Cibo e vegetali sono usati per descrivere non solo caratteristiche personali ma anche le parti sessuali del corpo umano. In italiano, l’organo sessuale maschile, (esclusi i testicoli) si trova in 744 parole diverse che descrivono non solo l'organo stesso ma anche le caratteristiche. Molte di queste parole sono collegate al cibo e così troviamo castagne, pisello, salame, salsiccia, sgombro, banana, pannocchia, cetriolo fava, biscotto e l’onnipresente babà.
Tutte queste parole, eccetto salame, che indica anche una persona goffa o credulona o, nell’allocuzione “restare come un salame”, signifca restare allibiti, senza parole, basiti, cetriolo, che indica una persona goffa, un citrullo e babà, di cui abbiamo già parlato, si riferiscono all’organo ma non alla persona.
Per quanto riguarda il femminile, probabilmente a causa di una cultura misogina, molte parole sono usate per descrivere l’organo – patata, frittella, lasagna, prugna, fragola, lumaca, vongola – ma gnocca e figa sono innanzi tutto un complimento sessista che indica una donna bella e attraente, di solito con l’aggiunta dell’aggettivo bella, bella gnocca, bella figa. In effetti la parola figa è usata anche al maschile, figo, per descrivere qualcosa/qualcuno bello, “cool”, anche col superlativo fighissimo.
Nell’ambito della sessualità troviamo la parola cavolo che ha un uso diversificato e diffuso. Il collegamento del cavolo, pianta sacra per gli antichi Greci, con la sessualità deriva dalla sua capacità afrodisiaca che Crisippo, medico del quarto secolo a.C., sosteneva derivasse dal fatto che il cavolo era stato creato dal sudore di Zeus.
Per descrivere una persona stupida, invece di usare il volgare testa di cazzo, si usa spesso testa di cavolo, probabilmente perché sia cazzo che cavolo iniziano con le stesse lettere. Fare una cavolata, significa fare una stupidaggine mentre qualcuno o qualcosa fuori posto è come un cavolo a merenda e si ricorre al cavolo anche quando si vuole esortare qualcuno a farsi i fatti o cavoli propri.
Per descrivere gravi e irrisolvibili problemi si usa dire che sono cavoli amari e si ricorre a questo vegetale anche in frasi come Che cavolo fai? Per esprimere meraviglia o sorpresa si usa un altro cibo, Capperi!, anche qui in probabile sostituzione del volgare cazzo.
Ritornando alla descrizione di donne, purtroppo ulteriore espressione misogina, si usa dire che “gallina vecchia fa buon brodo” e che le donne sono come il vino, più invecchiano e meglio diventano, mentre in siciliano dire che una donna è citrigna non significa sia acida come un agrume ma che ha un corpo tonico, tosto come una ciliegia. Identica a una frase che troviamo in inglese, essere come una ciliegina sulla torta è qualcosa di positivo che arriva al momento giusto, diciamo l’opposto di essere come un cavolo a merenda.
Parlando di dolci, per descrivere una persona gentile e dolce si usa zuccherino o pasta di zucchero ed essere zucchero e miele significa andare d’accordo. Dai dolci ai biscotti il passo è breve e questo termine ha diversi significati. Un esempio lo troviamo nell’Attilio Regolo di Scarlatti: nella scena finale, Alfeo dice a Lila: “Tu per i denti miei, cara mia gioia, sei giusto un biscottino di Savoia” a cui lei risponde: “E tu per farmi satolla un gran pasticcio sei di pasta frolla”. Usato in frasi come intingere il biscotto o biscottino significa trarre vantaggio da una situazione ma in un significato volgare fa riferimento al rapporto sessuale. Fare un biscotto, invece, ha significato totalmentte diverso ed è usato nell’ambito sportivo per fare riferimento a una combine, a un risultato combinato di una partita, questo modo di dire trae origine dalle corse dei cavalli quando si dava ai cavalli un biscotto di sostanze proibite per farli andare piu veloci, dall’ippica questo significato è passato alle partite di calcio e allo sport in generale. Il termine biscotto è usato anche con significati diversi come in “ammorbidire il biscotto” nel senso di aiutare qualcuno che si trova in una situazione difficile; una persona che affermi un biscotto è senza crosta, è qualcuno che dice il falso mentre andare in mare senza biscotto significa affrontare una situazione impreparati. Infine il biscotto diventa sinonimo di talento nella frase “Dio dà i biscotti [o il pane] a chi non ha denti” nel senso che si ricevono doni che non si sanno sfruttare.
