Scrissero di Bard:
È incassato, come un cuneo, tra due monti. Da una parte è quello che sostiene il famoso Forte (...), dall'altra parte è un altro monte ancora più alto (...). È percorso, a mezzo, da una via stretta, con vecchio acciotolato segnato ancora dalle ruote dei carri delle legioni romane. Le case sono tutte antiche e hanno portali, finestre e balconi in pietra lavorata bellissimi...
Il toponimo "Bard", deriverebbe dal celtico "bar" che designa una rocca, un luogo fortificato, e non dal vocabolo francese "bar" indicante il barbo, pesce d'acqua dolce che si ritrova ora sullo stemma comunale, ma sappiamo benissimo che le incertezze di questo tipo danno molto lavoro agli storici ed agli esperti di etimologia.
Un elemento caratteristico di Bard, oltre al fatto di essere sovrastato dall’omonimo maniero, è quello di essere il più piccolo comune della più piccola regione d’Italia, la Valle d’Aosta appunto, sembra un gioco di parole, ma i suoi 110 abitanti vanno fieri di questo primato.
Si trova presso una gola posta vicino all'ingresso della valle dove la Dora Baltea tocca il suo punto più angusto. Nell’area in cui il fiume compie una curva stretta, si innalza una roccia su cui si situa la fortezza ottocentesca. Tra Verrès e Pont-Saint-Martin, il forte domina la punta di roccia che sovrasta il borgo di Bard, passaggio obbligato della via romana consolare delle Gallie.
Ancora oggi permangono ben mantenuti i resti della strada consolare fatta costruire da Augusto per collegare la Pianura Padana con la Gallia, ma le terre che circondano questa posizione vennero abitate sin dal Neolitico, come testimoniano incisioni su pietre molto grandi; infatti, nei pressi del forte si trova un importante geosito archeologico con incisioni rupestri e uno "scivolo delle donne", una pietra della fertilità, ovvero una pietra di origine naturale o megalitica utilizzata in un rito di fertilità preistorico.
Secondo la credenza, legata alla fecondità, scivolare sopra questa pietra liscia, carica di valore simbolico e sacrale, permetterebbe di guarire o prevenire la sterilità. Le coppelle, piccole cavità scavate nella roccia, probabilmente dell’Età del Bronzo, sarebbero invece punti di riferimento di mappe. Il serpente, del 3000-2700 a.C., pare richiamare il simbolo della fecondità maschile.
Per lungo tempo dominio della signoria dei Bard - il cui potere si estendeva lungo tutta la vicina valle di Champorcher - per la sua posizione strategica, al centro di una profonda e ben definita gola, Bard era considerata nell'antichità un sicuro baluardo contro le invasioni.
Bard, oltre allo storico forte, presenta ancor oggi la tipica pianta urbana del borgo medioevale, con apprezzabili edifici risalenti al XV e XVI secolo, fra cui la Casa del Vescovo, Casa Valperga, Casa Ciucca e Casa della Meridiana. Rimane molto elegante il palazzo dei nobili Nicole, ultimi conti di Bard, risalente al Settecento.
Nella piazza centrale si trova il moderno edificio del nuovo municipio e anche la chiesa parrocchiale, intitolata all'assunzione di Maria, la cui storia risale al XII secolo, ma realizzata e terminata come la conosciamo ora, a pianta rettangolare con singola navata, preceduta da una scala in pietra e da un porticato, verso la metà del XIX secolo. Il campanile ha mantenuto forme romaniche con un’imponente torre quadrata sulla quale si aprono finestre monofore e bifore.
Nella fortezza si trova il principale polo museale di Bard, con le esposizioni multimediali del Museo delle Alpi e delle Alpi dei Ragazzi. Come una fenice rinata dalle proprie ceneri, ora rappresenta il centro principale di divulgazione della cultura alpina, un’attrazione molto frequentata della regione sia nel periodo estivo che invernale.
Nel centro storico di Bard passa il percorso della Via Francigena, proveniente da Arnad e Hône, dopo l'attraversamento del ponte sulla Dora Baltea, e diretto successivamente verso Donnas e Pont-Saint-Martin.
Nei periodi delle feste natalizie la carne di manzo la fa da padrone, è usanza infatti prepararla in modi differenti, talvolta lo stesso piatto cambia da una casa all’altra, da una famiglia ad un’altra, solo per le dosi si uno stesso ingrediente.
Un piatto tipico è la Carbonada, che stranamente la regione alpina condivide con la cucina fiamminga, questo perché l’area è sempre stata una zona di transito tra Nord Europa ed Italia e visti i tempi del passato, gli scambi gastronomici erano all’ordine del giorno. Si sostava, si pernottava, si mangiava e si scambiavano quattro chiacchiere, idee e ricette, il tempo non mancava.
Una ricetta particolare è la Carbonada Valdostana che a differenza della cugina fiamminga utilizza il vino al posto della birra, questa ricetta oltre ad essere tipica della Val d’Aosta, è più utilizzata nel periodo invernale, vista la sua consistenza, e soprattutto nel periodo delle feste natalizie, considerata la ricchezza e il gusto dei suoi ingredienti, semplici ma corposi e deliziosi allo stesso tempo.
Carbonada Valdostana
Ingredienti per 4 persone:
800 g di manzo
300 g di cipolla
100 g di pancetta di maiale
50 g di farina
mezzo litro di vino bianco secco
noce moscata, cannella, pepe, sale q.b.
Mettere a cuocere burro, pancetta e cipolla a fettine. Aggiungere la carne tagliata a pezzi larghi circa 1 centimetro e lunghi 5, dopo averla infarinata. Mentre la carne cuoce, condire con sale, pepe, noce moscata e cannella. Aggiungere il vino fino a quando incomincia a bollire. Servire subito accompagnato dalla polenta.