Lambito dalle limpide acque del Nera, il borgo di Scheggino è caratterizzato dalla sua forma triangolare che si sviluppa sulle pendici della montagna, lasciando spazio ai torrenti e ai canali che contribuiscono ad abbellire le splendide zone verdi che circondano il centro. Le strette vie del centro storico salgono fino alla torre medievale, in un armonioso quanto labirintico percorso tra arte, storia e una straordinaria vitalità. Scheggino è celebre per le sue tradizioni eno-gastronomiche, tra cui spicca la produzione e lavorazione del tartufo, da gustare dopo essersi cimentati in alcune delle tante attività che, ottime strutture, organizzazione e una natura generosa permettono di effettuare.
La zona della Valnerina venne colonizzata durante il medioevo da numerose strutture religiose e monasteri, che ne occuparono i pendii e le valli ancor prima delle abitazioni e degli edifici difensivi. La città di Scheggino (282 m s.l.m. , 484 abitanti), venne fatta edificare da Spoleto tra l’XI e il XII secolo, con funzione difensiva data la sua posizione strategica lungo il corso del Nera. Nel tardo medioevo il borgo subì un tragico saccheggio da parte dei Ghibellini, evento che ne segnò la storia fino al 1509, quando iniziò la ricostruzione. Il castello resistette, nel 1522, a un lungo assedio portato da Piccozzo Brancaleoni. Nei secoli successivi il centro assunse un ruolo importante negli scambi commerciali della zona, fino alla risistemazione delle vie di comunicazione, che costrinse ad un parziale isolamento diversi insediamenti della zona. Grazie alla costruzione di un tunnel che collega la Valnerina a Spoleto, oggi Scheggino gode di una posizione privilegiata tra l'isolamento delle montagne e la relativa vicinanza ai principali centri urbani dell'Umbria.
Luoghi di interesse
Chiesa di san Nicola: questo grazioso edificio religioso venne edificato nel XII secolo e modificato in modo significativo nel Settecento. Particolarmente suggestivo è l’ampio portico che precede l’entrata, con pavimento in pietra. All’interno si trova l’abside dipinto da Giovanni di Girolamo e altre pregevoli opere d’arte.
Mura e ruderi della torre: i segni dell’antica fortificazione sono ampiamente visibili nella cinta muraria che sale sulla montagna fino all’antica torre, posta in posizione sopraelevata rispetto all’insediamento.
Fonti di Valcasana: quest’area verde adibita a parco pubblico deve la sua esistenza alla grande ricchezza d’acqua della zona di Scheggino. Le acque provenienti da sorgenti situate poco distante scorrono lentamente tra il verde degli alberi, dando vita ad un ambiente tranquillo ed ideale per rilassarsi.
Nei dintorni
Ceselli: questa piccola frazione si incontra procedendo verso Terni sulla destra idrografica del Nera. Di impianto medievale come molti insediamenti della zona, presenta sulla sommità la trecentesca chiesa di S. Michele Arcangelo, più volte modificata. Di fronte al paese si trova la chiesetta di S. Vito, un piccolo edificio romanico con abside semicircolare.
Monte S.Vito: si tratta della frazione più alta del comune di Scheggino e dai suoi 962 metri di altitudine domina la valle. Presenta la classica struttura di castello medievale, con la chiesa di S. Michele Arcangelo (XIII secolo) posta al centro del paese.
Abbazia di San Pietro in Valle: questo straordinario edificio religioso rappresenta uno dei più importanti esempi di complesso monastico medievale in Italia per valore storico e artistico. Venne edificata nell’VIII secolo da Faroldo II duca di Spoleto, che successivamente rinunciò al titolo nobiliare per intraprendere la vita del monastero. Nell’881 l’abbazia venne saccheggiata dai Saraceni e venne ripristinata solo un secolo dopo grazie al volere di Ottone III. Nel 1234 Gregorio IX decise di affidare l’abbazia all’ordine dei Cistercensi. Il complesso è stato completamente restaurato e, dal 1917, appartiene a privati che ne hanno trasformato una parte in una residenza storica. La chiesa si ritrova come corpo separato dal resto dell’abbazia e all’interno conserva importanti resti di cicli di affreschi di età medievale, uno dei più grandi esempi di pittura romanica umbra. Nell’edificio si trovano anche quattro sarcofagi riconducibili al II secolo, opera probabilmente di artisti orientali per lo stile delle raffigurazioni. Le lastre scolpite a bassorilievo dell’altare principale sono di epoca longobarda, ed è uno dei pochi casi in cui vengono citati artista e committente in lingua latina. Le origini del campanile sono riconducibili all’XI secolo, periodo a cui sono legate anche le sculture dei SS. Pietro e Paolo poste sul portale meridionale. Il resto della struttura, oggi adibita a residenza d’epoca, è stata adeguatamente restaurata e contribuisce al colpo d’occhio che il complesso offre al visitatore.