Probabilmente la maggior parte di noi si augura prima o poi di sentirsi dire una frase del genere; a mio parere, però, oltre all’innegabile significato romantico che questa può assumere, si nasconde una grossa insidia… perché davvero a volte può succedere che una persona “ci prenda” talmente tanto, che pur di non perderla, saremmo disposti a fare cose che normalmente neanche ci verrebbero in mente.
Non mi sto riferendo a comportamenti ingiusti come controllare morbosamente, oppure tentare di manipolare il partner; ma di decidere di cambiare o soffocare tratti importanti di se stessi per assecondare le richieste, espresse direttamente o meno, dall’altro.
Partiamo dal presupposto che non ritengo esistano le “platoniane” mezze mele perfette: persone che si completino in tutto e per tutto e che non abbiano mai contrasti o opinioni diverse. Questo potrebbe accadere magari nei primi periodi di una relazione appena nata, dove abbiamo gli occhi a cuoricino e l’altro sembra risponderci alla perfezione; ma in generale e soprattutto nei rapporti che durano da più tempo, avviene quasi il contrario. Man mano che ci si conosce si scoprono lati dell’altro che non sono così splendenti come sembravano all’inizio; si inizia a entrare in contrasto più facilmente su pareri differenti anche nelle piccole cose quotidiane… quindi, un rapporto sano non è esente da scontri e spesso bisogna smussarsi un pochino per trovare un accordo e ovviamente l’altro deve fare altrettanto, laddove possibile.
Ecco, questo è il punto.
A volte si è talmente immersi nella propria condizione, talmente abituati allo status quo, a un assetto familiare o relazionale che dura ormai da parecchio, oppure così “follemente innamorati”, che solo l’idea che tutto questo possa essere stravolto da una rottura, paralizza. Ti prende la confusione: “come farei senza di lei/lui, come mi sentirei, come mi organizzerei, cosa rimarrebbe…?” E ancor prima che questa paura – più che umana, sia ben inteso – possa concretizzarsi, ti costringi a cambiare, a controbattere meno anche sulle cose importanti. Come se decidessi di reprimere una parte di te a favore di quella relazione così fondamentale.
Beh questa è una delle condanne più brutte che potresti infliggerti. Non significa essere statici, non andare a modificare un atteggiamento che magari ferisce l’altro, rimanere sempre e comunque delle proprie idee; ti dico anzi il contrario: è giusto venire incontro al partner, anche sforzandosi di migliorare alcuni tratti caratteriali; ma:
- deve essere intanto un miglioramento anche dal tuo punto di vista,
- deve essere una tua scelta, né imposta, né indotta in modo anche solo velatamente forzoso,
deve riguardare comportamenti e/o atteggiamenti, ma non intaccare il tuo essere,- non devi essere tu a fare tutta la fatica.
Quest’ultimo punto significa che se cominci una relazione, dovrai indubbiamente accettare l’idea di poter assecondare l’altro in alcune circostanze; ma devi anche notare che lui/lei sia disposto a fare lo stesso per te.
È un avvicinarsi reciproco, dove la pazienza e la tolleranza sono ingredienti fondamentali, ma che non devono mai oltrepassare il rispetto per te stessa/o.
Non permettere a nessuno di calpestarti – e non parlo solo a livello fisico – e ricorda che se una relazione non ti porta il sorriso, non vale la pena di proseguirla a discapito del tuo futuro.
I contrasti sono normali, le litigate, il mettersi in discussione anche, quindi, non aspettarti che sia sempre tutto perfetto; ma segna una linea chiara sulle cose che per te contano davvero: quelle non devono essere intaccate.
Forse sarà anche difficile, davvero difficile, vivere il momento in cui ci dovrà essere una separazione, riorganizzarsi l’esistenza, ricominciare a ragionare per uno e non per due e senza dubbio sarà ancora più complicato se di mezzo ci sono dei bambini.
Per questo prima di chiudere una relazione importante, specie con figli, è sacrosanto valutare tutte le possibilità di salvare il salvabile; ma ricordati anche che una soluzione anche da soli si trova, che la vita non finisce perché ti lasci con lui/lei, perché le risorse interiori si tirano fuori quando serve e soprattutto perché meriti di stare bene.