Vengono da un millenario nomadismo; le loro antenate hanno girato in tondo.
Hanno attraversato la Storia andandosene sempre sghembe. Si sono imbattute nei lupi mannari e nei roghi come accade oggi agli alberi. I roghi, che le hanno viste protagoniste per quattro secoli, erano una buona ragione per mettersi sulla "retta via", ma neanche per idea, non hanno mai abbandonato la loro strada.
Invece io ogni tanto mi perdo. Oggi è il 13 settembre ed è anche il mio compleanno. La giornata è iniziata splendidamente. Ho fatto una lunga nuotata. Rientrata a casa ho cercato nella borsa del mare il cellulare. Sparito. Non si trovava in nessun luogo. Ho telefonato al Bagno, niente, ho ripercorso il tragitto auto-casa, niente. Un pomeriggio infernale. Mi ero accorta di appartenere un po' troppo al cellulare, ma non sino a questo punto. Vengo dal manoscritto, vengo dalla scrittura visiva, non posso ridurmi così. Al tramonto ritorno al mare per festeggiare insieme alla mia famiglia il compleanno e lì l'ho ritrovato in cabina dentro una pinna. Sparizione e ritrovamento fortemente simbolici. Forse più che perdermi, perdo.
Quando la terra era ancora tenera le Herbarie "hanno lavorato i territori dell'assenza, piantandovi semi di vitalità gratuita. Era il loro modo di intrattenersi nel mondo, di colmare il vuoto delle perdite.
Hanno ricostruito poco a poco mappe d'identità".
Da mare a mare da terra a terra, le guaritrici e tutte le altre disubbidienti, le inaffidabili e le ribelli hanno portato inquietudini sane e hanno segnato vie praticabili. I loro passi si sono opposti a tensioni paranoidi frutto di un arbitrio originario e hanno reso praticabile il luogo della contingenza, del senso, dell'intenzione.
Le loro migrazioni ci hanno indicato che tra uccidere e morire c'è una terza via, vivere, che già di suo è una cosa assai complessa e difficile da realizzare.
Troppo.
Per creature diverse e un po' inferiori - anzi del tutto inferiori - senza anima, con un corpo "porta di tutti mali" e fattrici di esseri mortali, stavano proprio esagerando: troppa intelligenza e troppa visibilità.
Fregate, ma anche fregati. Tutte e tutti fregati. Tutti diversi, tutti unici, eppure tutti connessi condividiamo lo stesso mondo.
Ha inizio così il massacro.
Agli uomini, fin da subito è piaciuto fare la guerra. All'inizio erano in due - Abele e Caino - e quindi è stata cosa da poco. Si è trattato solo di un fratricidio. Quasi nulla rispetto a quello che accadrà. Infatti nel corso della loro storia, tra vittime e eroi, gli uomini si sono poi specializzati, hanno affilato e creato armi sempre più sofisticate per allargare il campo d'azione. Non solo guerre fratricide, genocidi, no, guerra al mondo intero: donne, uomini, piante, animali, tutti gli esseri viventi che appartengono alla terra. E non contenti hanno dato l'assalto alla terra stessa che è poi la casa di tutte e tutti noi. "Le hanno tolto il respiro". E dire che anche la fisica ci aveva avvertiti che ad ogni azione ne corrisponde un'altra d'intensità uguale, ma contraria. In questo caso estremo "ci stiamo togliendo il respiro".
Mentre sto scrivendo i due bambini che abitano nel piano sopra al mio fanno cadere sul pavimento palle di cemento. Sono in attesa che mi precipitino addosso. Anche loro, come i cani che abbaiano, il vicino che tenta di suonare un imprecisato strumento a fiato, il giardiniere che con il suo attrezzo assordante taglia l'erba, mi complicano la vita, ma non penso di eliminarli. Sì, ancora non ho perso il lume della ragione. Eppure nelle guerre si uccidono, si violentano, si torturano persone sconosciute che magari erano anche persone educate e silenziose.
