La Spintarella è il titolo di un libro con due autori illustri (anche se sconosciuti al grande pubblico italiano): Cass Sunstein e Richard Thaler. Il primo dei due è stato uno dei “consiglieri” principali di Barack Obama, scelto opportunamente, come vedremo fra poco, per manipolare al meglio l’opinione pubblica americana e mondiale. Un vero artista dei trucchi comunicativo-informativi, atti — si dovrebbe dire in termini criminal-giudiziari — a distorcere la verità, a mescolarla con il falso in modo da rendere difficile o impossibile distinguere l’una dall’altro; a creare storie atte a distrarre il pubblico ignaro, in modo tale da riempire il suo “immaginario” di questioni prive di ogni senso, contraddittorie le une alle altre; a sollevare problemi inesistenti o secondari portandoli in primo piano nei grandi media in modo tale da trasformare il cosiddetto “dibattito pubblico” in una melma emotivo-sentimentale-inquieta, impedendo — sempre ai danni del pubblico ignaro — al lettore e spettatore di concentrare la propria attenzione su ciò che conta per costringerla a guardare solo ciò che non conta nulla.
Esempio preclaro di questo tipo di operazioni è rappresentato dal fenomeno del “terrapiattismo”, cioè dalla gran quantità di sostenitori della idea (difficile chiamarla teoria) che la Terra sia piatta. Che ne esistano centinaia di migliaia, di credenti di questo tipo, non vi è dubbio. Che esistano “in natura” è un fatto. Con ogni probabilità milioni di nostri contemporanei non sono in grado di fare, né di concepire, una dimostrazione scientifica di alcunché. Proprio non sanno cosa sia una dimostrazione di un fatto, anche elementare. Probabilmente molti di loro sono giunti alla conclusione (abbastanza corretta) che molto di ciò che viene loro raccontato dai media, e dai poteri, è falso. E, per conto loro, hanno finito per concludere che “tutto” ciò che viene loro raccontato, è falso. Cioè non credono più a niente, nemmeno alle cose che persone di cultura media considerano evidenti.
Tuttavia, l’abnorme espansione del fenomeno, ormai divenuta virale in molti paesi occidentali, fa pensare che qualcuno, tra coloro che manovrano gli algoritmi del web, abbia pensato di sfruttare la situazione. Immettere, moltiplicare nello spazio del web, una teoria così strampalata, può essere utile a creare un contesto che permetta di mescolare insieme “tutte” le teorie che contestano la narrazione dominante.
In tal modo tutte le teorie, cioè le ipotesi, che mettono in discussione la narrazione dominante saranno soggette allo stesso tipo di incredulità. Ed è quello che esattamente avviene secondo un meccanismo quasi automatico: le fonti del mainstream metteranno le ricerche sul riscaldamento climatico, o sull’esaurimento delle risorse e i limiti della crescita, o sulla ricerca della verità a proposito dell’attentato terroristico dell’11 settembre, sullo stesso piano della teoria della terra piatta. Il discredito di quest’ultima si riverbererà su tutte le altre in egual misura. Un secondo vantaggio, per chi si propone di squalificare ogni narrazione alternativa a quella ufficiale, sarà che mediante una sola teoria — strampalata e politicamente priva di significato — si potranno degradare a favola narrazioni alternative con significato politico molto forte. E saranno proprio i sostenitori della teoria strampalata ad affrettarsi a paragonare la propria teoria come equivalente a una qualsiasi di quelle niente affatto strampalate.
Quello che qui si è sommariamente descritto si riassume nel concetto di “infiltrazione cognitiva” che include anche (come lascia capire il termine) la penetrazione, in forma camuffata, di idee sballate o incongruenti all’interno di un gruppo sociale, di una organizzazione avversaria, o presunta tale, di un nemico o addirittura di uno Stato intero, popolo e governanti inclusi. Con opportune successioni di atti, con la diffusione capillare di comportamenti, paure, miti, credenze, situazioni perturbanti, sarà possibile incrinare la compattezza di intere comunità.
Si ricordi come, ad esempio, i servizi segreti statunitensi hanno creato il movimento di Euromaidan che ha condotto al colpo di stato del gennaio-febbraio 2014 in Ucraina. In quel caso elemento dominante fu l’odio anti-russo che pervase larghe masse giovanili dopo un lungo periodo, durato quasi una generazione, di preparazione/incubazione, mediante massicce dosi di propaganda radio-televisiva. In questo caso l’infiltrazione cognitiva è parte integrante della guerra ibrida E, dal punto di vista della legge internazionale, costituisce un vero e proprio atto di aggressione perpetrato con metodi segreti.
Diciamo che Cass Sunstein potrebbe essere insignito, a buon diritto (e forse lo sarà) del titolo di inventore emerito delle fake news. E, in subordine, di perfezionatore delle “rivoluzioni colorate”, il cui inventore ancora più esimio è Gene Sharp. E si potrebbe continuare a lungo sull’attività professionale di Cass Sunstein in qualità di sovvertitore. Ma anche parlare della dirittura morale del presidente americano che lo assoldò e pagò profumatamente per menare per il naso in primo luogo i suoi elettori, e poi tutti noi.
Richard Thaler, il secondo autore del libro in questione (che nello slang americano titola Nudge) è niente meno che il vincitore del Premio Nobel per l’Economia del 2017. Entrambi gli autori vogliono spiegare ai leader politici come ottenere che “la gente faccia la cosa giusta”.
Lasciamo stare, per un istante, cosa si intenda per “cosa giusta”. La vera domanda è: “Giusta per chi?” E la risposta è ovvia, “per loro”, per i leader, per facilitare la loro ascesa al potere. La risposta dei due autori è simile all’uovo di Colombo, “rendila facile da fare”. Geniale nella sua semplicità. Questi premi Nobel sono pragmatici e immediatamente utilizzabili.