Parlando di pane, questo elemento centrale della dieta italiana ha numerosi significati. Una persona di buon cuore è buona come il pane mentre se non si è in grado di affrontare una persona o una cosa questa “non è pane per i tuoi denti”. I modi di dire e i proverbi col pane abbondano come, ad esempio, “pane e vino fanno bello il bambino”, “chi ha del pane mai gli manca cane”, “a fame pane, a sete acqua, a sonno panca”. Per indicare cose simili, “se non è zuppa è pan bagnato”, mentre la “minestra riscaldata” indica una relazione amorosa finita che non si dovrebbe ricominciare. “Dare pan per focaccia” significa ripagare con la stessa moneta mentre “pane al pane e vino al vino” significa parlar chiaro. Una persona che approfitta della generosità altrui è definito mangiapane a tradimento mentre il pane, secondo un proverbio, aiuta a portare la propria croce (croce col pan ben si porta). Il pane e il cioccolato sono usati dallo scrittore Stefano Benni in Margherita Dolcevita per dividere gli uomini in categorie. Il mondo si divide in: “quelli che mangiano il cioccolato senza pane; quelli che non riescono a mangiare il cioccolato se non mangiano anche il pane; quelli che non hanno il cioccolato; quelli che non hanno il pane”.
Il pane sotto forma di pasta è usato per descrivere una persona buona, una pasta d’uomo, che significa generoso e di buon cuore, riferendosi probabilmente all’impasto di creta con cui Dio creò Adamo. Essere di pasta grossa significa essere grezzi, mentre per dire che due persone sono diverse, di solito esprimendo anche un giudizio, si dice che una persona è “di tutt’altra pasta”. Combinare un guaio equivale a fare una frittata, camminare sulle uova significa stare attenti e cauti, mentre arrivare al momento giusto e migliorare la situazione è essere come il cacio sui maccheroni mentre chi non vuol vedere la realtà ha il prosciutto sugli occhi. Una persona di poca personalità è sciapo o una mozzarella o una pera cotta; la pera cotta la ritroviamo nel termine peracottaro, venditore di pere cotte, che descrive un professionista pera cotta che offre servizi di bassa qualità.
Essere un polentone, oltre a indicare un settentrionale perché al Nord si coltiva molto mais, indica una persona flemmatica, l’opposto del peperoncino che descrive una persona vivace. Quando non si devono rivelare segreti si dice “acqua in bocca” mentre una persona pignola si dice che cerca il pelo nell’uovo e se qualcuno si atteggia e vuole apparire diverso da com’è gli si dice: “Parla come mangi”.
Desidero terminare con un po’ di storia su cibo e persone. Quando si parla di un ospite si dice che è come il pesce e dopo tre giorni puzza. Questo modo di dire risale al III-II sec. a.C. e a Plauto, il famoso commediografo romano. Ai tempi dei Greci e dei Romani l’ospite era sacro (la parola per ospite e straniero era la stessa) e gli era dovuto grande rispetto del quale questi spesso si approfittava. All’origine il modo di dire includeva anche la specifica che dopo dieci giorni l’ospite diventava un peso anche per i servi ma nel medioevo fu abbreviato e rimase solo la similitudine col pesce e così è arrivato ai nostri giorni.