La Storia Postale è un concetto astratto se la si guarda da più punti di vista. Il punto, però, è che è d’obbligo considerarla da diverse angolazioni. Se qualcuno non fosse stato attirato da tutti i segni presenti su una lettera, dai timbri e da quelle scritte che spesso suonavano come minacce, forse oggi non staremo parlando di Storia Postale (a dire il vero non ne abbiamo parlato ancora!).
Andiamo per ordine, se ne esiste uno: lettera, francobolli, storia postale.
La lettera ha una storia lunga (anzi è la storia), basti pensare ai Babilonesi e ai Sumeri, agli Assiri e alle tante civiltà antiche, alle loro tavolette con segni cuneiformi, ossia l’attuale scrittura. Quelle tavolette furono le prime lettere (gli Egizi scrivevano lettere ai morti e le depositavano all’interno delle tombe); vi è stata sempre la necessità di comunicare e questo bisogno è cresciuto, ha subito un’evoluzione con il tempo, passando attraverso tanti processi che nemmeno immaginiamo.
La lettera è il mezzo di comunicazione più affascinante e più completo, e possiede mille sfaccettature. Il suo lato romantico non è il solo; infatti, questo pezzo di carta è entrato nella letteratura. Se vogliamo pensare ai romanzi epistolari, la lettera veniva disinfettata passandola attraverso il fuoco quando c’era la peste (allora si pensava che fosse un modo per distruggere i batteri), la lettera o meglio pacchetti di missive legate sono state lanciate dalle mongolfiere su Parigi nei giorni in cui la città era assediata e nessuno riusciva a entrarvi; tanto è vero che chi tentava di risalire la Senna veniva spesso ucciso. Durante i giorni della peste le città erano sbarrate a merci e persone, ma si riteneva che le lettere non potessero fermarsi, per cui si organizzavano i “lazzaretti delle lettere” per la disinfezione dei documenti sospetti.
L’epistola ha attraversato la censura; infatti, da un apposito ufficio del Ministero, nel quale numerosi impiegati ispezionavano le lettere, queste ultime erano censurate, eliminando qualche frase o scritta, alcune non arrivarono mai al destinatario. Bisognava che nelle lettere ci fosse scritto che la guerra era bella, che le condizioni erano ottime, c’era cibo in abbondanza e si viveva bene, senza alcuna critica al regime fascista. Il segreto epistolare? Ebbene, non esisteva affatto, arriverà solo con il tempo, attraverso un altro lungo percorso.
Il francobollo? Nemmeno questo esisteva fino al 1841, quando Rowland Hill lo introdusse nella sua “Postal Reform”. Come avveniva la consegna della posta nel periodo prefilatelico? Arrangiandosi, con mezzi e messi di fortuna; lo scarselliere (attuale postino) indossava una borsa con la tracolla, oggi chiamata comunemente da postino e camminava lungo tutto il continente europeo a piedi. Il cavallo arrivò anni dopo, come anche le Valentine, lettere chiuse con nastrini e ceralacca, ornate di cuori e frasi, confezionate come un dono fra innamorati. L’intensificarsi del commercio spinse i mercanti a organizzare un servizio postale che incontrava grosse difficoltà per colpa delle strade spesso impervie, per la mancanza di collegamenti praticabili fra una città e l’altra.
Quante difficoltà ha attraversato la nostra cara (superata?) lettera; vi fu un tempo nel quale era considerata uno status symbol, di grande prestigio. Perfino i pittori iniziarono a ritrarre nei loro quadri, mercanti con fogli e lettere in mano o seduti alla scrivania con la penna. Una continua ricerca storica ha studiato, ma non ha ancora scoperto tutti i modi e i metodi con i quali venivano chiuse le lettere; esse venivano sigillate con nastrini e ceralacca, con adesivi o con cordoncini legati e piegate su se stesse.
