Il grande surrealista, Vincent Van Gogh, è attualmente protagonista di una gradita quanto inaspettata popolarità fra gli italiani, che – giovani, adulti, curiosi o estimatori – ne stanno largamente apprezzando la copiosa produzione artistica, manifestando un notevole interesse, probabilmente senza eguali nel tempo.
Il pittore olandese ha spopolato nelle sale cinematografiche con due pellicole. L’esordio, nel 2017, è stato con Loving Vincent, straordinario film d’animazione diretto da Dorota Kobiela e Hugh Welchman, che hanno realizzato un vero dipinto sul dipinto. Lo spettacolo ha totalizzato 240 mila spettatori, un dato piuttosto rilevante considerando che la distribuzione nei cinema italiani è durata soli tre giorni; tuttavia, a sorprendere ulteriormente sono gli incassi, che hanno rappresentato il 50% degli incassi totali di tutti i cinema italiani. A determinare cotanto successo hanno concorso – da un lato – l’indubbia fama del pittore dei girasoli, le cui vivaci pennellate non smettono mai di incantare gli astanti, e – dall’altro – l’innovativa tecnica usata per la produzione del film. Infatti, Loving Vincent è la prima pellicola ad essere stata interamente dipinta su tela, impiegando 65 mila fotogrammi ottenuti dalla rielaborazione di oltre mille dipinti.
Di recente, invece – forti degli esiti positivi dell’anno precedente – le sale cinematografiche hanno proiettato (ancora una volta per tre giorni) un nuovo spettacolo. Questa volta, però, la sceneggiatura è tutta made in Italy, con la direzione di Giovanni Piscaglia. Il film, intitolato Van Gogh. Tra il grano e il cielo, ha avuto un approccio più tecnico all’opera dell’artista olandese, arricchito da interessanti interventi di critici e studiosi.
Tuttavia, non è solo il grande schermo a destare curiosità, perché la magia del pittore fiammingo sta raccogliendo enormi consensi nelle maggiori città italiane grazie a una serie di mostre d’arte sui generis, totalmente multimediali. Giochi di luce e colori proiettano su maxischermi istantanee di vita del passato di Van Gogh, alternando i suoi dipinti a utili spiegazioni per comprenderne meglio il messaggio e le tecniche di realizzazione. In tal modo, il visitatore si ritrova avvolto da questa realtà virtuale multisensoriale, che coinvolge la vista e l’udito, tramite musiche che accompagnano alla scoperta degli aspetti più intimi e tormentati della vita e delle opere dell’artista.
Qualora questo non dovesse bastare e voleste vivere un’esperienza ancora più originale, vi tornerà utile sapere che, dal prossimo 2 giugno, la città di Venezia ospiterà la Van Gogh Multimedia Experience. Si tratta di una full immersion, organizzata in diciannove aree tematiche, all’insegna degli ultimi ritrovati in tema di tecnologia VR. Infatti, indossando gli Oculus Samsung Gear, i visitatori potranno letteralmente entrare nelle opere di Van Gogh, avendo l’opportunità di percepirne ogni singolo dettaglio figurativo per mezzo della realtà tridimensionale.
Pare che il pittore surrealista stia riscontrando sempre più successo, protagonista di un fenomeno che lo rende popolare anche nel resto d’Europa. Ai viaggiatori farà piacere scoprire che nella zona del Brabante (regione compresa fra Paesi Bassi e Belgio) esiste una pista ciclabile soprannominata Van Gogh Path. Essa è il risultato del lavoro svolto dalla società Heijmans, che ha realizzato un progetto del designer Daan Roosegaarde. Il sentiero collega alcuni luoghi in cui l’artista visse proprio in quella zona ed è stato inaugurato nel 2015, in occasione del centoventicinquesimo anniversario della sua scomparsa. Ebbene, la pista ciclabile si distingue per essere ispirata al celebre dipinto Notte stellata, poiché ricoperto di pietre luminose. Queste, assorbendo la luce solare durante il giorno, sono successivamente in grado di illuminarsi per almeno otto ore durante la notte. Il risultato, certamente suggestivo, ricalca le sfumature cromatiche di una delle tele più famose al mondo.
In conclusione, c’è da chiedersi se la strada che stiamo percorrendo sia quella giusta da intraprendere per apprezzare l’arte in ogni sua sfaccettatura. I progressi della tecnologia forniscono, senza ombra di dubbio, importanti strumenti che semplificano e spesso migliorano la vita quotidiana. Tuttavia, secondo il parere di chi scrive, esistono (e continueranno ad esistere) realtà e sensazioni che la tecnologia non sarà mai in grado di replicare. Uno schermo gigante non potrà mai trasmettere le stesse emozioni che lo spettatore proverebbe ritrovandosi faccia a faccia con l’Autoritratto custodito presso l’Art Institute of Chicago. Incrociare gli occhi del pittore nella sua stessa opera e carpirne la profondità nelle fugaci pennellate di azzurro vivo è un’esperienza che nessuna realtà virtuale sarà mai in grado di offrire.