sugli arbusti, partendo da uno dei più precoci, ovvero il calicanto d’inverno (Chimonanthus praecox): originario di Cina e Giappone, inizia a fiorire a dicembre e prosegue fino a fine febbraio: i suoi fiori, dai petali esterni giallo pallido e interni porpora, sprigionano un profumo celestiale. Robusto, molto resistente al freddo e adattabile a diversi terreni, richiede solo posizioni soleggiate.
Stanno già aprendosi anche i fiori piccini, ma profumatissimi, riuniti in mazzetti, del viburno, Viburnum x bodnantense, e delle le sue cultivar ‘Dawn’, dai bocci rosa scuri, ‘Deben’, che da rosa sfuma nel bianco rosato, e ‘Charles Lamont’, bianco rosato. Molto rustico, si adatta a tutti i terreni, purché ben drenati, abbastanza fertile e non troppo asciutto, in pieno sole.
Hanno già cominciato a fiorire anche le amamelidi, arbusti a foglia caduca a lenta crescita e portamento eretto e poco ramificato, dai petali filiformi e arruffati, soprannominati “noccioli delle streghe”, perché i frutti ricordano il sapore delle nocciole, mentre legno e scorza erano utilizzati dagli sciamani nativi americani nei loro riti. Sono solo quattro le specie - H. virginiana e H. vernalis, nordamericane, H. japonica, giapponese, e H. mollis, cinese - ma sono invece molte invece le cultivar, ottenute dall’ibrido H. x intermedia, frutto dell’incrocio fra le due specie cinesi, dai fiori nelle varie sfumature del giallo acido, giallo zolfo, arancio e rosso.
Molto resistenti al freddo, le amamelidi temono invece caldo e siccità estive; crescono al meglio nei climi e terreni freschi, questi ultimi fertili e a reazione da neutra ad acida. A febbraio non perdetevi la collezione in fiore del giardino di Mattia Godio e Marco Grosso, il Jay Blue House Garden, a Fontaneto d’Agogna (NO).
Appartengono alla medesima famiglia, le Hamamelidaceae, le fortergille, fra le quali Fothergilla major (sin. F. monticola) è la più nota: originaria dei boschi e delle paludi degli Stati Uniti sud-orientali, ha foglie caduche, portamento eretto ed essenziale, e crescita lenta; all’inizio della primavera, prima della comparsa delle foglie, si ricopre di infiorescenze tondeggianti a “spazzolino” (tecnicamente spighe), profumate, bianche con sfumature gialle; in autunno il fogliame assume sfolgoranti tonalità rosse, gialle e rosa acceso. Ama i terreni fertili, normali o acidi, freschi, pur sopportando periodi di siccità una volta che è bene attecchita.
Di origini cinesi, Edgeworthia chrysantha è detta “albero della carta”, perché la sua corteccia è utilizzata in Giappone, fin dalla fine del 1500, quando vi venne introdotta, per la produzione della carta e, anticamente, delle banconote. Caratterizzato, quando è spoglio, da un portamento essenziale, si ramifica a tre e tre. I fiori, profumatissimi, sbocciano sui rami ancora nudi: di forma tubolare, con quattro lobi ricurvi, ricoperti da peluria setosa, bianco crema, gialli o rossi (come ‘Red Dragon’, splendida) a seconda della cultivar, sono riuniti in fitti mazzetti arrotondati. Le foglie, che iniziano a comparire sul finir della fioritura, sono lanceolate e verde scuro. È rustica, ma teme i venti freddi; ama i luoghi luminosi e soleggiati e i terreni ricchi di sostanza organica e sciolti.
Fioriscono da gennaio-febbraio fino a marzo-aprile anche alcune dafne, arbusti decidui o sempreverdi, di piccole o medie dimensioni, dal profumo strepitoso, originarie dei boschi e delle pianure di Europa, Nord Africa e Asia: Daphne merezuem, detta “for di stecco”, a foglia caduca, che in Italia si può incontrare nei pascoli, nei boschi e tra le rocce delle Alpi e degli Appennino settentrionale, le sue cultivar, con fiori rosa e drupe rosse: D. m. alba e ‘Bowles Variety’, dai fiori profumatissimi bianchi e frutti arancioni. e D. m. rubra, con fiori e frutti rosso porpora. È invece sempreverde Daphne odora che tra l’inverno e la primavera produce mazzetti di fiori rosati, cerosi, dall’intensa fragranza, fra le foglie larghe e lanceolate, grigio-verdi, bordate di giallo nella varietà ‘Aureomarginata’: rustiche solo fino a -5 °C, le dafne prediligono i terreni ben drenati, non troppo umidi, fertili, subacidi, ma si adattano anche a condizioni diverse; sono però estremamente lente e crescere e di difficile attecchimento.
