Medicina per l’anima, la scritta che si legge sulla porta della biblioteca di Tebe, sembra quasi dare l’idea dell’universo che si apre oltre quel varco.
Mi ha suscitato grande curiosità anche un altro termine Libroterapia, trovato per caso da qualche parte, usato per definire la lettura, così ho indagato e ho scoperto che è una tecnica applicata alla psicologia e che vi sono anche numerosi testi che spiegano come si può essere felici grazie alla lettura.
In effetti, qualcosa si intuisce prima di imbattersi in questa nuova parola, non è vero? Infatti, più di un libro o una frase a volte ha scavato dentro la nostra anima e ci ha reso felici; quale motivo migliore per scoprirne di più? Approfondendo l’argomento, ci si accorge di sapere già che leggere è un’esperienza unica, che ci apre al mondo e che ci fa vivere tante vite, perfino la nostra.
Quello che avevamo vagamente immaginato è che esiste il testo giusto da leggere proprio in quel momento, come se qualcuno lo scegliesse al nostro posto. Una domanda sulla quale spesso la mia attenzione si è soffermata è per quale motivo sottolineiamo le frasi. Sentiamo il bisogno di rileggerle e fissarle nella mente, per poi trascriverle da qualche parte. Forse perché quelle parole ci hanno trasportato verso verità profonde, che si agitavano dentro e che non sapevamo come tirar fuori.
Ho scoperto che alcuni analisti consigliano ai propri pazienti di utilizzare tutti i libri letti per capire qualcosa su se stessi.
Sulla libroterapia, su concetti e sensazioni già conosciuti, vi sono metodi e visioni diverse, e nonostante ciò, ci sono ancora ampi spazi per sviluppare nuove teorie (alcuni articoli risalgono addirittura agli anni Trenta).
Il libroterapeuta è una professione (in Italia non lo è ancora, è solo un metodo); esiste un mondo nel quale si organizzano corsi per gli addetti ai lavori, segno che si tratta di una disciplina già sviluppata e ben tracciata.
Ho sempre guardato alla psicoterapia in un modo del tutto personale, senza giudizi affrettati, ma pur con alcune convinzioni ben precise. Credo che sotto il termine “terapia” e “guarigione” vi sia un sottobosco infinito di azioni e reazioni, di teorie e pratica, d’inganni e verità. A volte l’incontro con una persona può essere un’ottima terapia, perfino con qualcuno che ci fa del male, l’esperienza di una malattia ci trasforma, il miracolo di diventare genitori ci cambia. Credo che sia la vita stessa ad essere terapeutica, insieme a un miliardo di elementi che si intrecciano, fra cui la fibra di cui siamo fatti, la nostra anima, la forza misteriosa che all’improvviso ci invade e, infine, quella sensazione che ci sia sempre qualcuno che ci accompagna in ogni momento. Può avvenire qualcosa a un certo punto, nella vita di ognuno di noi che può avere lo stesso effetto di una cura, tanto più la lettura di un libro. Uno spettacolo, come la musica possono sollevarci lo spirito, una cosa qualunque in un momento qualsiasi può innescare un cambiamento in noi, che non avremmo mai pensato di avere, verso il benessere, verso la crescita e la consapevolezza.
Si può leggere per dimenticare e liberarsi da pensieri troppo pensanti, o al contrario per riflettere su una storia che potrebbe essere anche la nostra. Leggiamo per allargare i nostri orizzonti, per conquistare spazi e vedere oltre quelle pagine cos’altro c’è. Il più delle volte troviamo noi stessi, e se questo ci rende felici vuol dire che un libro è anche uno specchio senza filtri.
I libri ci hanno fatto compagnia, emozionato e divertito; quelle storie ci hanno salvato in più di un’occasione e chissà quante altre volte lo faranno ancora.