Se potessimo vedere dinnanzi il nostro destino, il percorso che dobbiamo percorrere, allora avremmo la facoltà di scegliere se tradirlo o no questo destino. E per il solo fatto che esiste questa possibilità nessun destino si potrebbe considerare prestabilito...
Donnie: No, se si viaggia lungo il sentiero di Dio...(Donnie Darko, 1.01.9-22)
L’idea di tempo deve essere indagata attraverso il metodo della fenomenologia di Husserl, che proponeva un paragone con la musica: la nota che ascoltiamo (il presente) non è “la musica”, che è qualcosa di complessivo e diverso, formata com’è dalla sequenza delle note passate che svaniscono una ad una. Non esiste una irreversibilità o unidirezionalità del tempo storico, né c’è un’ipotetica linea che avanza verso l’infinito.
(Roberto Pecchioli, Uscire dal XX secolo. Una nuova idea per il terzo millennio)
Un film che ho subito amato, Donnie Darko. Molto già si è detto, ma penso occorra tornarci in quanto il tema del tempo appare oggi nella sua urgenza quale uno dei temi filosofici ed esistenziali fondamentali. Questo proprio perché oggi la nostra società liquida, aerea, dis-incarnata, volatile sembra aver evaporato il senso del tempo in un continuum indistinto e contraffatto, dove anche il ritmo della vita e della natura appare mass-medializzato e, quindi, ridotto a simulacro, a “rappresentazione di rappresentazioni”.
Un “film enigma”, che si conclude come inizia ma in senso differente. Un film che volutamente provoca i suoi spettatori, assorbendoli in un processo ermeneutico e dialettico, come la vera arte sempre opera, includendoli dentro il film stesso, come il Cristo alla colonna di Bramante o il Cristo risorto di Bramantino fanno, offrendosi a chi guarda come ad un fattore che debba completare la visione mostrata. Appare quindi utile e divertente ri-studiare l’opera nei suoi aspetti strutturali e processuali per cercare di coglierne la paradossale unicità e unitarietà.
Già la sua superficie appare significativa in quanto de-genere, cioè travalicante le distinzioni conformiste fra vari generi narrativi. Il film è un racconto fantascientifico ma anche esistenziale e psicologico. Una fabula patafisica ma pure una visione da “fantasy del presente” e nel contempo anche una ri-narrazione critica di tipo socio-antropologico sulla società postmoderna con i suoi falsi miti di moralismo di massa, di “etica da marketing”. Un film critico-creativo che rifiuta ogni semplificazione propria dei ruoli-standard, sia di tipo trasgressivo che di tipo neo-conservativo, per aprire una narrazione plurale che accoglie la complessità del reale, imponendo nel contempo un proprio stile, una propria cifra stilistica, tra l’ambiguo e l’allusivo.
Il film inizia con un reattore Boing che precipita nella stanzetta di un adolescente, il protagonista. Un giovane affetto da visioni e da sonnambulismo. Vede una figura vestita da coniglio che gli parla di tempo, di scadenze apocalittiche, e di viaggi nel tempo. Quando arriva alla sua casa sventrata dal reattore Donnie vi giunge da fuori, essendosi addormentato di notte lontano da casa, sul ciglio di una strada fra i boschi, vicino alla sua bicicletta. La prima “stranezza” appare nella reazione della sua famiglia, che non sembra molto spaventata né arrabbiata da ciò che è successo e dal fatto che la morte l’abbia sfiorata. Sembra anzi quasi divertita dal fatto che le autorità non sappiano neppure da quale aereo sia caduto il reattore.
La ripresa filmica indugia alla fine di questa sequenza narrativa proprio sul centro del reattore, che viene mostrato stranamente pitturato con una spirale rossa. Un segno alla Stephen King, tra il luna park e il surreale, autore letto dalla madre di Donnie, come si vede di sfuggita pochi minuti prima. Ripercorso l’incipit anomalo del racconto sintetizziamo la sua fine: la madre sta tornando a casa via aereo con la sorellina di Donnie e durante una tempesta (a forma di cono elettromagnetico) sopra la loro città un fulmine (si vede un bagliore di luce dal finestrino dell’aereo) si stacca un reattore identico/simile a quello dell’inizio del film che, scendendo dentro una sorta di “corridoio fluido” (un wormhole), cade addosso ad un Donnie consapevole di cosa stia accadendo e in presa al riso. Appena dopo il dramma della sua morte visto tramite la polizia, la famiglia e i vicini. Stessa scena dell’inizio ma volta in senso drammatico.
