Questo, in sintesi estrema, è l’inedito viaggio nel quale Riccardo Magnani ha accettato di accompagnarci attraverso il racconto di una serie sconfinata di scoperte, che lo hanno visto protagonista in questi ultimi due anni, esposte secondo una modalità narrativa completamente innovativa, volutamente accessibile ad ogni tipo di lettore affinché tutti possano beneficiarne. Nate da una iniziale quanto fortuita intuizione iniziale, l’autore ha scelto di condividere queste sue sensazionali scoperte scegliendo la pubblicazione di una trilogia letteraria che metterà in enorme discussione la fragilissima impalcatura sulla quale le conoscenze odierne sono addentellate, in ordine a garantire quell’assetto politico ed economico che oggi governa la nostra civiltà, ma che ha visto germogliare il seme del proprio esistere in un periodo culturalmente ricchissimo quanto moralmente degradato: il Rinascimento.

Sinonimo di rinascita, di risveglio culturale, il Rinascimento si mostra invece nei fatti come quel figlio illegittimo capitato all’improvviso in una famiglia borghese, la cui presenza è tanto scomoda quanto la sua conoscenza silenziosa è una cambiale al portatore. Quello che si presenta come un florilegio delle arti, dei costumi e delle scienze, e che darà dunque vita nuova all’uomo, altro non è se non il tentativo sofisticato di riproporre quel velo sulla Conoscenza che senza mezzi termini venne imposto con il Concilio di Nicea nel 325 d.C., quando di fatto venne scelta una Religione di Stato che fosse funzionale alle esigenze dell’Impero Romano da parte di Costantino I. Assecondando la legge naturale che impone una ciclicità alle cose infatti, è proprio in relazione alla caduta di Costantinopoli, nel 1453, e di conseguenza con la definitiva cessazione dell’Impero Bizantino da parte dei Turchi, che il sofisticato meccanismo di velatura della conoscenza viene messo in atto, determinando gli assetti su cui la fragile società moderna si poggia.

Fu grazie a Cosimo de’ Medici e alle ambasce di alcuni esponenti dimenticati della nostra storia, Giovanni Aurispa su tutti, che nel 1438 venne ospitata a Firenze una seduta di Concilio nel tentativo di riunificare la Chiesa d’Oriente e la Chiesa di Occidente; in quella occasione gli esponenti laici più ricchi di tutta Europa convenuti su invito del patriarca mediceo, poterono contare sull’innesto di quelle conoscenze che fino ad allora erano in disposizione del solo mondo ecclesiale, grazie all’attività dei monaci miniatori e dei pochi testi di rientro dalle Crociate in Terra Santa. Dopo il 1450, di fatto in coincidenza con il fallimento del tentativo di riunificazione delle due Chiese per la rinuncia da parte della Chiesa d’Occidente che avrebbe visto sminuito il proprio potere, in un gioco incessante di spartizioni e condivisioni di quella Conoscenza che proprio attraverso gli elementi più rappresentativi dell’Impero Bizantino animarono la vita culturale di inizio XV° secolo, Gemisto Pletone su tutti, si potè alimentare la povertà culturale degli Europei, fino ad allora immersi nell’ignoranza e decimati dalle malattie proprie di quel periodo buio che è il Medioevo.

Storicamente, ad oggi si fa risalire il momento culminante della nascita della nuova dimensione culturale del mondo alla scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo; la realtà dei fatti, così come vengono sottoposti in lettura con la capacità coinvolgente dell’autore di farci rivivere quei momenti come un fatto di cronaca odierno, trasforma il mistero che tanto affascina tutti in un racconto di conoscenze che metteranno il lettore in seria difficoltà nel confronto con le proprie certezze. La conclusione logica sarà assumere che il vero Rinascimento ha la durata di poco più di vent’anni, ovvero dal 1438 al 1459, una data fondamentale in cui convergono una infinità di accadimenti, come allo stesso modo lo è la data del 1492, anno in cui viene fatta risalire la finta scoperta dell’America da parte di un personaggio di pura fantasia: Cristoforo Colombo.

