Memorandum è il nuovo album di Fabiana Martone, nato dall’esigenza artistica e personale dell’autrice di raccontare se stessa e la sua voglia di condividere la sfera della creatività musicale e immaginifica, con l’aiuto delle circostanze e delle giuste energie umane.
Il titolo, la scelta grafica, le atmosfere, tutto sembra rimandare a un immaginario nostalgico, eppure Memorandum è un lavoro centrato sul presente di Fabiana Martone. Un disco-esperienza, sembri voler sottolineare...
Molto banalmente il presente è frutto del passato… I miei sono pensieri semplici, la mia necessità è quella di esprimere il mio vissuto perché ho scelto di vivere ascoltando i sentimenti o almeno provandoci, io che sono così stressata dal mio raziocinio. E allora ci sono dei momenti in cui sento il bisogno di segnare delle cose per poterle ricordare, anche perché ho una cattiva memoria; c’è chi appunta i suoi pensieri sul suo diario, c’è chi non ne ha bisogno affatto... e io, molto timidamente in passato e con più decisione oggi, scrivo e poi musico quello che ho scritto. L’ho sempre fatto con timore perché credo che sia una cosa molto importante il presentare a un pubblico delle canzoni. E senza presunzione ho pensato che potesse essere sufficientemente onesto e sincero da parte mia raccontare di me, visto che sono necessariamente oggetto di approfonditi miei personali studi (sorride…). La sincerità e l’onestà nella musica probabilmente sono le prime qualità che fanno la differenza e io cerco di tenerlo presente il più possibile.
Memorandum riprende una formula cara a certo rock degli anni '60/'70, quella del concept, infatti è la narrazione di una giornata, dal mattino alla sera, canzone per canzone. Qual è il motivo di questa scelta?
Forse non si tratta di una scelta, piuttosto di un risultato. Le canzoni di questo disco le ho raccolte in due anni più o meno, a parte una canzone che avevo nel cassetto da circa quindici anni. E quando le ho messe una accanto all’altra ho realizzato che potevano essere organizzate in questo modo, a descrivere un giorno fatto di momenti, di atmosfere, di luci, di luoghi e di strade in cui prendono vita queste suggestioni.
Non ci sono solo momenti ma anche luoghi, come d'altronde si nota nel Vomero divenuto luogo centrale del video di Era sulo ajere. Napoli resta sempre una città di grande ispirazione musicale, è così anche per te?
Sì, per me lo è, era la mia ispirazione già quando ero piccola e andavo a trovare la nonna; arrivata la sera mi esibivo in performance piene di pathos e strazianti pianti e contorcimenti perché non volevo tornare al paese. Quando a 18 anni venni a Napoli per l’università la vitalità di questo posto ha avuto su di me un impatto sconvolgente, nel vero senso della parola, e non nascondo che passare dalla calma del paese alla “ammuina” di Napoli non è stato semplice nonostante la gioia di poterla finalmente vivere appieno questa “ammuina”. Molto lentamente e indissolubilmente mi sono legata a questa città, alle sue atmosfere e alla sua gente, e io mi sento appartenere a questa mistura di contraddizioni che la animano in ogni manifestazione. E allora mi viene proprio facile parlarne, anche senza farlo direttamente, ambientando ogni canzone “in qualche pizzo che conosco e che tengo nel cuore”.
Era sulo ajere lo fa in modo evidente anche attraverso il videoclip che ho prodotto; Sirena pone il punto di osservazione in modo soggettivo e pittorico dando voce a una donna disgraziata e ammaliatrice che forse è proprio la personificazione della città; ne Il fuoco parla invece lo spirito della natura sulle pendici del Vesuvio, natura che forte resiste alla stupidità dell’uomo mentre l’uomo soccombe a se stesso; oppure si cammina solitari e tormentati di notte per le strade del centro intorno a piazza Bellini in La quadratura della luna; altre volte si vive Sospesi a Corso Malta in mezzo al traffico chiusi in un’auto, e ci si allena ad isolarsi completamente dal contesto; Me passa ‘o ggenio e Citofonare Martone sono ambientate idealmente a casa mia, mia chiesa e rifugio sia solitario che condiviso; L’albero di carnevale è un giro in macchina sul raccordo di Soccavo, strada che rappresenta bene quell’intimo sentimento di inadeguatezza di cui si parla; e poi via da Napoli ricordo di San Giorgio la Molara con Niente ‘e che, che musicalmente si snoda per le vie di montagna dove facevo le mie lunghe discese in bicicletta fino al paese, a braccia aperte, senza pensieri; L’ultimo luogo è quello della pura immaginazione, nei sogni al mattino, ancora in dormiveglia, passando per Geopolitica sentimentale e poi quando si aprono gli occhi al mattino in quel posto pensieroso e calmo tra il letto e la porta di casa prima di uscire e di affrontare una nuova giornata in Memorandum.
Per comprendere fino in fondo Memorandum è decisiva la scelta dei musicisti e degli autori: più che un semplice album solista, potremmo dire che è un lavoro corale...
