Autismart è il nome della nuova associazione che si occupa dello spettro dell’autismo; un acronimo che comprende la parola Autismo unita all’aggettivo inglese Smart (intelligente, brillante) ed al sostantivo Art (arte). Smart nel suo utilizzo più moderno ovvero connessione con il mondo anche attraverso programmi tecnologicamente avanzati, di realtà aumentata e virtuale. Art come insieme delle arti dalla musica alla pittura, dalla fotografia alla recitazione tutto inglobato in un unico grande contenitore che è il teatro.
Il progetto punta a un approfondimento nella ricerca scientifica sulla validità dell’arte-terapia, con particolare riferimento alla musico terapia e teatro terapia, nel miglioramento dei soggetti autistici Creare opportunità di lavoro in ambito artistico per tutti i soggetti affetti da autismo. Offrire formazione gratuita attraverso laboratori didattici e personale altamente qualificato a soggetti con autismo. Supportare nella realizzazione iniziative, idee e progetti artistici a favore dell'autismo.
Elisa, sei il direttore artistico di Autismart Onlus. Puoi spiegarci come e quando è nata questa associazione e di chi è stata l’idea?
Autismart è una onlus bresciana nata a marzo dello scorso anno allo scopo di creare opportunità di lavoro in ambito artistico per tutti i soggetti affetti da autismo. È nata da una mia idea dopo che a mia figlia, 2 anni fa, è stato diagnosticato il disturbo dello spettro autistico dalla neuropsichiatria infantile di Brescia. Io e la mia famiglia ci siamo ritrovati catapultati in una nuova realtà fino ad allora sconosciuta che ci ha dato però la consapevolezza necessaria a far fronte alle difficoltà e diversità che caratterizzavano mia figlia e scoprire nuovi mondi e nuovi modi di vivere. Essendo io cantante lirica e avendo sperimentato gli innumerevoli poteri della musica nello sviluppo psicofisico del bambino nella mia esperienza di docente ed educatore kindermusik, ho intuito e ho la ferma certezza che l’arte, in genere, sia la chiave di accesso all’interazione con persone che, essendo affette da autismo, presentano in alcuni casi impossibilità a parlare, in altri a leggere o scrivere o avere rapporti sociali adeguati. L’arte è un linguaggio universale, assai più potente e immediato del linguaggio parlato e certamente il veicolo preferenziale da sfruttare per consentire a queste persone di poter esprimere se stessi, le proprie emozioni, integrarsi quindi con una società “diversa” dal loro modo di sentire ed esserne pienamente parte pur conservando la propria diversità. Ho coinvolto quindi alcuni amici artisti (tra cui la grande attrice Erika Blanc che è anche madrina della nostra associazione) e non, ad aiutarmi a realizzare questa idea e… eccoci qui! L’avventura è iniziata!
Pur avendo uno storico brevissimo avete già ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica per il vostro progetto Noi della terra di mezzo, un riconoscimento davvero molto importante e destinato a pochi progetti di grande valore... Vuoi raccontarci i dettagli di questo progetto e chi ne è coinvolto?