Fra i sempreverdi, sono tante le camelie autunnali-invernali, ibridi e varietà di Camellia sasanqua, C. vernalis, C. hiemalis: sempreverdi, hanno foglie più gentili delle sorelle primaverili (Camellia japonica) e fiori più leggeri, che, perlopiù semplici o semidoppi, nei toni del rosso, rosa e bianco, una volta appassiti lasciano cadere a terra i loro petali con grazia. Resistenti al freddo, le camelie temono però i venti gelidi e la neve, che possono bruciare le foglie; richiedono terreni ricchi di sostanze organiche, soffici, freschi e ben drenati, acidi o subacidi.
Rusticone di aspetto, resistenti al freddo e robuste, anche alcune mahonie fioriscono in inverno. Hanno dalle foglie composte spinose, coriacee e verde scuro, fra le quali nelle diverse stagioni sbocciano, come fuochi d’artificio, lunghi racemi o grappoli di piccoli, profumatissimi, fiori gialli, seguiti da belle bacche blu scuro. Mahonia x media ‘Charity’, in particolare, è un arbusto importante, a portamento eretto e alto 2 metri, adatto anche ai luoghi ombrosi: ha foglie molto lunghe e spinose, verde scuro, più chiare sulla pagina inferiore e racemi eretti giallo chiaro, lunghi 30 centimetri, dall’autunno alla primavera.
Data la loro spinosità, è meglio però evitarla lungo i sentieri e sui terrazzi, dove invece sono più indicate Mahonia eurybracteata ‘Narihira’ e ‘Sweet Winter’: ottenute da vari incroci di mahonie selvatiche cinesi, hanno un aspetto elegante e leggera, grazie alle foglie pennate prive di aculei: la prima, ‘Narihira’, ha portamento piuttosto raccolto, fitto, compatto, eretto ed allargato, arriva 100-120 centimetri di altezza e i 150 di larghezza, ha foglie sottili simili alle fronde della felci e da ottobre a dicembre-gennaio produce spighe apicali, erette, formate da fiori giallo limone, seguiti dalle bacche, blu, pruinose, gradite agli uccelli.
La seconda, ’Sweet Winter’, forma un arbusto compatto, alto e largo 80-150 centimetri, con foglie più larghe alla base, dentate, coriacee, e, da febbraio ad aprile, spighe di piccoli fiori giallo oro, profumati e molto apprezzati dagli impollinatori, seguiti da bacche blu. Le mahonie desiderano terreni ricchi di humus, freschi ma ben drenati, anche leggermente calcareo, al sole o in mezz’ombra, purché leggera e luminosa, ma, se più bagnate, anche al sole.
E infine le sarcococche, parenti strette del bosso: originarie del Sud-Est asiatico, sono arbusti alti da 30 a 200 centimetri, dalle foglie ovali o lanceolate, persistenti, piuttosto coriacee; da ottobre a febbraio-marzo formano alla loro ascella piccoli fiori unisessuali, privi di petali, dall’intenso e dolce profumo: i maschili sono formati da quattro stami bianco-rosati, quelli femminili da due-tre pistilli bianchi. Sarcococca confusa forma un cuscino impatto, alto e largo 80 centimetri, S. ruscifolia arriva a 100 centimetri di altezza e ampiezza, S. hookeriana umilis raggiunge molto lentamente un metro di larghezza e 45 centimetri di altezza, mentre S. hookeriana dygina, dai fiori tardivi rosa, a 150 centimetri di altezza e i 200 di larghezza, in quanto molto pollonante. Robustissime e rustiche, le sarcococche possono essere coltivate in qualsiasi clima, anche vicino al mare, in qualsiasi terreno, purché ben drenato, e riescono a fiorire anche in ombra fitta.