Dopo aver affrontato le connessioni tra metafisica e neuroscienze, ora tocca alla fisica quantistica.

Fisica quantistica: la scienza oltre la materia

La teoria David Bohm sull’“universo olografico”, descrive la natura “olografica” della realtà1, “i concetti quantici”, i quali, “implicano che il mondo agisce più come un’unità indivisibile, in cui anche la natura intrinseca di ciascuna parte (onda o particella) dipende in un certo grado dalla sua relazione con ciò che la circonda”. Di conseguenza si afferma – di nuovo – il concetto di “organicismo”, e che il campo energetico di natura olografica è in grado di “influenzare” e “pilotare” il moto delle particelle nello “spazio-tempo” e quindi di orientare i processi fisici e biologici.

In sostanza per il fisico americano esiste una “forza invisibile” che, come nel Timeo2 platonico, governa le proprietà materiali ed energetiche ed è in grado di agganciarsi sin nelle particelle più piccole (particelle elementari). Infatti, proprio nella filosofia di Platone è necessario andare oltre la superficie della materia, per giungere a conoscere la natura essenziale e autentica della realtà; per cui la vera natura delle cose è ciò che si conosce con il “pensiero” – “pensiero” ovviamente inteso non nel senso “moderno” e “razionalistico”. In ultima analisi, per Bohm, abbiamo un “ordine implicato” che è in grado di dirigere l’“ordine esplicato”, definito da egli stesso un’“illusione”, proprio alla stregua della Maya dei Veda3, gli antichissimi testi sacri indiani.

L’“ordine implicato”, che come lo spirito agisce sulla materia (l’ordine esplicato), assume le sembianze del “mondo delle idee” di Platone, che governa la realtà con meccanismi propri ed armoniosi. L’universo, dunque, è un insieme di “stati di coscienza” che, seppur apparentemente frammentati nella dimensione dell’“ordine esplicato”, si riuniscono in un “soggetto unico”, l’“ordine implicato”, offrendo i “distillati” delle singole esperienze.

Un paradigma che rovescia completamente le conoscenze fisiche classiche precedenti secondo le quali “le parti elementari indipendenti del mondo sono la realtà fondamentale, e i vari sistemi sono solo forme e disposizioni particolari e contingenti di tali parti”. Questo cambia tutto il modo di intendere i rapporti tra “mente”, “energia” e “materia”, e afferma che la sostanza del mondo è essenzialmente “mentale”.

Altri studi in merito sono del filosofo Thomas Nagel sulla centralità in natura dei fenomeni “mentali” e “coscienti”, governati da principî di tipo teleologico e “non meccanicista4”. Anche Nagel elabora un sistema fisico-filosofico di sintesi, una vera e propria terza via che si dirama tra il materialismo e neodarwinismo, da un lato, e il teismo, dall’altro. Per Nagel la visione materialistica e oggettiva del mondo non pone possibilità di spiegazione per i fenomeni coscienti, e il problema mente-corpo non è semplicemente legato al comportamento negli organismi animali viventi, ma riveste tutta la comprensione dell’intero cosmo e della sua storia.

Sul concetto di spazio, sempre per Bohm e alla stregua delle concezioni tradizionali: “Lo spazio non è vuoto. È pieno… ed è il terreno che permette l’esistenza di ogni cosa, inclusi noi stessi. L’universo non è separato da questo mare cosmico di energie, è un’increspatura sulla sua superficie, una specie di area di eccitazione nel mezzo di un oceano incomparabilmente vasto”.

Un’idea dello spazio “qualitativa” come intesa anche dall’esoterista René Guenon, in rottura con quella “quantitativa” cartesiana che includeva le proprietà dei corpi nei corpi stessi. Per Guenon “dire che un corpo non è altro che estensione, se la si intende quantitativamente, significa affermare che la sua superficie e il suo volume, misuranti la porzione d’estensione occupata, sono il corpo in sé stesso, con tutte le sue proprietà, il che è manifestatamente assurdo; oppure per intenderla diversamente, bisogna ammettere che l’estensione in sé stessa abbia qualcosa di qualitativo, ma allora essa non può più servire a base ad una teoria esclusivamente “meccanicista5”.

Questo concetto di “vuoto/pieno”, viene studiato anche dal fisico italiano Emilio Del Giudice nella sua “legge della risonanza”. Per Del Giudice il “vuoto esiste e non è il nulla”, è un oggetto fisico e non spaziale, e proprio grazie all’interazione col “vuoto” che il corpo acquista una sua fluttuabilità intrinseca (oscilla). Da qui Del Giudice definisce che, quindi, due o più corpi (oggetti) possono “oscillare in fase” tra loro, oppure applicare una forza che “rompe” l’oscillazione in fase. Un “moto dal di fuori” (esocausalità), “la forza”, e uno “dal didentro” (endocausalità), la “risonanza6”.

Come vediamo due concetti di moto che ricalcano l’ordine esplicato di Bohm (l’esocausalità), e l’”ordine implicato” sempre di Bohm (l’endocausalità).

Per Del Giudice quando più corpi cominciano ad oscillare in fase si ha un “dominio di coerenza”, e quando più “domini di coerenza” si mettono insieme e diventano coerenti tra loro, si può andare verso una “gerarchia di sistemi complessi” (dalla molecola all’ecosistema).

Il mondo della fase sopraccennato, agisce al di fuori dello spazio-tempo, in una “terza dimensione verticale”, che è sostanzialmente quella dell’energia spirituale kundalini e più in generale delle abilità acquisite tramite le pratiche yogiche, meditative e ascetiche.