Si dice che il buon storico non possa cambiare il corso della storia, e questo è verissimo, ma come diceva Oscar Wilde “solo conoscendo il nostro passato possiamo interpretare il nostro presente”. A volte è sufficiente rompere il muro del cosiddetto buonsenso, laddove questi è inteso come ciò che è confacente alle convenzioni di una collettività, che si acquisisce il privilegio di un punto d’osservazione delle cose sufficientemente diverso da poterle comprendere nella sua essenza più profonda; diverso è il fatto di riuscire a farle assimilare al resto della collettività, quando le nuove visioni minano l’impalcatura su cui architetture di controllo sociale si fondano e intrecciano le une alle altre. Proprio come avviene nella fiaba di Hans Christian Andersen, possiamo paragonare l’autore di questa trilogia al bimbo che, sgranando gli occhi dinanzi all’imperatore che tronfio passeggia tra la folla acclamante, grida: "ma non ha niente addosso!".

Nella fiaba richiamata, il sovrano continua imperterrito a sfilare come se nulla fosse successo, e di conseguenza si comporta la folla acclamante, affinché nessuno veda compromessi gli equilibri raggiunti; l’intento con cui l’autore ha aderito alla richiesta di pubblicazione di questa trilogia, invece, è porre in evidenza degli elementi affinché la folla acclamante si renda conto della nudità dell’imperatore, e su questa decida di costruire il proprio risveglio che è fatto di conoscenza e non di speranze, di acquisizioni e conquiste e non di imposizioni e accettazioni, affinché il dubbio e la curiosità tornino ad alimentare l’uomo come quando, bambino, approcciava per la prima volta il mondo. Peccato che quel bambino, ad un certo punto, abbia incocciato persone come Sant’Agostino, il quale definendo il concetto di Fede impartiva la formula che suona come la condanna peggiore per lui: “Fede è fiducia nelle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono”, e in virtù di ciò gli sono state inculcate menzogne finalizzate a garantire al proprio propositore un beneficio in termini di potere materiale. Ma come ben esprimeva John Stuart Mill “Vi è la massima differenza tra il presumere che un’opinione è vera perché, pur esistendo ogni possibilità di discuterla, non è stata confutata, e presumerne la verità al fine di non permetterne la confutazione.”

Per questo motivo, le scoperte attraverso le quali verremo accompagnati saranno, nelle intenzioni di condivisione dell’autore, il presupposto affinché un certo modus operandi volto a garantire una gerarchia di controllo sociale drogata, ovvero quello di acquisire un credito sulla menzogna imposta, possa cessare definitivamente, contribuendo a creare quella società futura, migliore di quella odierna, che tutti auspicano ma non fanno nulla per raggiungere. La cosa divertente, che non potrà che coinvolgere il lettore pagina dopo pagina, è che le cose che ci verranno mostrate sono sotto gli occhi di tutti senza filtro alcuno; solo avevamo dimenticato il modo con cui un bimbo le osserva, sacrificando la propria purezza alle ideologie di convenienza. Si innescherà dunque un involontario meccanismo per cui ogni lettore, a sua volta, acquisite le chiavi di lettura e abbandonate le sovrastrutture culturali di riferimento, diverrà a sua volta scopritore; in pratica, come diceva Leonardo da Vinci: “... porto con me null'altro che uno zero... la mia purezza, la mia innocenza e la mia fiducia... perché solo dei quattro elementi e di questo ho bisogno per fare un salto nell'ignoto... E quanto piccolo apparirò in cielo a chi non sà volare...”.