Può essere definito a ragione in tal modo perché da sempre io amo condividere e creare connessioni. Ho fatto parte di molti collettivi, l’ultimo in ordine di tempo è il Be Quiet, dove ho incrociato personalità musicali molto forti e significative anche per la decisione di intraprendere la strada di un nuovo disco, con una maggiore sicurezza e maggiore coraggio. Nel contesto del Be Quiet ho maturato l’idea del disco, spronata da Giovanni Block ho chiesto a Ciro Tuzzi degli EPO, Marco D’Anna, Pierpaolo Iermano, Alfredo D’Ecclesiis, Luciano Labrano e tanti altri di scrivere per me delle canzoni da affiancare alle mie. Tutti hanno accettato il mio invito e poi io liberamente ho selezionato; dopo un po’ sono arrivate canzoni anche da altri autori come Emanuele Ammendola e Alessio Arena e sono state anche prese canzoni dal cassetto come nel caso di Geopolitica sentimentale di Luca Di Maio. Per quanto riguarda i musicisti ho cercato molto per trovare chi potesse affiancarmi negli arrangiamenti e ho trovato in Luigi Esposito e Bruno Tomasello degli ottimi compagni con cui ho trascorso giornate e nottate a lavorare per l’unico scopo di seguire la musica e far combaciare il senso, alla melodia all’armonia e ai suoni.
Esattamente dieci anni fa debuttavi con il tuo album Flowers, al quale sono seguiti vari lavori sia in proprio che con gruppi come i Soundflowers: forse Memorandum è proprio il primo album "tuo", nel quale emerge la tua personalità, è così?
Memorandum è il primo album in cui al di là della collaborazione di cui sopra sono autrice, arrangiatrice, direttore artistico, produttrice artistica ed esecutiva, tecnico audio, grafico, sceneggiatrice, pittrice… Sono fiera di me, anche se so che non sono mai contenta. Non so cosa ne verrà, so che ho fatto Memorandum perché era un desiderio, un obiettivo. Riuscire a seguire tutta la sua produzione inseguendo un disegno, per unire dei puntini. Va bene così ora, anche perché è stata davvero dura: tra i mille momenti di gioia ci sono stati momenti di grande fatica e difficoltà. E li ho superati, in qualche modo. Alla fine Memorandum è questo. Nonostante tutto “spalmati in faccia un bel po’ di buon umore, senza fare mai finta che non ci sia altro nel cuore”.
La coralità si evince anche dalla straordinaria scelta grafica: ogni canzone ha ispirato un artista, con un booklet composto da dieci tavole uniche nel loro genere. Un passo importante, se pensiamo alla musica "liquida", sganciata dai grandi supporti del passato, che domina la contemporaneità.
Si vabbè, non mi basta mai. Alla fine ho delle visioni, delle idee. Sempre. Anche prima di questo disco ne ho avute tante. In pratica stavolta ho deciso di non pensare che fossero inutili, banali o irrealizzabili. Io ho gettato l’amo, ho chiesto collaborazione a vari artisti e senza chissà quale sforzo questa cosa è andata a buon fine, in maniera molto naturale. Probabilmente l’alternativa era fare il disco solo in digitale perché non volevo sprecare plastica. Ma volevo avere una traccia fisica di questo lavoro e quindi mi è venuta questa idea.
SesèMamà e Nu Guinea sono due nomi della Napoli musicale che ti hanno visto in prima fila. Ci sono altri artisti e gruppi partenopei che piacciono e ti va di segnalare? Con chi ti piacerebbe collaborare in futuro?
Mi piacciono le collaborazioni e offrire il mio contributo a chi me lo chiede è bello. Sono selettiva ma perché una cosa mi deve piacere per poterla arricchire. Sarò ospite del disco dei Kafka sulla spiaggia ad esempio; poi mi hanno già chiesto di registrare altre cose mie per un progetto di una etichetta di alta fedeltà sonora; riprenderò a lavorare con il crossroads improring, un collettivo di improvvisazione che mi ha dato infinita linfa vitale in passato e sento che è il momento di rimetterlo in essere. Poi mi piacerebbe sinceramente lavorare in teatro, come cantante e attrice. Magari è il mio prossimo desiderio da realizzare.
Memorandum vede la luce con SoundFly, che ha da poco prodotto i nuovi di Scapestro e Riccardo Ceres, ma che aveva già lavorato con te per SesèMamà: quanto è importante, in un periodo di crisi discografica, dialogare con un'etichetta che crede nel tuo lavoro?
Soundfly e Bruno Savino sono una mosca bianca in questo mondo. Bruno è un mio amico oltre che mio manager e direttore della mia etichetta. Alla fine salvo sempre l’umanità nelle relazioni di lavoro, forse per questo le mie scelte sono lente e un po’ discontinue.
Cosa ti aspetti da Memorandum?
In questo momento storico non mi aspetto niente, sto vivendo giorno per giorno. Spero solo che io riesca a trasferire benessere, buone vibrazioni, a chi mi ascolterà. Buone o anche cattive, ma sicuramente mi auguro di trasferire vibrazioni. Certo non mi aspetto di cambiare il mondo. Nessun insegnamento, solo qualche suggerimento da seguire, io, in prima persona; qualche cosa di divertente da condividere e poi magari l’unica cosa che vorrei è suonare e cantare questo album con un po’ di attenzione da parte di chi mi ascolterà per potermi concentrare al punto da stringere tutti a me in una bolla di suono, quella stessa bolla in cui da anni mi rifugio e trovo ristoro, e che rappresenta il motivo per cui faccio questo nella vita.
Arrangiamenti: Fabiana Martone, Luigi Esposito, Bruno Tomasello
Produzione artistica: Fabiana Martone, Luigi Esposito, Bruno Tomasello
Produzione esecutiva: Fabiana Martone