Per sopravvivere pare ci siano rimasti undici anni e per spegnere l'incendio è necessario tornare alle Herbarie che ora chiamiamo Green New Deal, o piano verde.
Da giorni giro a vuoto. Ma è solo apparenza. In realtà scrivo. E lo faccio continuamente. Scrivo distesa, scrivo camminando, quando vado in bicicletta e quando cucino. Scrivo quando parlo - poco e raramente. Quel che faccio, mentre la mia mente produce scrittura, non mi viene tanto bene: brucio il cibo, rischio incidenti, dimentico e perdo chiavi di casa e della bicicletta. Perdo cose e perdo persone e impiego molto tempo nel cercarle. Mi muovo lentamente per poi ritornare nello stesso luogo: cerco. A volte giro in tondo. Il corpo si sposta pigramente come un pachiderma - tranne quando nuoto che divento un pesce - e la mente compone geometrie; raccoglie pensieri, sottrae, moltiplica, divide, costruisce teoremi.
Nel frattempo le mie amiche disubbidienti e inaffidabili continuano l'attraversata e con le loro azioni sembra dicano: "È da millenni che vi guardiamo. Abbiamo visto. E quello che abbiamo visto non ci piace per niente". Sanno che questa crisi planetaria comprende un potere economico, culturale e politico che unisce al consumo illimitato di tutte le risorse a nostra disposizione, lo sfruttamento di individui e natura. E non da ora.
Alla loro maniera combattono le diseguaglianze, incluse quelle razziali e di genere.
Sono tante.
Sono una marea, sono tante ma tante che se per un solo giorno le indiane si unissero alle africane, se le orientali si unissero alle occidentali il mondo intero si fermerebbe per ascoltare il suono dei loro passi.
Partendo da lontano citerò, tra le tante, tre mie compagne di viaggio che pur appartenendo al passato le sento mie contemporanee e per loro e insieme a loro ho arricchito le mie giornate con la scrittura, gli eventi e la pittura. Ritornerò poi a Greta Thunberg e a due amiche ravennati.
Inizio con Giuliana Anicia principessa bizantina e pronipote di Galla Placidia, Nel Vl sec. d.C. abbellì la città di Costantinopoli. Prese la via della civiltà del dono. Quando l'imperatore Giustiniano le chiese di collaborare al finanziamento di una guerra lei rispose che aveva speso gran parte dei suoi beni per restaurare e costruire edifici sacri. Inoltre era impegnatissima nel seguire la realizzazione della prima versione miniata del codice del medico greco Dioscoride. Codice arricchito di 383 immagini di piante medicinali che rappresenta l'ultimo ritrovato della medicina di allora in forma d'arte. Arte e scienza.
Nel 2012, in un tratto della spiaggia libera di Marina Romea le ho dedicato l'evento "Giuliana Anicia è qui?" e il suo codice miniato è stato per lungo tempo fonte d'ispirazione per le mie grandi pagine.
L'incontro con Ildegarda di Bingen, la Sapiente del Medioevo, - filosofa, poeta, teologa, scienziata, musicista, guaritrice con l'uso di piante medicinali - è avvenuta nel 1993 mentre realizzavo insieme all'artista Maurizio Bonora, il libro d'arte Il taccuino di Esculapio.
Le sue parole e la sua vita comprendono e ammoniscono anche il nostro agire, e se ci sarà futuro, lei arriverà anche lì. Per non essere confusa con quelle creature dai sensi potenti che sentono voci, vedono figure del passato - hanno apparizioni, insomma - dirò semplicemente che in un certo punto del tempo e dello spazio ci siamo incontrate, oppure che il nostro incontro è stato inevitabile. Mi sono state sufficienti le letture dei suoi testi per instaurare con lei un rapporto di grande condivisione, a tal punto intenso da provare a volte una sorta di sovrapposizione. Con la semplicità della sua saggezza mi indica la strada. È lei che mi dice "ciò che ora è bile scintillava come cristallo, ciò che ora è melanconia brillava come un’alba… poi lo splendore dell’innocenza si oscurò… e gli occhi divennero ciechi". Così risponde alla mia ben radicata convinzione che si vada a tentoni in reciproche cecità.
