Gli animali vivono nella completa consapevolezza del presente.
Don Jose Ruiz, figlio di Don Miguel Ruiz, sciamano e autore del bestseller internazionale I quattro accordi, ha sintetizzato magnificamente l’essenza degli animali, anche noi facciamo parte del mondo animale ma non si può certo dire che abbiamo questa consapevolezza, anzi tutt’altro.
Se osservassimo attentamente il comportamento degli animali potremmo imparare molto da loro, innanzitutto essi ci mostrano com’è l’esistenza quando vi è la connessione diretta tra mente e anima, priva della mente artefatta che invece attanaglia la nostra psiche e che, se dominante, recide la connessione con l’anima.
Gli studi e le ricerche in campo etologico evidenziano che gli animali sono in grado di ragionare, di trovare soluzioni, di provare emozioni.
Ricordo che tempo fa vidi un documentario sulle giraffe (amo i documentari sulla natura e sul mondo animale), ebbene una giraffa aveva perso il suo cucciolo, era riverso a terra, lei allungava il collo verso il figlio come per baciarlo e nessuno poteva interrompere il suo rituale luttuoso. Allontanava infatti altre belve che volevano cibarsene, ad un tratto arrivò nelle vicinanze un grosso felino alle prese con l’inseguimento di un cucciolo di antilope, la giraffa frenò il suo pianto silenzioso e si avventò sul leopardo facendolo fuggire.
Sembrava pensasse ‘Nessun’altro cucciolo morirà oggi’, poi ritornò dal figlio. Una scena che mi ha commosso. O ancora in un altro documentario vidi una scena sbalorditiva: un anziano elefante giaceva morto, si radunarono attorno a lui specie diverse, avvoltoi, leoni, iene, tutti intenti a sbranarlo, interrompendo momentaneamente la loro rivalità, consapevoli che quell’elefante era cibo sufficiente per tutti. Ad un certo punto arrivò lentamente un altro elefante anziano, era venuto per rendere omaggio al suo amico. Tutti si fermarono, si allontanarono dall’elefante morto, permettendo all’amico di salutarlo. Poi ricominciò il banchetto.
Furono facili per me, come penso per voi, le deduzioni; gli animali seguono l’istinto di sopravvivenza ma compiono anche dei rituali, sono capaci di rispetto, di empatia e di solidarietà e di amicizia.
Gli animali sono i nostri maestri.
Nello sciamanesimo afferma che ognuno di noi ha un animale totem, una guida nei viaggi tra le dimensioni, con la loro protezione possiamo comunicare con il mondo spirituale, ottenendo conoscenza, consapevolezza e saggezza.
Il mio animale totem è la tigre e vi racconto il nostro incontro.
Durante una meditazione, la discesa a zero (consiste nel visualizzare una scala che scende, composta da dieci gradini, ognuno può immaginarla come vuole, io la visualizzo di pietra che scende dentro una caverna), disceso l’ultimo gradino vedo arrivare verso di me una tigre, ci riconosciamo, accarezzo il suo morbido mantello, giochiamo felici, ascolto i suoi ruggiti dolci, poi mi accompagna in un cunicolo e usciamo fuori alla luce in un giardino splendente, ricco di molte piante e fiori dai colori accesi e indescrivibili, vedo anche un ruscello, mi rinfresco e disseto con quell’acqua deliziosa. Telepaticamente mi dice un nome “Zoan”, ritorno alla realtà manifesta.
Da quella volta nei miei sogni lucidi o nelle meditazioni è sempre lei che mi guida e mi protegge.
Dopo qualche giorno, ripenso a quel nome, Zoan, ed inizio una ricerca, scopro che Zòan era una città dell’antico Egitto, costruita sette anni dopo Ebron, quindi, già esistente quando Abramo giunse in Canaan. Il nome biblico Zòan corrisponde al nome egiziano dʽnt di un villaggio nella parte nordorientale della regione del Delta, circa 55 km a SO di Porto Said. Meglio conosciuta col nome greco, Tanis, sorgeva sul ramo tanitico del Nilo, poi insabbiato e ridotto a semplice canale. Scopro inoltre che nel Salmo 78:12, 43, nel descrivere gli atti miracolosi di Geova a favore di Israele precedenti l’Esodo, il “campo di Zoan” è usato come sinonimo di “paese d’Egitto”.
Questo ha indotto alcuni studiosi a sostenere che gli incontri di Mosè col faraone fossero avvenuti a Zoan, fu proprio lì che Mosè fece dei miracoli dinanzi al faraone per convincerlo a lasciar andare il popolo israelita fuori dall’Egitto. Approfondendo la ricerca ho fatto altre scoperte che attengono alla mia sfera privata e che non descriverò. Resta il fatto che la comunicazione telepatica con il mio animale guida ha contribuito all’espansione della mia consapevolezza su aspetti spirituali che riguardano la mia anima ed il mio Sé.
Veniamo al simbolismo della tigre, spirito guida degli sciamani e guaritori. La tigre è simbolo di forza, potere personale, nella sua etimologia il termine latino tigris deriva dall’iraniano thigra, tagliente, aguzzo, saetta, ad indicare la capacità di questo totem di tagliare i condizionamenti umani, quei blocchi che impediscono l’autorealizzazione.
