In principio fu un orso. O forse fu una lepre - non lo sapremo mai -. Ma il fondatore della città, il duca Berchtold V di Zahringen, ultimo discendente di un'antica e nobile famiglia tedesca, si vantò raccontando che il primo animale da lui cacciato nelle foreste attorno all'appena nato centro abitato era un orso (Bar in dialetto locale).
Così quella nuova cittadina, aggrappata sulla collina e stretta tra le anse del fiume Aar, diventò Berna (Barn in dialetto locale). E gli orsi diventarono uno dei suoi simboli. Li troviamo dappertutto, quelli dolci di pasta di mandorle esposti nelle vetrine delle pasticcerie, quelli di pezza per i bambini, quelli ad ornamento delle fontane storiche e anche quelli veri. Adesso ce ne sono tre in carne ossa e pelo, Finn, Bjork e Ursina, una famiglia composta da padre, madre e figlia. Vivono in un grande spazio verde sulle rive dell'Aar, dove possono arrampicarsi e pescare, ma anche nascondersi e rilassarsi. Ormai appartengono alla vita della città e attraversando in ogni momento uno dei ponti più antichi di Berna, il Nydeggbrucke, li vediamo a pochi passi da noi.
A quanto raccontano le molte leggende, il primo orso (dopo quello cacciato - a suo dire - dal duca Berchtold) arrivò a Berna 500 anni fa portato da un mercenario che aveva combattuto la battaglia di Novara contro la Savoia e che era giunto in città con tanti trofei, compreso un piccolo orso, per il quale venne subito allestita un'area vicino al fiume. Da allora a Berna l'onnivoro animale è sempre stato presente.
Eppure la capitale svizzera, patrimonio dell'Unesco, non ha niente di selvaggio. Con i suoi sei chilometri di porticati assicura lo shopping in qualsiasi giorno dell'anno alternando le grandi firme della moda a negozi più tradizionali e ristoranti. Appollaiata su un'altura, circondata dalle montagne e 'abbracciata' dal fiume che ne delimita tre lati, quasi fosse una penisola, Berna ha mantenuto intatto il suo fascino medioevale, fatto di vicoli e strade dove sfreccia il tram e dove ancora scorre rumorosamente il ruscello che alimenta le sue cento fontane.
Proprio sulla sommità della Kramgasse, la via principale della città, le ore scoccano da secoli, sempre con leggero anticipo per dare ai passanti - si dice - il tempo di riflettere. La torre dell'orologio - Zytglogge - contiene un bizzarro meccanismo che manda in scena una quantità numerosa di attori: un giullare che suona le campane, un cavaliere che batte colpi di martello, un gallo dorato e ovviamente - come potevano mancare? - una processione di orsi. A caricare ogni sera l'ingranaggio è un signore in pensione, che risponde al nome di Marti e che ha lavorato in un' azienda di elettronica. L'orologio, però, risale al 1200. Ma nel 1405 un incendio lo aveva danneggiato e da allora non funzionava più molto bene. Così successe che un fabbricante di armi, Kaspar Brunner, decise di rifarlo e ormai da quel lontano 1530, il complesso marchingegno funziona perfettamente. Chi vuole, pagando il biglietto, può salire sulla torre con una visita guidata che si conclude inerpicandosi su una scala a chiocciola di 130 gradini. Si ritroverà sopra i tetti di Berna che declinano verso il fiume.
Ma c'è una torre ancora più alta. È quella della cattedrale, nella vicina Munsterplatz. Il campanile raggiunge i cento metri e per scalarlo bisogna salire 222 gradini. Volendo fare un po' di attività motoria e cercando di non dimenticarsi niente a casa o nell'auto è possibile affittare l'appartamento ricavato all'ultimissimo piano per una singolare festa tra amici. Era lo spazio riservato al custode della cattedrale, ma l'ultimo addetto si è rifiutato di vivere 'in cielo' e così il Comune ha deciso di metterlo a disposizione per eventuali party.