Ora siamo all'inizio del XV sec. e vedo Cristina da Pizzano costruire il libro La città delle donne. Nella realizzazione delle miniature, si fa rappresentare dalla sua cara amica Anastasia, la più brava tra miniatrici e miniatori.
Sono con lei quando vede che solo gli uomini sono dotti perché le bambine non possono andare a scuola e sprona le donne a ribellarsi, a non essere prigioniere di ruoli precostituiti. Cammino nelle strade, nei giardini della città delle donne e insieme a loro trovo casa. Lì è la mia residenza. Percorro questo territorio fertile e seguo Cristina quando unisce in un unico percorso il suo pensiero, quello delle donne del passato e dato che ci sono anch'io, pone le basi per quelle del futuro. È la prima scrittrice di professione che vive del suo lavoro, scrive per sé e per i committenti, al di fuori delle mura del convento. La sua scrittura porta i segni di esperienze personali che si dilatano poi nella storia e nella realtà attuale. Le sono accanto in tutta la sua produzione letteraria e ritrovo quello sguardo che vede il contrasto tra un femminile proteso alla protezione della vita e un maschile che predilige lo scontro, la distruzione, la morte. E mi piace pensare che Anastasia sono io. Sono io che dipingo Cristina sempre con lo stesso vestito blu e il copricapo bianco con due punte.
Oggi è il 23 settembre e Greta Thunberg ha fatto il suo intervento all'ONU difronte ai "potenti" della terra. È apparso anche Trump, che non doveva esserci, ma le è passato accanto ignorandola. Gli altri, soprattutto a parole, hanno compreso quello che gli scienziati dicono da un'infinità di tempo e Greta dice dal 28 agosto del 2018. Di lei ho già scritto e credo che in questo momento il suo sia sicuramente il richiamo più potente per la sopravvivenza del nostro pianeta. Nell'ultimo venerdì di sciopero per il riscaldamento globale milioni di giovani in tutto il mondo hanno raccolto la sua sfida con una passione che ispira tutti. È lei che ora guida i passi di quel nomadismo che costruiva e costruisce anche ora "mappe d'identità" per abitare il futuro. Insieme a migliaia di ragazze e di ragazzi lavora i territori resi aridi dal capitalismo moderno. Hanno abbandonato i social per vedersi faccia a faccia e finalmente radunano i loro corpi.
Invece la mia vita ha preso una brutta piega. Questa estate non sono andata in studio per il troppo caldo. Ora mi blocca a casa la pioggia, il vento e il freddo. So che sono scuse, in realtà corro il rischio di essere risucchiata in questa casa, che ormai appartiene - è di proprietà - delle cose e io sento di essere un'intrusa. A volte penso che mi abbiano abbandonata quelle innumerevoli bambine ribelli che condividevano un corpo solo, il mio.
Radunano i loro corpi.
Naturalmente, anche questa volta non va bene. Ci sono i negazionisti come Trump e Bolsonaro e tanti altri: credono che il denaro li tutelerà dal cambiamento climatico. "Inoltre sono imbevuti di una visione del mondo nella quale potere e ricchezza soprattutto maschili, controllano il pianeta e la maggior parte dei suoi abitanti". Quindi a Greta e alle altre disubbidienti, ancora una volta viene lanciata un'enormità di cattiveria. Oggi nel suo intervento all'ONU si è commossa, ha pianto. Quindi Greta non è un UFO inviato da qualche potere occulto per sviare problemi reali, dato che le sue, sono tutte fantasie; invenzioni da strega.
Di nuovo troppa visibilità.
