In un’isola di sabbia lunga otto chilometri, un tempo ricca delle case di vacanza delle famiglie veneziane e di case colorate dei pescatori di Malamocco e degli Alberoni, si staglia con le sue cupole moresche un edificio fiabesco. Tra le sue “capanne”, affacciate sul mare, con quelle del vicino Quattro Fontane, del Consorzio e del des Bains, la meglio gioventù (e non solo) veneziana passava lunghe estati. Un “place to be” anche per il jet set internazionale. Persino il Casinò di Venezia si trasferiva al Lido nella bella stagione, che culminava con la Mostra del Cinema, nata negli anni Trenta.
Allora all’élite dell’aristocrazia, della politica, della finanza e dell’economia si univano le star dello spettacolo. Da Erroll Flynn a Ingrid Bergman, Brigitte Bardot, Marlon Brando fino a Woody Allen, Quentin Tarantino, Johnny Depp, George Clooney e Sandra Bullock - la lista sarebbe infinita - tutti sono passati tra le sale e il bar dell’Hotel Excelsior, che diventava il quartier generale della rassegna cinematografica, gremito di attori e registi.
Dopo accurati restauri, che si concluderanno nel 2020, l’hotel è risorto e porta i suoi 110 anni di vita con rinnovato splendore. Il progetto originario dell’architetto Giovanni Sardi, incaricato dall’imprenditore Nicolò Spada, è stato rispettato, con il suo stile esotico e fastoso, tra stucchi, tessuti pregiati che richiamavano nelle stanze ambienti da Mille e una Notte, pensato per la clientela degli anni ruggenti della Belle Époque. E oggi per una nuova clientela cosmopolita ed esigente. Almeno una volta nella vita vale la pena concedersi un’esperienza da star. Quando si “scende” in un albergo così non ci si aspetta solo un hotel a cinque stelle lusso, ci si aspetta un mito e, soprattutto, si vuole vivere un’atmosfera. Non importa quanto lungo sia il soggiorno.
Già arrivando in motoscafo alla darsena privata si pretende di respirare quell’atmosfera che lo rende così speciale. Altre modalità di arrivo sono sconsigliate! Raggiungere la reception con quattro ruote dimezzerebbe il piacere. Secondo step, la hall. Sontuosa, quasi teatrale con le scale che salgono al primo piano. Una scena perfetta per vedere e farsi vedere. Meglio ancora è lasciarsi il tempo di passare pigre ore in spiaggia e dare un’occhiata agli altri occupanti delle capanne. I turisti non mancano, ma sono tuttora molti i veneziani che ne affittano una per la stagione, perché il rito del ritrovarsi qui è sempre molto amato.
La gerarchia si gioca tra le prime file, vista mare. Di fronte, il pier con la sua rotonda da cui sarebbe vietato tuffarsi e che è comunque aperta a tutti. È la stessa che in una delle scene indimenticabili di C’era una volta l’America, la protagonista Elizabeth McGovern, con Robert De Niro, vede dal suo tavolo, nell’immenso salone tutto stucchi e cristalli. Proprio quello delle feste dell’hotel, dove era stato appunto girato il film. Da attraversare, soffermandosi a guardare il mare dalle grandi finestre. La luce e i colori dell’Adriatico giocano la loro parte. Soprattutto in primavera e in autunno, quando tonalità morbide d’oro e verde Canaletto fanno sentire lontano il Mediterraneo. Poi, a sera, è d’obbligo il rito dell’aperitivo al Blue Bar (aperto non solo agli ospiti), con lo sfondo delle foto in bianco e nero degli attori e lo storico barman Tony Micelotta. È un momento a cui non rinunciare, anche perché Tony ha conosciuto davvero ogni sorta di vip e potrebbe svelare qualche episodio. I cocktail in lista sono tanti, ma un classico come il Bellini (polpa di pesca e vino frizzante) è da provare perché qui lo fanno in modo magistrale.
Secondo stagione, il tramonto dalla terrazza è di quelli da mettere nell’album dei ricordi. A coronamento, la cena al Tropicana, con i lampadari di Murano firmati dal grande architetto Carlo Scarpa a illuminare la cucina creativa di ispirazione mediterranea. La vicinanza con Venezia, le spiagge dorate e le gite in laguna sono il corollario seducente della vacanza.