Piccola, silenziosa e romantica, Berna ha più l'aspetto di una elegante città di provincia che di una capitale di Stato con palazzo del Governo e uffici ministeriali, quale in effetti è. La vita scorre quieta, nessuno corre, lo stress è bandito. E se chiedete agli abitanti qual è la loro caratteristica principale, rispondono così: "I bernesi sono molto lenti e amano restare come sono". Sembra che niente riesca a scalfire questa flemma, neanche i molti fantasmi che popolano le campagne e i palazzi, sui quali aleggiano leggende e sorrisi. La storia più famosa è quella di due innamorati, lui ricco e nobile, lei bella e povera, che vennero scoperti durante un convegno amoroso e morirono nella precipitosa fuga cadendo dalle ripide scale. Successe, si racconta, al numero 54 di Junkerngasse, dove la ragazza viveva col padre, assolutamente contrario a quell'unione. Erano gli anni intorno al 1600 e da allora la casa restò chiusa. Almeno fino al 1947 quando le autorità bernesi decisero che in fondo poteva essere nuovamente abitata. Fu così che tre studenti la affittarono, ma poco dopo uno di loro venne trovato morto davanti al portone d'ingresso, mentre un altro giaceva privo di vita su una poltrona, e il terzo girovagava senza essere più in grado di parlare. Storie tra fantasia e superstizione sulle quali si ama scherzare. Ma non troppo. Da allora, infatti, la casa di Junkerngasse è di nuovo disabitata e sembra che durante le notti di luna piena vi si aggiri una donna. Così, a scanso di altre brutte sorprese, il governo svizzero, che pure mantiene dei bei fiorellini ad ornamento delle sue finestre, ha deciso di mantenere sprangata la porta.
Invece la vecchia cantina è tornata a vivere alla grande. Produttori e amanti del vino da sempre, i bernesi conservavano il prezioso nettare in una grande cantina sotterranea dentro gigantesche botti. Nel 1798 le truppe napoleoniche irruppero in città decise a festeggiare tracannando vino. Una delle enormi botti venne letteralmente rotta con bastoni e fucili per permettere al liquido di sgorgare più velocemente. Ahimè, furono troppo ingordi! Il vino li inondò e sette soldati morirono affogati. Oggi la ex cantina è uno stupefacente ristorante, 'Kornhouse Keller', a cui si accede attraverso una scalinata 'teatrale' che immette nella grande sala lignea in cui ancora si conserva una delle antiche botti.
Per incontrare Paul Klee bisogna prendere l'autobus 12 che in pochi minuti raggiunge le verdi colline negli immediati dintorni di Berna. Una struttura di vetro e acciaio a forma di onde, capolavoro dell'architettura firmato da Renzo Piano, contiene 4000 opere dell'artista, che a Berna era nato e che tornò a viverci nei suoi ultimi anni di vita. Il Centro Paul Klee organizza continue esposizioni, ognuna dedicata ad aspetti particolari dell'opera di Klee, oltre a mostre di artisti moderni e contemporanei. A partire dal 19 ottobre fino al 28 luglio il Centro propone Klee & Friends, concentrandosi sui legami, ma anche sulle rivalità che hanno stimolato le sue creazioni, così come sull'influenza che lui ha esercitato nella cerchia di amici e colleghi.
Albert Einstein, invece, lo possiamo incontrare direttamente passeggiando nelle strade centrali. Lo troviamo spesso seduto su una panchina, in atteggiamento cordiale e invitante: un riconoscimento che Berna ha voluto tributargli visto che proprio nei sette anni in cui è vissuto in città (1902-1909) ha cambiato la scienza e il mondo scrivendo la sua teoria della relatività. Durante quel periodo lavorava come impiegato di 3a classe nell'ufficio federale dei brevetti e abitava insieme alla moglie Milena Maric e al figlioletto Hans Albert al 49 di Kramgrasse, appartamento oggi trasformato in museo con foto, mobili e documenti che raccontano la storia della sua vita. Al piano terreno della Einsteinhaus ha invece trovato spazio un locale per giovani, che non poteva chiamarsi che Einstein Café. Chissà che il celebre fisico non aleggi ancora nell'aria elevando l'ingegno dei suoi frequentatori......