Denise mi ha dato il numero venerdì sera. È da perdenti aspettare tre giorni per farmi sentire. Ho la certezza che in tre giorni potrebbe cambiare quattro fidanzati, vivere sei relazioni importanti.
Sabato sera le scrivo. La prima sera utile sarà giovedì.
È prevista allerta neve. A Ventimiglia ha nevicato due volte negli ultimi quarant’anni. Se potessi chiedere a mio nonno le volte sarebbero tre in novantacinque.
Fra una partita di belote che comincia e finisce senza atout, versi sparsi e piatte giornate lavorative quell’attimo arriva.
Entra in casa mia con due vaschette del Fujiyama, sushi misto da dodici pezzi. Ho preparato una playlist cucita addosso alla serata, il random gira in loop da almeno due ore. Sta suonando Girls Just Want to Have Fun. La musicomantica consiste nel visualizzare un numero, premere skip per quel numero di volte, collegare l’ascolto proposto alla situazione da indagare. La lettura ha valenza ancora maggiore se il numero consiste nell’ingresso di una bella donna.
Mentre Cindy Lauper mi sta ancora suggerendo di cancellare subito tutte le ballad dalla playlist, Denise mi ha già infilato la lingua in bocca.
Non me ne accorgo ma col braccio sgombro il ripiano della cucina spargendo suppellettili ovunque e dopo averla sollevata ce la sbatto sopra.
Le quattro mani frugano i due corpi come fossero otto e sedici persone si danno da fare nell’orgia più oscena e lubrica dalla caduta dell’Impero Romano d’Oriente.
È sempre seduta sul ripiano della cucina con le gambe avvinghiate al mio corpo quando le sfilo in un solo movimento tutto ciò che indossa dalla vita in su.
Le lingue s’avvinghiano come cani rabbiosi, la bocca succhia tutto ciò che può. Smaniano le mie mani in direzione dei suoi bottoni e sbottonare si trasforma in disciplina olimpica, competo per l’oro.
In un attimo siamo avvolti nel turbine dei suoi gemiti e sospiri, musica atavica che perfora tappi di cera pudore e decenza.
Mi chino, inspiro profondamente e affondo il volto nel suo inguine profumato. Contestualmente, nel regno incantato in cui siamo sospesi, i nostri sessi assurgono al potere. S’altera il timbro della sua voce, diaframmatico spinge toni in re, potenti e solenni come un’orchestra di timpani. Sono in estasi mentre vellico il clitoride con la lingua ormai fuori di senno. Le mani sagge di lei richiamano all’ordine la mia testa rasata e la spingono forte fra le sue gambe, mi affonda unghie selvatiche sulle spalle ben tornite e geme. Quindi si aggrappa al mio corpo con un balzo, mi costringe a sé con cosce perfette e muscolose. Portami a letto. Senza che le labbra trovino separazione spediamo gli ultimi indumenti da qualche parte sul pavimento e sul mobilio. Ora la sostengo e la trasporto verso la camera dove fioche luci accolgono l’ingente carico di lussuria.
Non ho il tempo di darmi conto della definitiva resurrezione e assunzione in cielo della mia libido, che lei prende a leccare e mordicchiare i capezzoli mentre scaltra mi tocca il bastone. Ho perdite abbondanti mentre la bocca percorre il metro scarso che separa i pettorali dal pene. Per un istante infinito assaggia timida la mia rugiada, poi l’eterno si dispiega ai sensi sotto forma del calore del suo cavo orale, in cui spingo forte senza potermi trattenere. Non è una vera scelta quella di infiltrare le dita fra le sue ciocche rosse e tirare progressivamente, da appena a decisamente forte, i capelli lunghi e profumati. Dolce sensualità trasfigurata mi sta dando piacere intenso e impalpabile a un tempo.
Indulgo con tocco leggero e poi deciso sulle sue areole, titillo i capezzoli ma non posso più tergiversare, la volontà oramai annientata. La strattono come una bambola per posizionarla e da dietro affondo il cazzo nella sua carne bagnata e incandescente. Mentre la scopo siamo in delirio e parliamo d’amore. Sul nostro pianeta siamo consci che si tratti della prima volta ma fottiamo via conformismo e paura. Scura la notte ricama la quiete sui tetti. L’ultima cosa che ricordo, prima d’esplodere, sono le sue labbra tremanti che biascicano un turgido si, potrei innamorarmi di te.
Ora sta suonando Take A Walk on The Wild Side. Quando usciamo di casa per andare da lei la terra è coperta di neve. Riflettiamo sulla purezza mentre appallottoliamo proiettili d’acqua candida. Le nostre mire corrispondono, entriamo nella doccia calda zuppi e in preda ai brividi.