Ricorre in questi giorni il primo anniversario della nomina di Gabriele Antinolfi a direttore della biblioteca cinematografica Luigi Chiarini della Fondazione del Centro Sperimentale di Cinematografia, dopo una lunga carriera all’interno di questo ente dove ha svolto il ruolo di direttore della Scuola Nazionale di Cinema e, direttore della Cineteca Nazionale e direttore della divisione editoria del Centro Sperimentale di Cinematografia.
Fondata nel 1935, la Fondazione è punto di riferimento per il mondo del cinema non solo italiano. La Fondazione opera attraverso la Scuola Nazionale di Cinema, la Cineteca Nazionale, l’editoria, la CSC Production, e la biblioteca.
“Sono diventato direttore della biblioteca in un momento particolare, poche settimane dopo l’esplosione della pandemia che ha sconvolto le nostre vite. Quindi molte attività sono state stravolte ed altre riformulate. Il nostro compito è diffondere la cultura del cinema italiano nel mondo per cui la nostra attenzione, oltre alle mostre virtuali, si sta dirigendo verso la presentazione dei libri in streaming coinvolgendo gli istituti e i centri di cultura italiana all’estero. Ma un’altra importante parte del nostro lavoro è rivolta verso la catalogazione delle opere e la loro digitalizzazione affinché questo enorme patrimonio possa essere fruibile da un ampio pubblico che vada oltre le persone che vengono fisicamente in biblioteca”.
La sala di consultazione della biblioteca ha 12 postazioni ma l’accesso telematico moltiplica esponenzialmente la fruizione delle circa 155.000 unità bibliografiche il cui argomento è il cinema presentato da varie prospettive: storia, critica, linguaggio, tecnica, ma anche fotografia, arte, costume, scenografia, sociologia solo per citarne alcune. Ma ci sono anche circa 2800 riviste e giornali di settore, da America Cinematographer a Variety, una raccolta di ritagli di stampa, oltre 22.000 sceneggiature (molte digitalizzate), nonché spartiti illustrati di canzoni tratte da film, pressbook e volumi di rassegne stampe, brochure, bozzetti e tesi di laurea.
“Il materiale viene catalogato con dei tag specifici che rendono più facile il recupero delle informazioni richieste. Abbiamo uno staff composto da esperti di biblioteconomia che si sta adoperando affinché la catalogazione renda facilmente fruibile il prezioso materiale agli utenti che possono esaminare il materiale grazie al SebinaYou, catalogo online accessibile dal sito della Fondazione”.
La biblioteca si è arricchita non solo grazie ai depositi legali di soggetti, sceneggiature e trattamenti ma anche grazie alle donazioni di fondi librari e documentari da parte di istituzioni come Cinecittà e il Premio Solinas e da parte di privati come Giuseppe De Santis, Roberto Rossellini, Luciano Salce, Massimo Franciosa, Alida Valli, Carlo Lizzani e Franco Cristaldi per nominarne solo alcuni.
“Questi fondi costituiscono una preziosa documentazione tanto che, per esempio, quello di Luciano Salce è stato dichiarato di interesse storico dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Lazio. Composto da materiale diverso grazie alla poliedricità di Salce, il fondo documenta l’esteso periodo che va dal 1935 al 1987 ed è stato donato dal figlio Emanuele Timothy alla Biblioteca nel 2019. Il fondo Roberto Rossellini è anch’esso di estremo valore per l’approfondimento del suo pensiero teorico e la sua corrispondenza costituisce da sola una panoramica della storia del ‘900 con lettere firmate da personaggi come Jean Cocteau, Marlene Dietrich, Frank Capra, Jean Renoir e Vittorio Gassman”.
È sufficiente visitare il sito Internet della biblioteca per perdersi nei molti percorsi che offre e che sono facilmente accessibili. Il portale del cinema muto presenta documenti d’epoca ma anche video che risalgono alla fine del 1800, come i divertenti Burla al marito e Fregoli barbiere, e ritratti fotografici spettacolari. Tra le mostre, ho avuto modo di apprezzare quella degli spartiti musicali, provenienti dal fondo Luciano Michetti Ricci e dal fondo Adriana Berselli. Appena aperta la prima pagina della mostra ho trovato lo spartito di Parlami d’Amore Mariù, dal film Gli Uomini che Mascalzoni, e mi sono tornati in mente i pomeriggi in cui da bambina una mia vecchia zia suonava questa canzone al pianoforte e cantava “Parlami d’amore Mariù, tutta la mia vita sei tu...” Mia zia si chiamava Mariù, non si era mai sposata, ma forse quella canzone aveva qualche altro significato per lei. La mostra di Moda e Costume ha una copiosa documentazione e particolarmente affascinante la raccolta di costumi egizi, greci, romani e di altre nazioni, un libro che contiene le incisioni settecentesche di Giovan Battista Romero. La biblioteca, che ha una sede staccata all’università di Roma Tor Vergata, ha anche un’attività editoriale con la pubblicazione dei Quaderni, volumi tecnici volti a valorizzare e fornire adeguata visibilità a particolari collezioni. Grazie all’App Bibliochiarini, il catalogo è consultabile anche tramite smartphone e tablet.