I fiori profumano, o meglio, molti di loro lo fanno. I profumi che i fiori sprigionano altro non sono che miscele di molecole chiamate “essenze“, presenti, ma non sempre, in piccolissima quantità in fiori, foglie, bucce, resine, cortecce, legni e radici. Ciò che percepiamo, annusando sia le piante sia gli oli essenziali da loro ottenuti, attraverso vari procedimenti di estrazione, è il risultato della volatilizzazione di tali molecole, che, raggiunto il nostro naso, suscitano sensazioni piacevoli.
Essenze e oli essenziali agiscono misteriosamente, modificando il nostro atteggiamento intellettuale e condizione fisica, attraverso un legame che si crea fra odorato e sistema nervoso centrale, non ancora spiegato appieno, ma di grande potenza; i sensi si esaltano, purificano e rivitalizzano l’animo, che, confortato, è più incline alla concentrazione e alla contemplazione. Una potenza, questa dei profumi, riconosciuta fin dalle culture più antiche, come dimostra l’utilizzo delle essenze odorose nelle cerimonie religiose, per l’aspetto simbolico e la preziosità.
Ma perché le piante profumano? E perché non tutte? Le risposte potrebbero riempire interi volumi, che spiegano la straordinaria ottimizzazione delle risorse da parte della Natura. Come sappiamo, fiori molto opportunisti si servono del profumo per trarre vantaggio dagli animali e gli animali, che garantiscono l’impollinazione e dunque la perpetrazione della specie, ma gli animali impollinatori (api, bombi, farfalle e altri insetti, colibrì e altri uccelli, opossum, pipistrelli e altri piccoli animali) a loro volta traggono vantaggio dai fiori, ovvero cibo: nettare e polline.
Quando invece il profumo è contenuto in foglie, cortecce, rami, legni, steli, radici, la funzione è protettiva: dai predatori, dai parassiti, dal sole, dal freddo. Alcune piante si proteggono dagli animali che vorrebbero cibarsene tramite le spine, altre, più gentili, hanno “scelto” di diventare poco appetibili concentrando forti aromi balsamici: le piante aromatiche, per esempio. Tali sostanze, oltre a essere poco appetibili, spesso hanno proprietà disinfettanti e battericide (che l’uomo ha imparato a riconoscere e utilizzare a scopi medicamentosi). In molti casi, come nella lavanda, nel rosmarino, nei cisti, nei timi e in altre piante mediterranee, tali sostanze proteggono i tessuti vegetali dal forte calore del sole: evaporando dalle foglie, a causa del caldo, gli aromi le circondano di una sorta di aurea, che ne impedisce il completo distaccamento, proprio come un filtro solare. Allo stesso modo, un’alta concentrazione di oli essenziali o resine, addensando la linfa, protegge le piante dal forte gelo.
Come si diceva, quando invece il profumo è sprigionato dal fiore, il motivo è la riproduzione. Come sappiamo, l’animaletto in questione, il “pronubo”, ricava nutrimento dal nettare e/o dal polline contenuti nei fiori, ma per procurarseli deve entrare nelle corolle, imbrattandosi di polline; posandosi in seguito su un altro fiore, senza saperlo lo feconda con il seme del precedente. I fiori si assicurano il servizio attirando gli impollinatori con colori sgargianti, oppure con il profumo: molti pronubi possiedono una vista d’aquila, altri invece un olfatto finissimo, poiché fra loro e i fiori si è sviluppata nel corso del tempo una co-evoluzione e, in alcuni casi, una forte specializzazione reciproca. I fiori impollinati dalle farfalle notturne, per esempio, sprigionano un fragranza più intensa di notte, e sono bianchi o comunque chiari, sia per essere meglio visibili nel buio, sia perché a niente servirebbero loro le tinte accese. Poiché le piante tendono infatti a non sprecare risorse, in genere mettono in campo l’una o l’altra delle strategie attira-pronubo.
Per tornare al profumo, alcune piante si sono talmente specializzate che lo emettono, attraverso i loro fiori, con maggiore intensità proprio nel momento in cui il loro “postino” preferito è più attivo, pur senza escludere altre visite casuali di altri impollinatori, che non si sa mai… Per lo stesso motivo, anche il tipo di clima in cui le piante vivono in natura ha influito sul tipo di profumo: nelle zone calde, umide e non ventose, come le foreste tropicali, i fiori emanano aromi intensi e “pesanti”, mentre nelle zone ventose o rarefatte, quali si trovano alle alte quote, non profumano affatto, perché l’odore verrebbe disperso e dunque sarebbe inutile.