Il problema è bene impostato e si capisce che sarà usato largamente dai pubblicitari di tutto il mondo (che, per altro, hanno scoperto che funziona da quasi cento anni). Il suo padre si chiamò Edward Louis Bernays, era il nipote di Sigmund Freud e scrisse un libro intitolato Propaganda che è il primo manuale di manipolazione dell’era moderna. Così Nudge, ovvero “spintarella”, non è altro che una versione aggiornata di una propaganda soft, quasi inavvertita e, per questo particolarmente efficace. In realtà occorre non sottovalutare gli autori di questa semplice idea. Infatti, essa ha una serie di implicazioni che sono tutt’altro che banali e semplici.
Infatti, la prima domanda, sopra formulata, apre la strada a una seconda domanda assai più raffinata e, come si vede subito, molto più difficile. Come fai a convincere la gente a “fare la cosa sbagliata?”. Qui l’ispiratore delle soluzioni s’intuisce — dato il curriculum — sia stato Cass Sunstein. Sono due. La prima si può sintetizzare così: “Rendi facile fare la cosa sbagliata”. La seconda soluzione è davvero strepitosa: “Rendi difficile fare la cosa giusta”. Come si faccia viene indicato con l’intraducibile parola sludge. Che sta per l’uso di un linguaggio deliberatamente confuso, ovvero dell’invito a chi ascolta di non fare una data azione perché molto difficile, oppure ancora fare in modo che non capisca esattamente ciò che deve fare e teme che farà una brutta figura attuandola.
Un ottimo esempio di sludge è quello di mettere in atto procedure di registrazione molto complicate in modo da scoraggiare che volesse affrontarle. Milioni non sapranno che fare e come fare, e non voteranno. Stiamo parlando del sistema elettorale vigente negli Stati Uniti d’America. Ma le stesse, identiche operazioni di depistaggio sono da tempo in funzione per favorire l’astensione in molti paesi europei, tra cui l’Italia. La legge elettorale vigente in Italia, il cosiddetto Rosatellum, è un vero e proprio labirinto.
Un altro sistema può essere quello di far filtrare, attraverso i media, notizie false di eventi mai accaduti, tipo un morto che poi non risulta. O costringere una persona, o un gruppo sociale a rispondere a accuse strane, non chiaramente formulate. Molto kafkiano, ma frequente. Esempio: accusare genericamente gli anziani di esistere, in quanto con la loro esistenza fanno peggiorare il bilancio dello Stato, o se sono ancora in condizioni di lavorare, sottraggono posti di lavoro ai giovani. Oppure colpevolizzarli in massa perché con i loro consumi hanno inquinato il pianeta. Oppure ancora comunicare loro che, oltre una certa età non avranno più diritto a essere curati (per inciso si tratta di cose che stanno già accadendo). Come rispondere a queste accuse? Oppure ingrandire e dilatare un fatto, magari irrilevante, scatenando un dibattito travolgente attraverso l’ingaggio di importanti nomi della politica, o dello spettacolo, o dello sport.
Il risultato è un diluvio artificiale di dibattiti e di scontri, che riempiono letteralmente tutti i media per settimane e mesi. Si chiama “distrazione di massa attiva”. In americano né il verbo nudge, né il verbo sludge sembrano adatti a descrivere l’operazione (che è sotto i nostri occhi nel momento in cui ne scrivo, sotto la forma della improvvisa slavina di confessioni e di accuse sulle violenze degli “uomini bianchi” contro le donne, purché famose). Viene suggerito, per operazioni come queste il verbo grudge.
C’è un terzo sistema, che in gergo ha già conquistato il nickname di “esercito dei 50 centesimi”, alias “esercito degli spiccioli”, alias “armata del nulla”, consistente nel riempire i social network di discussioni prive di senso alcuno, o cambiando argomento ad ogni post, o facendo gossip inventato, o insultando gratuitamente una persona, o parlando di sport, o del trattamento migliore del gatto di casa. Questo trucco, come gli altri qui elencati, viene usato soprattutto nei momenti politicamente e socialmente più tesi. In tal modo si neutralizza una parte più o meno grande di potenziali protestatari.
Il primo ad aver letto e applicato Nudge deve essere stato Zuckerberg, il padrone di Facebook, che ha annunciato la sua operazione (in corso), di “spintarella” dei due miliardi di utilizzatori del suo social network verso argomenti “interpersonali”, riducendo al contempo lo spazio dedicato alle news. Meno tentazioni politiche, più evasione. Come farà lo sa lui (e lo sanno anche la Cia, la Nsa e Sunstein) e sarebbe inquietante se lo sapessimo anche noi. Ann Tutto questo ci dice, tuttavia, qualche cosa: ci mostra, per esempio, a quale livello siano giunte le tecniche raffinatissime per farci fare, a tutti noi, la “cosa giusta”, la “cosa sbagliata”, e per impedirci di fare la cosa che avremmo voluto fare (che, avendo a disposizione i metadata, loro sanno in anticipo). Sono gli stessi che controllano quasi tutto il web mondiale, dopo averlo inventato. Hanno in mano la Rete, i suoi server, i suoi interruttori e transistor. Monitorano tutto ciò che facciamo e conoscono anche quali pulsanti dei nostri cervelli devono toccare per provocare le risposte a loro convenienti. Le nostre menti sono piene delle loro idee, dei loro nudge, grudge, sludge.
C’è qualcuno che può credere al Russiagate e alla sovversione putiniana delle nostre coscienze, quando la quota dell’immagine della Russia presente nei nostri cervelli — quella non inquinata dalla possente narrazione occidentale — è a livelli omeopatici, cioè uguale a zero?