Il lettore verrà condotto, passo dopo passo, nelle motivazioni che hanno reso necessario un viaggio di cui fino ad oggi nessuno studioso era riuscito a ricostruirne l’esistenza, che portò un giovanissimo Leonardo da Vinci, all’età di soli 7 anni, a farsi portatore di quel patrimonio sapienziale che Gemisto Pletone introdusse nella Firenze Medicea del Concilio del 1438. Un viaggio che Leonardo in primis e tutti gli artisti rinascimentali italiani e europei hanno ribadito nelle proprie opere in maniera quasi ossessiva, al fine di lasciarne traccia indelebile a chi, alleato, doveva sapere. Verrà evidenziata in questo modo la nudità dell’imperatore, ovvero di quel sistema politico-economico che oggi ha mantenuto la promiscuità e la degenerazione di quel sistema corrotto che a metà del XV° secolo ne ha determinato l’inseminazione.

Pagina dopo pagina crollerà, a colpi di evidenze in un domino incessabile, tutta l’impalcatura dogmatica sostenuta nel corso dei secoli attraverso le azioni più cruente, che hanno portato alla distruzione di evidenze letterarie, a persone tragicamente bruciate sui roghi in piazza e alla determinazione di una virtualità storica cui ancora oggi qualcuno cerca di dare una motivazione tangibile. L’autore ci condurrà, tra le altre cose, nella visione della prima mappa dell’America dipinta da Piero della Francesca nel 1451, testimonianza di un primo viaggio che, su suggerimento di Gemisto Pletone, doveva preservare il patrimonio sapienziale dall’invasione imminente dei Turchi, passando appunto per quel viaggio fantasma giovanile di Leonardo di Vinci nel Ducato degli Sforza e una dimora valtellinese in cui venne nuovamente seminato l’essenza assoluta di questa conoscenza, ovvero la musica delle sfere celesti, la colonna sonora portante dell’Universo intero, celata anche nell’Ultima Cena e a cui tutte le musiche e i musicisti più importanti si sono rifatti; apprenderemo finalmente che la Gioconda altri non è se non Leonardo da Vinci stesso, ponendo così fine a quella imbarazzante farsa della riesumazione di Lisa di Gherardini per una verifica del DNA in cerca di chissà quali conferme, e avremo modo di vedere che di “gioconde” ne esistono una infinità, fatte da Raffaello, da Perugino, dall’allievo prediletto di Leonardo, Salai, in una rappresentazione al femminile di se stessi, in quella riunificazione, quel matrimonio spirituale che attiene alla nostra condizione prematerica in cui la musica, intesa come compendio di vibrazioni armoniche dai precisi intervalli matematici e forme geometriche, è parte essenziale, così come ci racconta Mozart attraverso quel duetto straordinario che vede Papageno e Papagena ricercarsi e rincorrersi.

Nulla, nell’arte leonardesca, è casuale. Tutto è finalizzato a riconsegnarci quel patrimonio sapienziale che Gemisto Pletone portò in dote a Firenze, e che l’avidità e la sete di potere dell’uomo hanno rischiato seriamente di compromettere, anche andando a esportare oltreoceano delle ideologie di cui nessuno sinceramente sentiva il bisogno. L’allusione è ovviamente alla conquista dei territori del nuovo continente, che si vorrebbe essere stata fatta da Cristoforo Colombo nel 1492, il 12 ottobre per l’esattezza, la stessa data in cui muore Piero della Francesca, colui che dipinge l’America nel 1451. Il legame ideologico, poiché solo questo può essere visto che quando muore Gemisto Pletone nasce ufficialmente Leonardo da Vinci, è simbolicamente rimarcato da quasi tutti gli artisti del Rinascimento, in un ideale incontro narrato tra i due, a partire dal Viaggio dei Magi di Benozzo Gozzoli a Palazzo Medici-Ricciardi, dipinto che narra proprio di quel tentativo esperito da Cosimo de’ Medici di riunificare le due Chiese e porre fine a delle diatribe sterili di carattere religioso.