Si è dunque spesso sviluppata, nel corso dell’evoluzione, una stretta relazione fra la forma, il colore e il profumo di un fiore e uno specifico insetto: le cetonie, grosse e pesanti, sono attirate dalle rose, dalle peonie e dalle magnolie, che ne hanno fiori grandi, aperti e robusti; i coleotteri in genere sono attirati dai profumi fruttati, cetonia compresa, perché le loro larve si nutrono di frutta; le Apiacee (finocchio, aneto, angelica) e le Asteraceae (margherite, achillee, biancospini, spiree, sorbi), dai profumi pungenti, sono visitate soprattutto dalle mosche, insetti un po’ primitivi ma che amano gli odori intensi e in genere a noi sgraditi. Le api europee, invece, grandi volatrici dalla vista acuta ma scarse in olfatto, sono attirate più dal colore e dai disegni sui petali, che fungono come minuscole piste di atterraggio, che dal profumo: visitando quindi soprattutto i fiori gialli o blu, ecco che questi ultimi, negli habitat europei, non sono particolarmente profumati.
Sempre perché le piante non sono delle sprecone, a impollinazione avvenuta, i fiori cambiano colore e profumo, per avvertire i pronubi che nettare e polline scarseggiano.
I profumi nei fiori e non solo
Ancora oggi, un buon profumo, come una bella musica o un bel panorama, ci rallegra e riempie di positività, ma il gradimento è estremamente soggettivo: la risposta alla percezione di un profumo dà luogo a una reazione diversa, a volte perfino opposta, da persona a persona. E se sulla piacevolezza dei profumi di alcuni fiori e piante - rosa, pino, lavanda, lillà - si è tutti d’accordo, su altri - tagete, geranio, petunia, crisantemo, margherita, mimosa, nasturzio, ligustro - si potrebbe discutere per anni.
Gli specialisti hanno cercato di stabilire categorie e gruppi per classificare odori e profumi, senza giungere però a una classificazione concorde. Alcuni ne prevedono sei, in base alle quali un odore può essere fiorito, fruttato, resinoso, speziato, bruciato, putrido. Altri, sette: canforato, muschiato, floreale, mentolato, di etere, pungente, putrido. Altri ancora, nove: fresco, caldo, pulito, acuto, aspro, amaro, dolce, legnoso, affumicato. Altri, dodici: acuto, rotondo, persistente, permeante, caldo, morbido, instabile, leggero, inondante, penetrante, intendo, potente. Un’altra classificazione, a parer mio la migliore perché aiuta nella scelta delle piante da inserire in un giardino, definisce nove categorie:
Profumo di violetta: intenso, dolce, svanendo si trasforma in odore di muschio. Tipico di viole e violette, e delle radici di Iris germanica fiorentina.
Profumo di rosa: va da sé che sia tipico delle rose, ma all’interno di queste presenta molte variabili, che entrano in altre categorie.
Profumi speziati: tipici dei fiori bianchi, crema, giallo chiaro, di alcune foglie (rosmarino, salvia mirto), di alcune cortecce (cannella, chiodi di garofano); leggermente animato è tipico di primule e magnolie; balsamico è caratteristico di scille e giacinti. Piselli odorosi, maggiociondolo, caprifogli e amamelidi contengono un tocco speziato e un fondo di aroma di vaniglia, che vengono percepiti anche a grande distanza, se scaldati dal sole e odorati da molto vicino, assumono una lieve e piacevole sfumatura di chiodi di garofano.
Profumo di limone: pulito e rinfrescante, è tipico delle foglie di limone, dell’erba cedrina e di certi pelargoni odorosi; nei fiori, lo si ritrova nella Nymphaea odorata, nelle verbena, nei filadelfi, in Magnolia grandiflora e in altre magnolie.
Profumi fruttati: albicocca, mora, prugna, mela, arancio, ananas, banana, lampone…li si ritrova in alcune foglie (per esempio di Rosa rubiginosa) e in molti fiori (di arancio in filadelfi, Choysia ternata, Rosa ‘Wedding Day’; di ananas in Cytisus battandieri; di prugna in Muscari racemosum ; di banana in Rosa dupontii, per non parlare delle Rose Inglesi, create da David Austin: una vera macedonia!).