Siccome lo sento ripetere spesso mi disturba parecchio. Donne come Greta Thunberg, come Carola Rackete, come Nadia Murad, che con il loro lavoro e la loro passione stanno facendo del Pianeta un posto migliore dovrebbero realizzare questo immane ribaltamento in solitudine e in silenzio, magari chiuse in casa, oppure le più spericolate, al bar con quattro amiche.
Sì, dall'origine qualcosa è cambiato, le streghe, le mie disobbedienti, non le possono più ardere vive. Qualche volta, però, accade ancora.
Siamo alla fine di settembre e vado ancora al mare. Questa mattina mentre nuotavo - l'acqua è un po' fredda - ho pensato che devo andare assolutamente a parlare con una dirigente scolastica per proporle, almeno in una classe, lo studio della storia delle donne partendo proprio dalle Herbarie. Sarebbe una rivoluzione. Ormai è un'ossessione. Negli anni '80 la insegnavo, ma ora penso alla realizzazione di un libro scritto insieme alle studentesse e agli studenti. Sono convinta che per cambiare il mondo in meglio, di lì, sia necessario partire; da quel millenario nomadismo dove le nostre antenate giravano in tondo...
E, infine, eccomi qui a Ravenna. E il cerchio della mia scrittura senza tempo si conclude.
In questa città dove nulla accade, a volte, per pura necessità, tutto accade. Per questa ragione qualche tempo fa ho incontrato Eleonora Gardini e Catia Gori.
Catia e Eleonora sono un'accoppiata perfetta. Catia è una forza della natura. Unisce a una intelligenza acuta e attenta una determinazione quasi illimitata. Lei crea progetti. E li realizza.
Eleonora, come le Herbarie, ha girato in tondo. Ha girato il mondo e ogni tanto rientra a Ravenna. Se ne va ancora, ma a Ravenna si ferma sempre più a lungo. In una serata balorda dove tutto sembrava andare storto Catia ha preso in mano la situazione e ha iniziato a fare strada. È partito in questo modo il progetto "Darsena in blu". Eleonora nei suoi viaggi e nelle sue residenze ha incontrato artisti, scrittori, registi, persone colte e interessanti come lo è lei. E così quando è ritornata - per più tempo - a Ravenna era già ricca d'esperienza e siccome è una donna molto generosa, l'ha donata alla città.
Quando ci incontriamo, ogni volta, prende corpo il gioco grande delle relazioni e il progetto, per questa via, ha iniziato il suo cammino. Sta facendo ancora strada, ma ha moltiplicato e arricchito i suoi percorsi con le amiche e gli amici di Eleonora, con persone appassionate e bambine e bambini che sapientemente orientati, compiono miracoli. Lo sappiamo, la loro è l'età dell'oro.
Tutte le persone impegnate nel progetto si ostinano ad arare, a portare acqua, a rendere fertili i luoghi dell'abbandono, come facevano le nostre antenate, e lo fanno partendo dai bambini. Tra i molti ricordo qui Gunter Pauli, teorico della Blue Economy "...una economia che non produce sprechi... e non produce inquinamento, né sfruttamento, né impoverimento...". Gunter Pauli ha scritto e scrive favole per bambini, perché dai bambini bisogna ripartire.
E per cambiare il mondo in meglio la Fondazione Raul Gardini formata da Eleonora, dal fratello Ivan e dalla sorella Maria Speranza, con la collaborazione di Catia Gori, dell'associazione del Dis/ORDINE, di tutto il corpo docenti e della dirigente, dott.ssa Nadia Gardini, ha fatto partire da Ravenna, un progetto che dall'Istituto Comprensivo della Darsena e in compagnia delle favole di Gunter Pauli più che camminare sta prendendo il volo. Ne parlerò ampiamente nel mio prossimo racconto.
Un mondiale nomadismo sta attraversando deserti e mari e fiumi e monti.
Lo accompagna il mormorio dei secoli.