Durante le feste natalizie si è tutti un po’ più portati a curare la cucina, cercando di ricordare e possibilmente riprodurre, i sapori sentiti in casa della nonna, i profumi di bolliti di ore, di ravioli tortellini e quadrucci in brodo rigorosamente di cappone; la prelibatezza di cotechini, mostarde e torroni. Come si preparerà la crema per farcire il panettone? E se usassi il pandoro? Che figura farei con i parenti? Come sorprendere gli amici?
In cucina non ci può essere improvvisazione. V’è un’arte culinaria basata, come tutte le arti, su misure e proporzioni, sull’equilibrio e la fusione di diversi elementi.
Questo veniva scritto esattamente 70 anni fa come incipit di un libro divenuto uno dei capisaldi della cucina italiana: il Cucchiaio d’argento. Era il 1950: un’Italia con ancora per molte strade le macerie della guerra, cercava di risollevarsi utilizzando al meglio il piano di aiuti che via via sarebbe arrivato, senza dimenticare che tra le sue strade si erano aggirati militari anglosassoni con i loro slang, il loro cibo in scatola e qualche frase tradizionale.
Proprio gli inglesi, infatti, per descrivere una persona molto fortunata, dicono che è nata con il cucchiaio d’argento in bocca, simbolo di una certa disponibilità economica perché, se si poteva avere una posata, la si aveva di solito proprio d’argento, anche regalo per i nuovi nati. Gianni Mazzocchi, uno dei pionieri dell’editoria italiana del secondo dopoguerra, aveva capito che i tempi stavano rapidamente cambiando e che lo stile di vita non sarebbe stato più lo stesso di prima del conflitto. Affermerà:
Tutto il ritmo della nostra vita è divenuto più serrato, il servizio notevolmente ridotto, non si vuole perdere molto tempo né in cucina, né a tavola.
Quindi era indispensabile produrre un volume che raccogliesse e proponesse ricette facili da realizzare, per casalinghe sempre più alle prese con le novità dei nuovi elettrodomestici, sempre più volte a faticare meno e a volersi sentire più moderne. La famiglia, poi, non sarà più la stessa, divenendo sempre più nucleare, quindi i lunghi tempi tra i fornelli, alternandosi tra mamme, suocere, sorelle e cognate, dovevano per forza cambiare.
Negli anni le edizioni della fortunata pubblicazione sono state undici, sempre con rigorose spiegazioni e indispensabile strumento in cucina, facile regalo per le neospose, i compleanni e per “fare bella figura”.
Insomma, per decenni il volume non è mancato sulle mensole delle cucine delle case degli italiani. Presenti ricette di tutte le regioni d’Italia, sia tradizionali che rivisitate, così come aggiornamenti si avranno con riviste e, ora, i siti web.
Lo scopo principale del libro è quello di insegnare a cucinare bene, usando adeguatamente gli ingredienti e gli abbinamenti, proponendosi quindi non solo come suggerimento per innovare la propria gastronomia domestica, quanto per diventare sapienti massaie e provette cuoche. Indiscusso che il volume si rivolgesse alle donne, ma i migliori cuochi lo hanno, naturalmente, tra le proprie conoscenze.
Interessante come tradizione e modernità si sposino per dimostrare come l’arte di cucinare è sempre in evoluzione, sia quando mangiare è di moda che quando no, per sottolineare anche la poliedrica capacità italiana di innovare mantenendosi fedeli al passato. Dal quale attingiamo estri e manualità sapienti che rendono la nostra cucina unica al mondo. A partire dagli strumenti del mestiere, fino alla scelta dei prodotti da comperare e all’abbinamento cibo-vino. Il libro ha venduto negli anni milioni di copie ed è stato tradotto in ben dodici lingue, compreso il russo e il cinese.