Questo magnifico felino incarna la potenza istintuale e la numinosità propria dell’archetipo, incute paura e affascina allo stesso tempo, ma rinunciare all’incontro con la componente ‘animale’ che esso rappresenta può soltanto potenziare la sua pericolosità.
In varie culture la tigre è considerata la protettrice dei defunti, la sua potenza è temuta dagli spiriti del male che rischiano di finire tra le sue fauci. Nella cultura cinese la tigre è la ‘signora delle montagne’, la montagna infatti indica l’elevazione spirituale, è la dimora degli dei, e non stupisce che sia i monasteri taoisti che di altre tradizioni spirituali si trovino sulle sommità delle montagne.
Associata al ciclo lunare, quindi al femminile, la tigre ha la funzione di iniziatrice ai misteri, è lei che accompagna l’iniziato alla morte della personalità e alla rinascita. In Cina si crede che i demoni temano le tigri, credenza diffusa anche nella tradizione dei nativi americani, cultura che amo particolarmente. Inoltre, per i nativi americani la tigre rappresenta la forza, il coraggio per superare gli ostacoli della vita ed anche lo spirito guerriero indispensabile per proteggere il loro popolo in battaglia.
Nella mitologia indù la tigre è un animale sacro, temuto e rispettato. La dea Durga dalle diciotto braccia cavalca la tigre, simbolo dell’energia impetuosa della natura, così come Shakti, l'energia divina femminile personificata. Lo stesso Shiva indossa una pelle di tigre, a rappresentare il suo dominio sul mondo animale. Nell'alchimia cinese, la tigre rappresenta il principio attivo energetico che si contrappone a quello umido e passivo del drago, simbolo arcaico della Dea poi degenerato a simbolo demoniaco, ma questa è un’altra storia.
Nella cultura greca, secondo Plutarco, il dio Dioniso si trasformò in tigre per sedurre la ninfa Alfesibea che cedette alle lusinghe e si accoppiò al dio per continuare la sua fuga e attraversare il fiume Sollax che prese il nome di Tigri. Ancora nella mitologia greca, il carro di Dioniso è trainato da 4 tigri.
È degno di nota che la tigre ha un fortissimo istinto materno, infatti nella mitologia indiana rende gravide le donne senza figli, protegge i bambini dagli incubi e guarisce grazie alla sua capacità taumaturgica. Un racconto rinascimentale narra della tecnica di caccia basata proprio sull’istinto materno della tigre; i cacciatori ponevano per terra degli specchi e la tigre, credendo di scorgere un cucciolo della sua specie, tentando di allattarlo veniva facilmente catturata.
Mai ingannare una tigre.
Nel mito induista dei Nāga, un'antica razza di uomini-serpente, in principio vi erano tre fratelli: l'uomo, la tigre e lo spirito. L’uomo aveva l’intelletto, la tigre la forza e lo spirito il potere divino. Alla morte della madre, i tre fratelli contrattarono su come dividersi il mondo. Lo spirito saggiamente si ritirò dalla diatriba, mentre la tigre e l’uomo stabilirono un patto: chi, correndo, avrebbe raggiunto per primo una canna di bambù avrebbe avuto il dominio sulla terra mentre il perdente si sarebbe accontentato di vivere nella foresta. L'uomo, conscio della velocità della tigre, usò la sua astuzia colpendo il bambù con una freccia, spezzandolo. Ovviamente la tigre arrivò per prima ma vedendo il palo reciso credette di aver perso. Così andò a vivere nella foresta. Ma lo spirito, furibondo con l’uomo per il suo inganno, strappò i suoi occhi e li sostituì con gli occhi di una capra affinché non potesse più vederlo. L’uomo, ovviamente pentito, creò dei rituali per riconciliarsi con i fratelli.
Se mai doveste incontrare una tigre o un altro animale totem, nei sogni o nelle pratiche meditative, prestate attenzione ai suoi messaggi, a ciò che fa, alle emozioni che provate.
Concludo con una poesia del poeta William Blake intitolata The Tyger (La tigre):
Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale fu l'immortale mano o l'occhio
Ch'ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?
In quali abissi o in quali cieli
Accese il fuoco dei tuoi occhi?
Sopra quali ali osa slanciarsi?
E quale mano afferra il fuoco?
Quali spalle, quale arte
Poté torcerti i tendini del cuore?
E quando il tuo cuore ebbe il primo palpito,
Quale tremenda mano? Quale tremendo piede?
Quale mazza e quale catena?
Il tuo cervello fu in quale fornace?
E quale incudine?
Quale morsa robusta osò serrarne i terrori funesti?
Mentre gli astri perdevano le lance tirandole alla terra
e il paradiso riempivano di pianti?
Fu nel sorriso che ebbe osservando compiuto il suo lavoro,
Chi l'Agnello creò, creò anche te?
Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale mano, quale immortale spia
Osò formare la tua agghiacciante simmetria?