Anche quest’anno, in occasione della 16esima Biennale di Architettura, SILOS promuove Anomale Architetture Aliene, un evento che vede partecipi in una esposizione collettiva, non solo l’architetto e il designer, ma il più complesso mondo dell’arte nelle sue varie forme di espressione, fondendone le valenze all’indirizzo di un tema unico e che trova ispirazione e legittima attinenza in quello “Free space“ della Biennale.
Quello spazio di risulta, quello trascurato, quello non progettato, quello lasciato da quel “pieno“, invece, celebrato e dogmatizzato . . . la ricerca della possibile conversione o bellezza dietro la forma e il costruito, una sorta di esplorazione della potenzialità del “trascurato“, anche del volontariamente trascurato. Ispiriamoci a “L’occhio selettivo“ di Borges e Casares (in “Cronache di Bustos Domecq“, 1975 Einaudi) . . . guardando con un altro occhio il vuoto e il non costruito , cioè il negativo del “definito“ e “determinato“. L’entusiasta risposta degli artisti e architetti partecipanti riesce a tradurre l’evento in una “performance” interattiva, dove il pubblico, le opere e gli artisti sono parte anomala di queste architetture aliene proposte.
Il percorso obbligato, le soste, le pause, le voci, le musiche e i silenzi sono gli elementi che definiranno e determineranno le architetture aliene.
In questa seconda edizione una colonna sonora espressamente “progettata“ dal maestro Gerhard Krammer e tratta da Nuove Musiche d’Europa (concerti di musica contemporanea eseguiti alla Fenice negli anni scorsi, selezionati e diretti dallo stesso su brani di vari compositoriri contemporanei internazionali) sarà parte in causa in questa “fusione“ fra le tre discipline che SILOS, da sempre, tenta in quell’“unicuum artistico“ di concezione wagneriana. L’idea base è quella di rileggere l’“architettura” ttraverso altri elementi del costruito, pur non essendo direttamente appartenenti alla disciplina specifica.
Sono elementi di una architettura diversa, aliena, appunto! anomala, appunto!, ma che contribuisce a definire forme e spazi quotidiani a stregua di edifici e impianti urbani! Durante una tavola rotonda Vittorio Gregotti, indiscutibile maestro dell’architettura contemporanea, intelligentemente definì il ruolo dell’architetto: “.. un calligrafo del territorio!” Indubbiamente dovrebbe essere questo il suo ruolo e non solo quello “stellare” delle grandi opere che troppo spesso divengono inconsapevolmente e negativamernte oggetto di “ispirazione” per l’architettura del quotidiano, quella vera, quella povera, quella con la quale tutti facciamo i conti vivendola, condividendola e subendola!
Il significato di questa iniziativa dovrebbe essere quello di proporsi come anomali e alieni “Calligrafi e attenti osservatori dello spazio quotidiano“.
Saranno gli artisti partecipanti a questa collettiva a mostrare con le loro opere e con la loro espressività una rilettura e trascrizione del presente anche con progetti per un nuovo e diverso presente, guidando il pubblico a leggere con nuova e diversa consapevolezza lo spazio, il costruito e il suo negativo!
Nel corso della mostra ci saranno diverse occasioni in cui verranno organizzati dibattiti e performances atti a rinnovare nel pubblico l’interesse per l’iniziativa!