Esistono paesi dove i colori la fanno da padrone, e il fotografarli solo in bianco e nero sarebbe, se non un delitto, quantomeno irrispettoso.
Il Perù è sicuramente uno di questi. Accerchiato da una natura selvaggia dal verde sfolgorante e coperto da cieli di un azzurro tersissimo, in qualsiasi situazione si dipinge dei mille altri colori di cui sono adornati gli abiti dei suoi abitanti. Questo arcobaleno vivente risalta ancora di più in occasione delle numerose festività religiose che richiamano la popolazione in vivaci manifestazioni per strette vie di paesini isolati o larghe piazze di conosciute cittadine come Coya, nel distretto di Calca, che risulta particolarmente rinomata proprio per le sentite processioni che si svolgono in occasione della Festividad de la Virgen Asunta, a metà di agosto.
La festività trova origine nel 1753, quando tre raffigurazioni della Vergine vennero inviate dal re Carlo V di Spagna alle cittadine peruviane di Coya, Pisac e Calca, e da allora catalizza l’attenzione e la devozione di tutta la comunità della valle. Ma non tutta la popolazione risulta così devota: la statua originale della Vergine presente a Coya risulta in parte restaurata in tempi recenti a causa di un furto subito nel 1951, quando dei ladri sacrileghi si impossessarono della testa e delle mani. A seguito di questo fatto oggi vengono custodite nella basilica di S. Juan Bautista tre statue: l’originale restaurata, una costruita ex novo una volta ritrovate testa e mani trafugate, e una donata alla comunità a fine anni ‘60 dalle autorità locali.
In occasione delle festività che si svolgono dal 14 al 17 agosto le statue vengono portate in processione per il paese accompagnate da figuranti, musicisti e 27 compagnie di ballo folcloristico con costumi e maschere tipiche, in quella che è stata dichiarata, solo recentemente, dal ministero peruviano competente patrimonio culturale della nazione.
Le maschere sono proprio gli elementi che catturano maggiormente l’attenzione dei forestieri, non avvezzi a ritrovarsi con raffigurazioni talvolta mostruose o inquietanti proprie della tradizione inca locale, che sicuramente non sfigurerebbero in un qualsiasi carnevale europeo ma abbastanza aliene in una manifestazione religiosa nostrana. Le immagini della Vergine vengono poi a moltiplicarsi su ogni vestito, maschera o copricapo, ma rimanendo sempre protagoniste in un guazzabuglio di drappi colorati, ricami e monili. E se la vista non manca di essere costantemente rapita, anche gli altri sensi rimangono fagocitati dalla musica delle bande, dai rumori dei mortaretti, dai profumi di pane e maialino allo spiedo o dal contatto forzato con i locali, insinuandosi a forza lungo le strette vie del paese.
Oltre alla processione durante i quattro giorni di festa si alternano gare di ballo, sportive, banchetti ma anche visita ai defunti al camposanto, il tutto secondo rituali consolidati accompagnati sempre dai vivaci costumi, trasformando i paesi della vallata in un brulichio di molteplici colori di giorno ma anche al calar del sole, complici i molteplici spettacoli pirotecnici notturni.
Per catalizzare lo stupore non serve dunque inerpicarsi lungo il rinomato percorso escursionistico Inca Trail fino al vicino Macchu Picchu: in Perù lo spettacolo per gli occhi è assicurato anche a valle.