Olivia si contorceva, il suo viso si contraeva in un ghigno innaturale, parolacce ed insulti volavano come mosche. Non era in grado di controllare il suo corpo che in preda alle crisi sempre più frequenti esternava il raccapriccio della malattia. Da ragazzina le diagnosticarono la Sindrome di Tourette, e da allora ne fu preda. La Sindrome di Tourette è un complesso disordine neuro-psichiatrico caratterizzato da movimenti spastici al viso, collo e spalle ed è spesso associato a disturbi comportamentali quali aggressione verbale, e problemi di attenzione fino all'autoaggressione. Per lei tutte le terapie tradizionali con neurolettici si erano dimostrate inefficaci, e così gli venne prescritto il THC (tetraidrocannabinolo), il principale principio attivo della Cannabis. Dopo appena due settimane i tic si erano ridotti in maniera significativa.
Tutto questo non accadeva in Italia ma in Germania dove da anni alla Scuola Medica di Hannover si dimostrava con studi clinici che il trattamento con cannabinoidi migliorava la sintomotatologia dei pazienti con la Sindrome di Tourette. Questa capacità terapeutica non solo risultava efficace per questa malattia ma per moltissime altre affezioni: per la nausea e il vomito associato con la chemioterapia anticancro, l’anoressia e la cachessia nell’HIV/AIDS, nella spasticità, nella sclerosi multipla e nelle lesioni traumatiche del midollo spinale. Il più conosciuto fautore dell'uso terapeutico della cannabis e della sua riabilitazione nell'ambito medico dopo decenni di bando è stato il prof. Lester Grinspoon, psichiatra e professore emerito dell' Università di Harvard.
In Italia numerosi studi sono stati condotti dal professor Gian Luigi Gessa docente di Neuropsicofarmacologia e direttore del Dipartimento di Neuroscienze all'Università di Cagliari mentre, in provincia di Rovigo, esiste l'unico centro di sperimentazione agricola autorizzato a coltivare Cannabis per uso medico, diretto dal ricercatore Giampaolo Grassi. Il suo centro rischia di chiudere ma dopo che la Toscana ha dato il via libera con una legge regionale all’utilizzo dei farmaci a base di cannabinoidi per la terapia del dolore e per altre cure, la cosa potrebbe essere rivista. Difatti ad oggi le Ulss della Toscana, attraverso le farmacie ospedaliere, dovranno rendere disponibili i farmaci a base di cannabis medicinale. Questa decisione della Regione Toscana ha portato a una vera rivoluzione, difatti fino a oggi curarsi con questi farmaci richiedeva una procedura di circa 4 mesi, un costo elevatissimo e l'autorizzazione da parte del Ministero della Salute. I farmaci continueranno per ora ad arrivare dall'Olanda ma se si potesse coltivare in Italia la Cannabis, come suggeriva Grassi, si potrebbero abbattere i costi di 2/3.
Ma come siamo arrivati a questa demonizzazione? In natura esistono numerose specie vegetali e animali con caratteristiche tossiche, allucinogene se non addirittura mortali, ma debitamente istruiti su questi fattori di rischio è la discrezione umana che ne porta a fare il giusto uso. Sinceramente per la Cannabis la sua storia sembra stata inquinata più che altro, da grossi coinvolgimenti economici che hanno portato a un suo divieto d'uso non proprio giustificato. Si pensi che la Cannabis è rappresentata da 3 specie: Cannabis sativa (la canapa); Cannabis indica ( la c. indiana); Cannabis ruderalis.
Le differenze psicotrope di questi tre tipi dipendono dal loro contenuto in THC, si dice che possono essere paragonate agli effetti di un vino: la Cannabis sativa si può assimilare a uno più leggero che da un effetto cerebrale di creatività; la Cannabis indica invece si paragona a un vino più forte che induce la meditazione e il rilassamento; la ruderalis infine è quasi priva di THC, ma è utilizzata negli incroci con la sativa poiché è in grado di trasmettere la caratteristica a quest'ultima dell'autorifiorenza.
Fino al 1937, negli Stati Uniti la Cannabis sativa veniva regolarmente coltivata e ampiamente utilizzata come fibra resistente ed economica per tessuti e cordami se non addirittura come costituente preferenziale per la produzione di carta. Il suo uso in questa lavorazione a dispetto di quella derivata dall'utilizzo del legno degli alberi ha notevoli vantaggi, il primo è che avendo la canapa un contenuto bassissimo di lignina (elemento ingiallente col tempo) non necessita di processi di sbiancamento con derivati del petrolio altamente inquinanti, inoltre in tre mesi di coltivazione di canapa si ottiene un volume vegetale lavorabile pari a un terzo della produzione derivata dagli alberi in un anno su di una medesima superficie.
In quegli anni, il magnate dell'automobile Henry Ford costruì un prototipo di automobile in cui parte della carrozzeria era realizzata in fibra di canapa, questo rendeva l'auto molto più leggera rispetto alle altre. Inoltre il motore funzionava a etanolo di canapa, che si otteneva dalla lavorazione dei suoi semi. Negli anni trenta la tecnologia eco-sostenibile della canapa appariva quindi in grado di fornire materie prime a numerosi settori dell'industria.
Tutto ciò portò a grossi conflitti sul piano degli interessi commerciali, in primis interferiva con la produzione della carta di giornale della catena fondata da William Randolph Hearst che era fabbricata a partire dal legno degli alberi (Hearst era proprietario di vastissime piantagioni di alberi da taglio) con processi che richiedevano grandi quantità di solventi chimici a base di petrolio che venivano, forniti da una famosa industria chimica.
Questa ed Hearst si sarebbero quindi coalizzati e conducendo una campagna di stampa durata anni di accusa verso la Cannabis, da allora chiamata con il nome di "marijuana", la quale venne additata come causa di delitti efferati riportati dalla cronaca del tempo (vox populi, vox Dei). Con il “Marijuana Tax Act”, datato 1937, si mise al bando negli USA la Cannabis e poi di riflesso in gran parte del resto del mondo. A seguito delle politiche proibizioniste, anche l’uso terapeutico ha conosciuto decenni di oscurantismo.
Il problema quindi che finora ha impedito il rilancio della canapa ha un nome: droga. Purtroppo, a causa di questa fatale coincidenza non possiamo utilizzare questa enorme risorsa che adesso in termini di sviluppo sostenibile sarebbe in primo piano. Esistono progetti di pannelli conglomerati a base di legno di canapa privi di formaldeide e leggeri, materiali a base di canapa e calce, ecobiocompatibili per una edilizia sicura, carta di canapa per rispettare il nostro polmone verde rappresentato dagli alberi, per la produzione di tessuti leggeri, resistenti e anallergici, e fondamentalmente per dare una dignità di vita a tutti coloro che sono affetti da disturbi neurologici o sindromi di natura nervosa o addirittura per alleviare il dolore nei malati terminali. Quindi, ripensiamola.