Anche la busta, ovvero l’involucro arriverà attraversando il suo obbligato percorso. “Cito Citissimo” era una delle frasi scritte sulla lettera per invogliare lo scarselliere a consegnarla “Presto Prestissimo”, come anche disegni e segni di varia natura, come la forca, come per dire: “Meglio consegnare la lettera, altrimenti la forca”. Troviamo altre scritte interessanti: “per la scarsella”, “per corriere”, “non pagate nulla”, “con premura”.
Il contenuto della lettera era qualcosa da difendere ad ogni costo. La lettera ha rappresentato una cultura, si è trasformata, ha viaggiato nello spazio e nel tempo e ha trovato sempre nuovi compagni di viaggio, come il francobollo, il quale anch’esso ha cercato di raccontare la sua epoca, lati sociali, stili di vita, mode attraverso scritte e vignette appositamente studiate. La lettera arrivava a corte e conteneva notizie ed era l’unica vera fonte di informazioni. Possiamo considerarla tranquillamente il precursore del giornalismo: la lettera è stata il primo giornale della storia, tanto è vero che molti quotidiani hanno chiari richiami alla posta: Daily Express, Daily Mail, Espresso, Corriere della Sera, Il Messaggero, bollettino, il foglio, come a ristabilire un fortissimo legame con la madre del giornalismo.
Lettere, francobolli e Storia postale. Non esiste una vera e propria definizione, anche se vi sono stati tanti tentativi di spiegare, cosa si intenda per Storia postale. Proviamoci!
Ecco qualche idea: storia della posta o storia dei documenti postali, storia di ogni documento passato per la posta, con evidenti segni di un passaggio postale. Passione per la storia, Ricerca per analizzare tecniche della comunicazione organizzata. Studio dell’evoluzione del servizio postale, metodo per raccontare la storia del genere umano. Una cosa è certa: mai nessun documento racconta così tante cose.
Attraverso la corrispondenza, spesso si è tentato di ricostruire la vita e le opere di importanti autori. L’epistolografia studia, ad esempio, il contenuto delle missive, raccontando intere vite, attraverso lettere di auguri, di condoglianze, d’amore, veri intrecci di sentimenti e poetica.
Su Wikipedia troviamo un’interessante definizione: “La storia postale è lo studio comparato dell’organizzazione dei servizi postali, pubblici e privati, dall’antichità ad oggi. Motivo del collezionismo di storia postale è un oggetto inoltrato attraverso un servizio postale. La classificazione di tale oggetto avviene tramite lo studio dell’affrancatura, degli annulli, bolli, targhette del percorso effettuato”. In effetti analizzando un documento postale, quest’ultimo restituisce tantissime informazioni sul periodo, sull’ufficio postale da dove la missiva è partita, la destinazione, il mezzo di trasporto, a chi era indirizzata, cosa conteneva e potrei ancora continuare, ma mi fermo.
A me piace pensare che la storia non sia solo quella scritta sui libri, o almeno non una sola, ma sia anche quella che racconta una lettera con i suoi viaggi, quella che scrive il soldato al fronte o il figlio lontano, quella che riceve sua madre; è tutto lì, in quel pezzettino di carta. Ed il bello è che possiamo esserci tutti, nei piccoli gesti e nelle frasi brevi: “Come stai? Ti voglio bene”, parole che spesso celano storie straordinariamente meravigliose.
Le lettere raccontano la quotidianità della vita, l’essere contemporanei, ovvero il semplice fatto di stare qui in questo momento, con i tormenti e le paure, i timori e i fatti più semplici.
La lettera ha descritto sempre un’altra storia, quella di chi non è destinato a riempire un libro di storia e non sarà mai in un articolo di giornale, la storia di chi non si chiama Garibaldi o Napoleone Bonaparte; in fondo loro sono stati esseri umani come noi e spesso la gente comune riesce a compiere imprese ben più grandi, senza che gli altri lo sappiano mai.
D’altra parte, lei (la lettera) è la protagonista che rompe tutti gli schemi e i luoghi comuni, tanto è vero che tutto ciò che possiamo aver pensato che la storia postale sia, probabilmente non lo è, e la cosa più straordinaria è che noi tutti siamo un po’ Napoleone Bonaparte.