Questo incontro ideale tra i due personaggi culmina nel dipinto di Raffaello nelle Stanze Vaticane, dove tutti quanti riconoscono Leonardo da Vinci nei panni di Platone, con il dito al cielo a indicare la musica delle sfere celesti narrata nel Timeo, sotto braccio al personaggio, ma che secondo la ricostruzione dell’autore di questa trilogia è proprio Gemisto Pletone, contrapposto a Bessarione. Molti, ingessati in una conoscenza pregressa e a questo punto convenzionale, storceranno il naso di fronte a certe ricostruzioni, salvo poi ricredersi dinanzi alla cospicuità delle argomentazioni offerte in visione e in lettura. L’infinità delle fonti documentali e le immagini di supporti lasceranno il lettore interdetto dinanzi alla semplicità con cui la storia si ricompone aldilà delle ricostruzioni distorte che le censure e le ricostruzioni di parte hanno contribuito a rendere consolidate.

Come anticipato, il 1492 costituisce un’altra data importantissima non solo in derivazione della scoperta dell’America, ma a motivo del fatto che i principali interpreti della storia muoiono (Lorenzo il Magnifico), altri bruciano i propri scritti pur di non lasciarli cadere nelle mani altrui (Marsilio Ficino e Pico della Mirandola). Apprenderemo come Botticelli, nel suo dipinto più famoso, la Nascita di Venere, fa la cronaca di un viaggio in America, nascondendo nel dipinto l’intera mappa del mondo ben 10 anni prima del viaggio di Colombo, e che i nomi delle tre caravelle corrispondono al nome delle tre sorelle di Lorenzo il Magnifico. La maggior parte degli artisti rinascimentali, oltre ad aver frequentato principalmente le stesse scuole, è accomunata da una caratteristica, forse dettata dalla volontà di lasciare qualcosa di più della singola rappresentazione artistica fine a se stessa; per questo motivo, molti dipinti sono delle vere e proprie ricostruzioni mute di ciò che caratterizzò gli avvenimenti più significativi di quegli anni, come appunto il già citato dipinto di Benozzo Gozzoli.

Attraverso il sorprendente percorso in cui verremo condotti dal ricercatore lecchese, apprenderemo tra le altre cose che nel 1459 proprio in questo dipinto venne ritratto, in riferimento al primo viaggio in America cui si rifà il dipinto che ritrae Pandolfo Sigismondo Malatesta al cospetto di Gemisto Pletone, un imperatore peruviano. Questa circostanza crea ulteriore pathos in una ricerca che non manca certo di colpi di scena, perché proprio di recente, e attraverso lo studio delle conoscenze astronomiche trasmesse da Leonardo nei propri dipinti, l’autore di questa trilogia ha identificato il luogo che per una infinità di secoli ha affascinato ognuno di noi, ovvero il leggendario El Dorado, il Paititi in cui si rifugiarono i nativi indios quando i Conquistadores spagnoli invasero non certo amabilmente (seppur andavano a portare la parola caritatevole di Cristo) Cusco.

Proprio con il resoconto di questa sua ulteriore rivelazione e tutto ciò che lo ha condotto a questa ulteriore straordinaria scoperta, si conclude la trilogia letteraria con la quale Riccardo Magnani ha inteso renderci partecipi dei suoi studi e delle sue scoperte sensazionali, in un percorso straordinario per l’unitarietà con cui l’intera vicenda è stata sapientemente ricostruita.Tre libri per raccontare e liberare dai veli in cui sono state ammantate le vicende più misteriose e intricate della storia moderna dell’uomo, fondamentali nel gettare le basi della società contorta e degenerata di oggi. Una narrazione avvolgente e coinvolgente, supportata da una infinità di immagini, che proietteranno il lettore in stanze di conoscenza delle quali non immaginava nemmeno l’esistenza.

C’è chi grida a gran voce le proprie scoperte, non sempre attinenti al vero. Riccardo Magnani ci conduce, quasi sottovoce, attraverso una serie infinita di scoperte senza pari che ci proiettano in un mondo nuovo che porterà l’uomo a conoscersi e riconoscere dentro e fuori di sé, così come sin dall’antichità l’uomo ha inteso tramandarsi prima che le religioni e l’avidità dei singoli imponessero il dogma fuorviante.

“Vi prenderà per pazzo chi, non udendo alcuna musica, vi vedrà danzare”.