Il rito è della religione e di ogni attività la cui verticalità espressiva si manifesti in un culto che sprigioni sequela e pedissequa abnegazione dello stato di coscienza del singolo, assorbendolo in un processo motorio di costante legame emotivo/devozionale.
Questo è il principio di fondo che unisce il costume e la fede e questo è il ragionamento mosso da Andrew Bolton, curator del Metropoitan museum di New York, nel concepire uno dei riti più rilevanti dell'analisi sociale: la mostra annuale su costume e moda che il MET pone in scena nelle sue sale da maggio a ottobre.
L'istituzione museale newyorkese si esprime sulla relazione e influenza che la religione in genere e quella cattolica nello specifico hanno avuto sulla creazione di correnti moda e di capi evento, nel percorso del fashion system, in comparazione con testimonianze d'archivio della storia dell'arte e più di 40 pezzi giunti dal Vaticano.
L'atto di fede entra nel rapporto d'influenza culturale sulla formazione dei creatori di moda del vecchio continente, come del nuovo, perchè la religione possiede nelle sue svariate forme e nello specifico quella cattolica, l'impronta generatrice di un sentimento di osservanza o dissacrazione che non ha eguali, in quanto investe l'ambito morale.
Globalmente è imprescindibile il simbolo della croce e della Vergine Maria. L'iconografia di questi soggetti è infinita e va dalla committenza ecclesiastica a quella privata: foriera di vere e proprie testimonianze tra arte e costume su come l'uomo ha tracciato le propria proiezione atemporale e divina e su come l'opera dell'uomo si è prodotta in tale esperienza a livello autoriale. Ogni traccia della liturgia e ogni atto di devozione genera una testimonianza che è leggibile e relazionabile nello spazio e nel tempo perché ha la dimensione ideale della fede e quella fisica di quanto per essa si è prodotto.
Atti documentari sono gli abiti del clero: piviali e mitrie, paramenti, vesti liturgiche o tuniche per il quotidiano, in dialogo con i soggetti del ludico piacere del manifestarsi dell'essere umano in sembianze trasfigurate dal corpo fisico al corpo divinizzato della vanità (alta moda).
La mostra si divide in due sezioni, quella del Metropolitan Museum di Fifth Avenue che parte dall'Anna Wintour Costume Center, nel quale troviamo i capi storici delle liturgie pontificie, giunti appositamente da Roma e come in un percorso religioso si passa alla galleria Bizantina fino a giungere nella sezione del museo dedicata al Medioevo Europeo. L'altra parte della mostra si riferisce alla mistica e all'ascetismo monacale e si trova al Cloister, distaccamento del MET, dove la parte intimista e privata della devozione accende la preghiera passando dal tema del peccato e sua redenzione. Emerge dagli ambienti espositivi e nelle scelte curatoriali di Bolton la potente influenza dei contenuti spirituali e le tracce della loro manifestazione non solo negli spazi preposti al culto o nelle piazze, ma sul corpo profano della moda. Il grande ascendente che la religione ha nell'immaginario collettivo è entrato a pieno titolo nella produzione vestimentaria sociale.
Imprescindibile è il riferimento all'universo immaginifico della ritrattistica e dell'iconografia religiosa e il rapporto tra gloria e dannazione, peccato e redenzione. I creatori di moda hanno da sempre impresso fede, spiritualità e sua dissacrazione, nelle loro esecuzioni: dalle forme monacali di Balenciaga, alle esperienze angeliche di Capucci, passando per le croci bizantine di Versace e gli alti prelati, in tenuta liturgica, di Galliano per Dior. I mosaici di Santa Maria Nuova a Monreale hanno ispirato Dolce e Gabbana e le sensuali peccatrici elisabettiane di Pier Paolo Piccioli hanno invaso la passerella di Valentino per il quale si è figurato l'Eden ed il peccato originale.
Il concetto di rito e liturgia che è della religione, si trasla nella moda con i suoi riti e la sua manifestazione dell'immanente. Il concetto di défilé è il sacro atto del manifestarsi della creatività dell'uomo nel costume. Le processioni religiose sono l'espressione liturgica della devozione a Dio come le sfilate sono l'espressione della liturgia dell'immagine nella devozione edonistica alla propria persona.
Persona fisica o spirituale, terrena o eterea, il MET regala un percorso tra luce e tenebra, alto e basso in una planimetria dell'anima che imprime nella moda l'atto di fede nel regno dell'immanenza.