Il canto cristiano, o canto piano, o canto gregoriano si è sviluppato per circa nove secoli (ma se ne trovano tracce ancora in composizioni del XIX secolo come, ad esempio, nella Sinfonia Fantastica di Hector Berlioz), a partire dai canti delle sinagoghe giudaiche e poi delle più antiche comunità cristiane, fino al IX secolo, quando il repertorio si stabilizzò anche a seguito della regolazione della notazione musicale.
Il gregoriano è un canto corale, monodico e senza accompagnamento strumentale, tipico della liturgia latina romana. Il nome “gregoriano” deriva dal papa benedettino Gregorio I Magno (540-604) che si impegnò ad accrescere il prestigio della Chiesa nei confronti dei Longobardi.
Secondo la leggenda, papa Gregorio aveva creato un Antifonario che raccoglieva e ordinava i canti sacri, in uso nelle varie chiese, che gli sussurrava all’orecchio una colomba (lo Spirito Santo): lui poi li dettava ad un monaco che li trascriveva.
L’Antifonario gregoriano sarebbe stato quindi di derivazione divina. Ma, a parte l'origine soprannaturale dell'Antifonario, è la stessa derivazione da Gregorio che è stata messa in dubbio. Studi recenti ed approfonditi hanno dimostrato l’assoluta falsità di tale attribuzione: non c’è alcun documento degno di fede che dimostri un intervento di papa Gregorio in questo senso.
È molto probabile invece che l'Antifonario sia di origine carolingia (quindi risalente a circa due secoli dopo la morte di Gregorio). Sembra che facesse parte dello sforzo di unificazione del nascente Sacro Romano Impero da parte degli imperatori carolingi. Questi volevano facilitare, nell’ambito di un più generale riordinamento dei vari settori, anche il processo di uniformazione ecclesiastica, promuovendo usi liturgici comuni e quindi un’unica raccolta di canti sacri.
Per superare le resistenze degli ambienti ecclesiastici dei vari territori, chiamati a rinunciare alle proprie tradizioni, si ricorse quindi all’espediente di attribuire questa riforma ad un miracolo che coinvolgeva un Papa di grande fama e prestigio come Gregorio, in modo da garantirne l'accettazione universale e incondizionata.
A seguito dell’unificazione voluta dai carolingi, a eccezione del rito ambrosiano, le altre liturgie occidentali latine furono o eliminate o in parte assorbite in favore di quella romano-carolingia.
Carlo Magno voleva unificare politicamente l’Europa e coinvolgere anche papa Leone III in questo disegno; perciò chiese ed ottenne che la sua elezione nell’800 fosse riconosciuta dal pontefice Leone III.
Ci furono anche scambi di cantori e musici tra la corte papale e quella carolingia, allo scopo di avere una forma di canto che fosse il più possibile uniformata.
Questo tentativo non riuscì completamente, perché si incontrarono diversi ostacoli, sia per il fatto che mancavano partiture scritte (i cantori tenevano i canti a memoria, non essendoci ancora una notazione musicale) sia per le differenze nelle linee melodiche delle diverse scholae cantorum, per quanto riguardava la composizione (più o meno cromatica) e l’esecuzione (più o meno melismatica).
È utile inquadrare il canto gregoriano nella liturgia della chiesa cristiana, al cui servizio esso è nato. I due principali servizi liturgici sono l’Ufficio divino (la "Liturgia delle Ore" recitata quotidianamente dai religiosi) e la Messa.
Nei monasteri, oltre alla messa, cioè la rievocazione dell’ultima cena di Gesù, si sviluppò la pratica della preghiera quotidiana, scandita ora per ora durante tutto l’arco della giornata, notte compresa. I monaci si riunivano a ore fisse in vari momenti della giornata, per pregare insieme.
La giornata liturgica è suddivisa in ore canoniche, per la preghiera in comune. In una giornata ci sono otto Uffici o ore canoniche:
- Il Mattutino (prima dell'alba)
- le Laudi (alba)
- la Prima, (ore 6)
- la Terza, (ore 9)
- la Sesta, (ore 12)
- la Nona (ore 15)
- i Vespri (tramonto)
- la Compieta (dopo i Vespri).
L’Ufficio, nelle varie ore, è costituito da preghiere, salmi, cantici (brani del Nuovo Testamento), antifone, responsori, inni e letture.
Il rito principale della Chiesa cattolica è la Messa. L'atto in cui culmina la Messa è la commemorazione dell'ultima cena.
Alcune parti della Messa sono invariabili, altre cambiano a seconda del periodo dell’anno. La parte variabile è il Proprio della messa (Proprium missae), cioè parti della messa variano a seconda della stagione dell'anno o di una festa o celebrazione particolare.
La parte invariabile è detta Ordinario (Ordinarium missae): si tratta delle parti della messa che sono invariabili durante tutto l’anno. In epoca antica, i canti gregoriani del proprium avevano la preminenza. In seguito, con l'avvento della polifonia, si è avuto uno spostamento a favore dell'ordinarium, per cui ancora oggi comporre una Messa significa mettere in musica solo le parti dell'ordinario, soprattutto il Kyrie e il Gloria, più raramente il Credo, il Sanctus e l'Agnus Dei.
Al giorno d’oggi, nonostante la Chiesa con il Concilio Ecumenico Vaticano II abbia riaffermato l’importanza liturgica del canto gregoriano, non sembra esserci molto interesse per il recupero del canto gregoriano come musica pertinente alle funzioni religiose, mentre si assiste ad una sempre maggiore attenzione ad esso come genere da eseguire in concerto.