Stiamo attraversando un periodo di cambiamenti e di sconvolgimenti. Non poteva mancare, in questo spazio e tempo di passaggio, anche un triste capitolo, un capitolo buio, di ritorno indietro, verso fasi storiche che sembravano ampiamente superate.
Mi riferisco al fenomeno dell’intolleranza, della mancanza di rispetto per l’altro, per le posizioni diverse dalla propria. Un atteggiamento che chiude invece di aprire, che limita, che frena lo sviluppo, che “rema contro” l’evoluzione libera del pensiero e delle società.
Non credevo che avrei assistito a tristi capitoli bui, di sapore medioevale.
Vedere imbrattare una statua, vedere attaccare un pensiero, assistere ad una critica chiusa ed intransigente, che tutto trascina con sé, che non lascia spazio alla pluralità, che non concepisce che la storia porti con sé la grandiosità e la miseria, e che si possa trarre ispirazione dalla prima e prendere distanza dalla seconda.
Tutto questo è svilente, offende l’intelligenza, offende la storia, offende la cultura.
Ma qui emerge il vero dramma del nostro tempo: la mancanza di cultura.
Ditemi: quanti di coloro che hanno imbrattato la statua di Indro Montanelli hanno letto qualcosa del giornalista? Quanti sono in grado di apprezzarne il taglio sintetico e lo stile incisivo?
Lasciate che risponda con sicurezza: nessuno. Già. Altrimenti non avrebbero compiuto un gesto tanto misero.
La verità è che l’ignoranza, la profonda ignoranza, domina. L’ignoranza si estende, proprio in questi giorni, ad un esame di maturità in versione “light”, con un’unica prova. Con la scusa del Coronavirus si è dato un colpo di spugna alla centralità dell’imparare, alle difficoltà delle prove d’esame, a quegli ostacoli che, di per sé, costituiscono il cardine per poter rafforzare le capacità, per stimolare la resilienza.
Viviamo, quindi, un periodo buio, di passaggio, ma anche di grande, plateale ignoranza. La mancanza di conoscenza dei valori del passato rende superficiale ogni giudizio, banale ogni attacco, talmente banale ed infantile che non si riesce neppure a controbattere, perché manca la forza di reagire, perché ogni replica sembra troppo ovvia per essere pronunciata.
Ecco, mi sento così di fronte all’attacco alla cultura, in nome di un finto e bieco moralismo oscurantista, che vuole mettere al rogo qualunque espressione storica o culturale che si discosti dai rigidi parametri etici moderni. Un finto moralismo che non considera l’evoluzione della storia, i cambiamenti sociali, le differenze sostanziali tra le epoche, che non ha rispetto per la cultura, qualunque sia la sua espressione, anzi che oscura la cultura abbinandola a connotazioni etiche che nulla c’entrano con la purezza della genialità.
Ci tocca tollerare l’intolleranza, vederla per quello che è: un’espressione di ignoranza, di profonda ignoranza, mescolata alla paura della morte che le strategie di comunicazione di massa sul Coronavirus, così alternanti, mai coerenti, mai univoche, sempre angoscianti, hanno trasmesso ai popoli.
Ignoranza, rigidità, paura sono di fatto oggi un mix esplosivo che porta in sé i germi dell’oscurantismo, la reazione più bieca e di basso livello che questo periodo storico è riuscito a produrre.
La strada per sconfiggere questa situazione sta nel mantenere i piedi per terra, non reagire in modo altrettanto intollerante, cercare di mantenere alto, comunque alto, il livello del discorso.
Potremmo chiamare questa strada “tollerare l’intolleranza”, riuscire cioè a tollerare che esista questa manifestazione triste e penosa, guardarla per quello che è, mantenere i nervi saldi e fermi, lo spirito comunque sereno, forte della consolazione di poter attingere alle opere di chi è comparso prima di noi, di chi ha voluto lasciare un segno, un messaggio nella storia.
Ma la soluzione migliore è studiare, imparare, migliorare la scuola, alzare il livello, alzare la preparazione personale e sociale, instillare nelle nuove generazioni la curiosità della scoperta, della conoscenza.
Perché è vero e non è retorica: la conoscenza rende liberi. Liberi di comprendere quello che succede, liberi di rimanere saldi di fronte all’oscurantismo, liberi di vivere con la pace interiore anche se si assiste al carattere belligerante dell’intolleranza.