«Esiste un modo soltanto di valutare l’architettura, ed è osservando l’edificio realizzato. Tutte le esposizioni di architettura devono fondarsi su questo semplice principio». È quanto afferma uno tra i più famosi architetti del mondo, David Chipperfield, al quale Vicenza, nella cornice della Basilica Palladiana, dedica la mostra David Chipperfield Architects Works 2018. Un’esposizione che non solo mette in mostra i progetti in corso o appena finiti, ma anche la loro genesi e il loro sviluppo che prende vita nei quattro studi di Chipperfield, come una sorta di “bottega diffusa” tra Londra, Berlino, Milano e Shanghai, e quale possibile modo per costruire memorie, identità, luoghi e architetture.
Nato a Londra nel 1953, Chipperfield ha conseguito il diploma di architettura nel 1977 all’Architectural Association di Londra. In seguito si è formato negli studi di Richard Rogers e Norman Foster. Nel 1993, a quarant’anni, ottenne proprio a Vicenza il primo riconoscimento di rilievo a una carriera intrapresa nel 1985, l’“Andrea Palladio Award”. Ha insegnato architettura alla Staatliche Akademie der Bildenden Künste di Stoccarda e all’Università di Yale. Medaglia d’oro al prestigioso premio Heinrich Tessenow di Amburgo, e vincitore del premio della Fondazione Wolf. Insignito del Royal Designer for Industry (2006), nel 2011 ha vinto il Mies van der Rohe Award, il Deutscher Architekturpreis, e la medaglia d’oro reale per l’architettura dal RIBA. Nel 2013 il Praemium Imperiale dalla Japan Art Association. E stato direttore della XIII Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia dal titolo “Common Ground”.
In Chipperfield vive una molteplicità di stili e segni, una particolare cognizione delle forme e degli spazi che vivono in una sorta di dicotomia tra identità e complessità. La stessa che lo vede attento osservatore degli studi di volumi che partono da unità semplici e si spingono a composizioni complesse. Ma in Chipperfield è presente anche una composizione reale e umanizzata che rende riconoscibile la configurazione dell’opera e la creazione delle architetture. Lo testimoniano i venti progetti esposti in mostra nelle loro diverse fasi di sviluppo, come luoghi dentro i quali si leggono forme, studi per futuri possibili, e per un “terreno comune”.
È così la Cavea Arcari in provincia di Vicenza, situata nel paesaggio rurale italiano, il cui progetto di sistemazione di una cava dismessa a Zovencedo, vede sorgere da un cantiere improduttivo un originale spazio di “common ground”. Ma è nel solco tra continuità e realtà l'impronta interiore di Chipperfield, come testimonia il progetto delle Procuratie Vecchie a Venezia, lungo una continuità di facciate e in una seducente prospettiva di una delle più belle piazze del mondo, piazza San Marco, tra “rispetto” e “innovazione”, tra passato e presente.
E, come ricorda in catalogo Fulvio Irace alcuni elementi chiave contraddistinguono la ricerca dell’architetto inglese: «Le circostanze del progetto, il cardine degli essenziali su cui si fonda la ricerca di David Chipperfield: tra questi figura il principio della continuità, il quale implica un’etica progettuale che non può ignorare l’impatto dell’ambiente e la presenza della tradizione. La cappella e il centro d’accoglienza dell’Inagawa Cemetery nella Prefettura di Hyōgo, in Giappone, sono la persuasiva testimonianza della sua inusuale capacità di coniugare la poetica dell’ordinario con la solennità dei riti collettivi: i due piccoli edifici aggiuntivi sono immaginati come la soglia tra il mondo esterno da cui si proviene e lo spazio interno della contemplazione, della preghiera e della memoria».
Configurazioni di una ricerca su un “terreno comune”, espressione di valori collettivi nello spazio scenico della vita quotidiana. Così, tra i modelli che costituiscono la grande mostra – ben quaranta presenti in Basilica Palladiana – ve ne figura uno di sessanta metri quadrati che riproduce un intero quartiere di Seoul, in Corea del Sud. Sono idee e progetti di una ricerca che si sviluppa nell' equilibrio tra prospettiva locale e globale, e in cui dialogano la Fundacion RIA in Galizia e la Kunsthaus di Zurigo, l’Hoxton Press di Londra e l’Edinburgh Music Venue a Edimburgo, la Royal Academy of Arts a Londra e la Zhejiang Natural History Museum in Cina, la Neue National Galerie e la James Simon Galerie a Berlino, questi ultimi espressione di un progetto di “rinascita” del Neues Museum. Tutti segni di un’architettura su cui Chipperfield costruisce forme e luoghi che sono la rappresentazione di significati profondi e di nuove affettività.