Cosa accade durante questi due momenti? Non possiamo ripercorrere tutti i dettagli del film ma certo tre fattori appaiono decisivi:
a) Donnie apprende dalle sue visioni di Frank (il coniglio) che sono possibili i viaggi nel tempo e studia un libro di una vecchia professoressa della sua città;
b) Frank gli indica un termine di 28 giorni, 6 ore e 12 minuti quale termine per la “fine del mondo”;
c) Donnie uccide un ragazzo vestito da coniglio che ha investito, uccidendola, la sua fidanzata (e un “corridoio fluido che esce dal suo corpo, come da tutti nella sua nuova percezione, lo porta, prima, alla pistola del padre).
In pratica le sue “visioni” erano semplicemente percezioni di un tempo anticipato, o, meglio, interazioni dal futuro verso il suo presente. Prima della scena finale vediamo un’immagine del suo calendario che indicava il passaggio di 22 giorni, quindi non era ancora scaduto il termine indicato da Frank dei 28 giorni all’apocalisse. Un’apocalisse temporale che avrebbe portato all’implosione del mondo? Prima di tornare a casa Donnie riporta la sua fidanzata a casa sua con l’automobile e la guarda con trasporto, mentre ricorda le sue parole sulla bellezza di poter cambiare il tempo tenendo solo le cose belle. Un altro fotogramma sembra concordare, quando si mostra Donnie e la sua fidanzata che mettono una lettera nella buca delle lettere di “nonna morte”, cioè della vecchia professoressa esperta di viaggi nel tempo.
Tutti questi elementi sembrano alludere al fatto che Donnie abbia scoperto, prima della scadenza della profezia di Frank, come “viaggiare nel tempo” sfruttando come veicolo l’aereo su cui è sua madre e la sorellina e una tempesta con i fulmini entro cui passa l’aereo. Incrociando con questi fattori il suo “canale energetico” che fluisce dal plesso solare, che tutti hanno ma che sono Donnie riesce a vedere, il nostro giovane eroe “attira” su di sé quel reattore aereo in caduta, proprio mentre si trova nella sua stanza, ricucendo quindi una lacerazione spazio-temporale, visualizzata con il “primo reattore” caduto, e così sacrificandosi impedendo la morte sia della sua fidanzata che di Frank.
Questo spiegherebbe alcune anomalìe narrative del racconto filmico oltre alla prima già narrata all’inizio: l’assenza di rapporti fra la fidanzata di Donnie e la sua famiglia, il non mostrare il ragazzo della sorella grande di Donnie, la collaborazione del suo professore di fisica. Resta una domanda insolubile e inevitabile: come faceva Frank a conoscere i viaggi nel tempo e il modo di “iniziare” Donnie a tale filosofia tanto da impedire così la propria morte? Perché “loro sono in pericolo”, come dice Frank in una delle sue manifestazioni? La malattia di Donnie è solo il sonnambulismo e tramite questo stato riesce a percepire i canali inter-temporali?
Sono domande che vengono sempre dalla medesima domanda, implicita nel reattore caduto dal nulla dell’inizio del film. Come in Kubrik i dettagli luccicano. Questo film appare ricco di dettagli allusivi. Qui ne ho sottolineati alcuni ma deliberatamente non ho voluto evidenziarli tutti, per lasciare altro spazio a successivi interpreti. Quando Donnie esce e poi rientra nel cinema, dove la sua fidanzata dorme come in una fiaba, come in un sogno magico o mitologico, vengono ripresi i due lati dell’insegna luminosa della sala cinematografica. All’entrata della coppia si vede un lato dell’insegna, mentre all’uscita di Donnie si legge la promozione dell’Ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese, dove il culmine del film è dato da una sequenza immaginale di una vita “normale” di Cristo, e di un Cristo che non accetta la Croce. Un caso quindi di decorso narrativo-esistenziale parallelo. Allusione ad una rilettura della storia di Donnie quale sequenza allucinatoria pre-morte, quale visione reale che la morte imminente rende discorsiva e prolungata mentre accade nel reale del racconto in pochi secondi? Ma la vita di Donnie così vista è stata vissuta o solo sognata?