Un mondo esterno e un vuoto/pieno, assimilabile al concetto di “vuoto quantomeccanico” del fisico Massimo Corbucci, luogo dal quale si conferisce massa alle particelle e da dove avrebbe origine la materia. Nella teoria del fisico italiano, questo luogo è un punto all’interno del nucleo stesso, e che sta al di là della dicotomizzazione delle particelle individuate per l’atomo più grande (numero atomico 112) – per Corbucci le particelle non si distribuiscono come nella “cesta delle arance”, ma in una precisa dicotomia.

Una concezione ripresa dall’insegnante professionista di Anusara Yoga Andrea Boni, il quale si ricollega all’opera di Marco Teodorani *Marco Todeschini: Spaziodimnamica e Biopsicofisica7, dove si afferma che da Cartesio fino a Platone e Aristotele, la materia veniva intesa come immersa in una sostanza definita spazio “pieno” (Platone) o “etere” (Aristotele), concetto assai simile a quello di “vuoto quantomeccanico”.

Questo centro nel nucleo atomico, dove resterebbero alcune particelle sostanzialmente vuote, avrebbe le caratteristiche di ciò che si trova oltre i confini dell’universo, ed è assimilabile al cosiddetto campo akashico del Vaisheshika e del Sankhya – due delle concezioni metafisico-cosmologiche dell’India post-vedica –, e allo spazio “pieno” o all’“etere”.

L’akasha è quel particolare campo, che, all’interno del gioco duale tra purusha e prakriti (essenza e sostanza), contiene la prakriti allo “stato ancora non manifesto” – ricordiamo che prakriti, la sostanza, è diversa dalla materia come concepita dai moderni.

Per Corbucci, il principio purusha (semplicisticamente tradotto come “coscienza”, “anima”, “spirito”), immutabile ed eterno, si riveste di materia (massa) impattando con prakriti nella forma di akasha, generando il tempo che ha influenza solo sulla massa. Un punto esterno che ricalca per analogia, il principio heisenberghiano di “indeterminazione”, nel quale è l’osservatore a determinare l’azione dell’osservato. O come nella rivisitazione della teoria dello Zero Point Energy effettuata dal chimico italiano Corrado Malanga, ovvero il centro degli assi di Evideon8 – il suo sistema simmetrico di vettori, colori e valori, atto a spiegare in maniera onnicomprensiva l’universo.

Da questo “non luogo” la mente dà vita alle manifestazioni della “virtualità”.

Infine, sempre Del Giudice parla della fisica quantistica che, al contrario di quanto si pensa, attiene alle leggi generali che muovono il mondo “macroscopico” e della sostanziale unità tra “materia” e “psiche”, riprendendo i discorsi di Bohm, dell’“idealismo platonico”, e delle “dottrine orientali”.

Interessanti anche gli esperimenti del fisico Alain Aspect sulle “particelle subatomiche” e sulla natura “non locale” dell’“entanglement quantistico” – il fatto che uno “stato quantico” di un sistema fisico può essere descritto come sovrapposizione di più sistemi, e, data la possibilità che questi sistemi possano essere separati, le conseguenti correlazioni a distanza tra le loro quantità fisiche (anche senza alcun limite).

E ciò si ricollega sempre alla natura olografica dell’universo, ma anche alla “capacità olografica del cervello9” definita dal neurofisiologo Karl H. Pribram, per cui se nell’olografia l’informazione visiva globale è distribuita su tutti i punti della lastra, allo stesso modo accade per la memoria umana dove i ricordi sono immagazzinati in forma diffusa e delocalizzata simile a quella olografica, e non sono risiedenti in insiemi specifici e localizzati di neuroni, come si pensa nella fisica classica.

Una visione frattale della realtà simile alla filosofia di Plotino che capovolge la coppia platonica “tutto-parti” specularmente su sé stessa, ammettendo una simmetria, per cui l’Intelletto, totalità degli intelligibili è, a sua volta incluso nelle forme che contiene e per cui “ogni cosa è tutto10”; un concetto che rimanda anche al rapporto tra l’“uno” e il “molteplice” nell’“ordine cosmico” come ben evidenziava René Guénon. Ricordiamo che l’idea di “non località”, si riallaccia sempre alle antiche sapienze orientali sul carattere illusorio dello “spazio-tempo”.

Note

1 D. Bohm, Universo, mente, materia, Milano, Red Edizioni, 1996.
2 Platone, Timeo, (a cura di G. Reale), Milano, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2003.
3 R. Panikkar, I Veda. Mantramañjarī, Milano, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2001.
4 T. Nagel, Mente e cosmo. Perché la concezione neodarwiniana della natura è quasi certamente falsa, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2015.
5 R. Guénon, Il regno della quantità e i segni dei tempi, Milano, Adelphi, 2009.
6 E. Del Giudice, Fisica quantistica e vuoto Emilio del Giudice Rivista di filosofia neo-scolastica. 102, no. 2, (2010): 253 Università Cattolica del Sacro Cuore.
7 M. Teodorani, Marco Todeschini: Spaziodinamica e Biopsicofisica, Cesena (FC), Macro Edizioni, 2006.
8 C. Malanga, Evideon 3, 2015.
9 K. H., Pribram, Brain and Perception: Holonomy and Structure in Processing, Mahwah - New Jersey (USA), Lawrence Erlbaum Associates, 1991 10 Plotino, curatore G. Reale, Enneadi, Segrate (MI), Mondadori, 2002.