Profumi di muschio: possono essere mutevoli, piacevoli se annusati a distanza, combinati con altri profumi o in certe fasi di apertura del fiore, ma anche sgraditi in altri momenti. Gli esempi migliori li si ritrova in Muscari botryoides e in Rosa x centifolia ‘Muscosa’, il cui bocciolo e parte del peduncolo sono rivestiti da una formazione ricca di ghiandole, che, toccati, sprigionano un dolce profumo rinfrescante. Secondo alcuni anche i fiori dell’amamelide profumano di muschio, mentre secondo altri di miele.
Profumi potenti: sono molto piacevoli se percepiti all’aperto o a una certa distanza, ma possono risultare sgradevoli da vicino e in ambienti ristretti, come può accadere con gigli e, se in grande quantità, con Cestrum. Si trovano quasi sempre in piante a fiore bianco o crema, spesso subtropicali e impollinati da farfalle notturne come molte orchidee, ma anche in fiori delle zone temperati, come i mughetti, i caprifogli, lillà, ostanti, viburni e, appunto, i gigli.
Profumi di miele: molto dolci e gradevoli, si trovano in moltissime piante, fra cui abisso, scabiose, molti narcisi e tutti i trifogli e simili.
Profumi contenenti ammine: forse andrebbero definiti odori, più che profumi perché risultano sgraditi alla maggior parte delle persone. Li si trova infatti nei fiori che attraggono le mosche e che perlopiù appartengono alla famiglia delle Apiacee e delle Rosaceae. Fra queste ultime, i sorbi, il biancospino, i cotoneaster e i ligustri.
La percezione dei profumi, tuttavia, può essere diversa a seconda della fase di aperture del fiore, se quest’ultimo è già stato impollinato o meno, se viene odorato all’aperto o in un ambiente chiuso, se ha piovuto, se i fiori sono riscaldati dal sole, e infine a seconda della disposizione di ciascuno.
La scelta dei fiori profumati. Fra alberi, arbusti, rampicanti, perenni, bulbose e annuali è vastissima, immensa. Per scegliere cosa piantare, fatevi guidare, oltre che da ciò che avete letto finora, innanzitutto dalle caratteristiche climatiche del vostro giardino o terrazzo, e, nel caso del primo, anche del terreno; inoltre, dalla stagione in cui più li vivete e dallo spazio a disposizione, ovviamente: per quanto possiate amare alla follia il profumo citrato dei meravigliosi candidi fiori di Magnolia grandiflora, ricordate che si tratta di un grande albero, riservato ai grandi giardini e non certo adatto alla montagna.
Non concentrate troppi profumi tutti vicini o tutti nello stesso mese, perché ne perdereste il fascino e l’incanto della sorpresa, e anzi, troppi aromi tutti assieme si sovrappongono e rischiano di stancare. Va bene un’aiuola o una bordura di rose, ma siccome non tutte sono particolarmente profumate, mentre altre lo sono in modo fin stordente, meglio mescolarle, per appagare vista e olfatto senza rischiare eccessi. La cosa migliore è distribuire le piante a fiore profumato in tutto il giardino e in tutte le le stagioni, avendo cura di collocarne qualcuna vicino alle finestre, per poterne goderne anche da casa.
Ogni stagione ha i suoi fiori e i suoi profumi: e se ne trabocca la primavera (fra lillà, filadelfi, caprifogli, glicini, magnolie, mughetti, viole, iris, muscari, narcisi, osmanti, peonie rose) e l’estate (ancora rose, gardenie, ortensie, gelsomini, violaciocche, buddleie e brugmansie), anche l’autunno e l’inverno hanno i loro regali, resi più preziosi dalla minor quantità: per esempio osmanti (Osmanthus fragrans), camelie sasanqua, calicanto, amamelidi, dafne, sarcococche, nespolo giapponese e altri ancora.
Inoltre, inserite in giardino come su un terrazzo, anche piante profumate per frutti, semi, cortecce, legno, resine e soprattutto per le foglie, come mente, artemisie, epicrisi, rosmarino, pelargoni odorosi, collocandole di preferenza lungo i passaggi, cosicché, sfiorandole nel camminare, possiate percepirne il prezioso aroma.