In un anno ancora difficile per i Paesi coinvolti nella Grande Guerra, i messaggi divini in favore della pace e della solidarietà dei popoli non si fecero attendere, attraverso dei segni di cui alcuni devoti facevano tesoro per diventare, spesso inconsapevolmente o involontariamente, tramiti.
Nel 1918, ad esempio, il predicatore cappuccino Francesco Forgione, conosciuto come padre Pio, ricevette delle manifestazioni particolari e difficili da interpretare forse anche per lui. Con l’entrata in guerra dell’Italia, egli prestò servizio militare a Benevento, sua provincia natale, e poi fu assegnato alla Decima Compagnia Sanità di Napoli. Spesso otteneva licenze per motivi di salute, da sempre cagionevole, e avendo manifestato sin dal 1911 alcuni segnali che facevano pensare alle stigmate, ma definitivamente venne riformato nel marzo del 1918 per problemi polmonari. Il frate si trovò occasionalmente a San Giovanni Rotondo, dove sembrava stare meglio e dove ottenne di restare.
Proprio nell’agosto del 1918, padre Pio disse di avere avuto visione di qualcuno che lo trafiggeva con una lancia, mentre il 20 settembre ricevette un’altra visione secondo la quale avrebbe avuto le stigmate permanenti. Secondo la tradizione cristiana, le stigmate sono i segni delle piaghe del corpo di Cristo a seguito della crocifissione, e riguardano le mani, il costato, i piedi; talvolta anche il segno della corona di spine o ferite sulla schiena, derivanti dalla flagellazione. Esse possono essere visibili o no. Si manifestano, come nel caso di padre Pio, con un forte dolore in mezzo al palmo delle mani dove poi, nel suo caso, apparve un po’ di rosso grande quanto una moneta da un centesimo. Assieme alle stigmate permanenti, il frate emanava profumo di incenso, rosa e violetta, di solito equiparati alla presenza divina, e ben presto cominciò ad avere il dono della bilocazione.
I pellegrinaggi a San Giovanni Rotondo iniziarono da parte di persone comuni che volevano chiedere grazie personali. Cominciavano a circolare voci di guarigioni miracolose, tanto che dopo la relazione del Padre Generale dei Cappuccini, arrivarono medici ed esperti della Santa Sede per valutare il caso. Tra gli altri, padre Agostino Gemelli medico, psicologo e consulente per il Sant’Uffizio, che decretò essere il comportamento e quanto ruotava intorno al frate, il risultato di isteria o psicopatia.
La condanna vaticana continuò fino al 1931, con divieto ai fedeli di credere al frate o di recarsi da lui, vietandogli di confessare e di celebrare la messa in pubblico. La vicenda ebbe anche ripercussioni politiche, visto che il frate veniva difeso da pie donne alle quali si affiancarono esponenti politici. Le restrizioni vennero revocate dal Papa nel 1933. Dal frate si recarono i reali di Spagna, Maria Josè del Belgio, molti esponenti di casa Savoia e tanta gente famosa e comune che credeva al frate indipendentemente dalle sentenze ufficiali.
Le stigmate scomparvero senza lasciare cicatrici nel 1968. L’umile frate venne dichiarato santo da Giovanni Paolo II nel 2002. Tra i molti miracoli attribuitigli, alcuni riguardano semplici episodi di vita quotidiana: presentarsi in refettorio con molti filoni di pane fresco sorprendentemente comparsi durante il pesante razionamento bellico; moltiplicare le ostie consacrate durante la comunione dei fedeli; arrestare la morte dei mandorli e fargli produrre un abbondante raccolto, malgrado non avessero quasi più nemmeno la scorza. Fino a miracoli intesi nel senso stretto del termine: portare via la “bua” ad una bambina ustionata per essere caduta nell’acqua bollente e guarirla, oppure proteggere un uomo dalla fucilazione nel 1945 facendo inceppare i fucili per poi ottenerne anche la conversione.