Il riconoscimento da parte del Presidente della Repubblica è stato, oltre che una grande sorpresa, una gioia immensa che ha aggiunto entusiasmo e fiducia nel nostro operato, una conferma che stiamo facendo la cosa giusta. Noi della terra di mezzo è il titolo che abbiamo deciso di dare al nostro futuro film. L’idea del titolo è nata da Erika Blanc e credo sia assolutamente adatto a descrivere la condizione di una persona con autismo, qualcuno che sa di essere diverso ma non in modo così palese, in una sorta di condizione “di mezzo” tra ciò che è definito normale e ciò che non lo è affatto. È stata una decisione lenta e ponderata con diversi cambiamenti in corso d’opera che si sono conclusi nella scelta di realizzare un film che racconti l’autismo in cui i protagonisti, gli sceneggiatori e gli aiutanti regia saranno proprio loro, i soggetti con autismo. Saremo spettatori del loro punto di vista su ciò che siamo noi e ciò che sono loro. Gli step per la realizzazione di questo film sono lunghi e richiederanno alcuni anni per arrivare al prodotto finale ma ci stiamo già lavorando. Intanto ad aprile 2018 uscirà il Concorso per sceneggiatori Autismart a cui potranno iscriversi gratuitamente tutti coloro che sentono di avere il talento della scrittura, che abbiano raggiunto la maggiore età e che abbiano un disturbo dello spettro autistico. Una volta proclamato il vincitore (il premio in palio è di 5.500 € n.d.r) programmeremo le date per le audizioni dei futuri aspiranti attori; i selezionati frequenteranno il laboratorio di formazione teatrale diretto da Erika Blanc. Una giuria di esperti del settore artistico e cinematografico stabilirà chi saranno i vincitori che si aggiudicheranno una formazione gratuita e un lavoro nel settore del cinema.
È un progetto davvero fantastico e anche molto ambizioso… Come riuscite a finanziare i costi di tutto questo che, suppongo, non saranno pochi, considerando anche che le iscrizioni sono offerte dalla vostra associazione gratuitamente?
Siamo ottimisti, coraggiosi e un pizzico fortunati! Debbo dire che tutto ciò che possiamo realizzare ora lo dobbiamo esclusivamente alla grande generosità, sensibilità e buon cuore di alcuni industriali bresciani che hanno preso davvero a cuore il nostro progetto e ne hanno capito l’importanza. Naturalmente avremo bisogno di molto supporto finanziario ancora, soprattutto per coprire i costi di realizzazione del film e per pagare gli artisti con autismo che vi prenderanno parte. Oltre all’indispensabile denaro per concretizzare quanto progettato, la generosità è stata anche forte da parte degli artisti che lavorano al progetto e che hanno messo a disposizione il loro tempo prezioso con entusiasmo e volontà per realizzare qualcosa di bello.
In un anno sono stati realizzati ben due eventi: uno a Narni, in provincia di Terni, ospiti dell’Evento Internazionale Enredadas 2017 durante la settimana dedicata alla cultura e all’arte promossa dall’UNESCO. In questa occasione si sono tenuti laboratori di arti grafiche per bambini autistici e un concerto in beneficienza; l’altro è avvenuto a dicembre presso palazzo Mo.Ca a Brescia, dove alcune opere di Enredadas sono state esposte con le opere della mostra L’Arte risveglia l’anima, quadri realizzati da artisti affetti da autismo; nello stesso si è tenuto un convegno a cui hanno partecipato diverse realtà politiche e sanitarie, laboratori di arti grafiche e teatrali per bambini e un concerto per raccolta fondi.
E grazie a te soprattutto Elisa, che hai ideato, progettato e fortemente voluto tutto questo. Avete altri progetti futuri a cui state pensando?
Ma noi siamo una fucina di idee senza sosta! Oltre a questo progetto cinematografico a lungo termine, stiamo anche pensando a come renderci utili nel quotidiano per le famiglie di soggetti con autismo. Ho la fortuna/sfortuna di comprendere benissimo i disagi, lo sconforto, l’esaurimento psicofisico a cui vanno incontro tutti i genitori di autistici perché anche io sono una di loro. I figli autistici arricchiscono tantissimo dal punto di vista umano, danno un senso alla vita che solo chi li conosce può capire, sono immensi, meravigliosi ma esiste anche il risvolto della medaglia… richiedono attenzioni continue, interventi mirati che un genitore da solo non può conoscere se non attraverso lo studio del problema, l’addestramento, la pratica…È una grande sfida dagli esiti incerti, con l’enorme paura di non farcela o di non poter essere presente nel futuro del proprio figlio che avrà sempre bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui perché, è bene ricordarlo, autistici si nasce e dall’autismo non si guarisce…
Quindi sì, vogliamo arrivare laddove il servizio pubblico deficita purtroppo, dove non ci sono servizi né garanzie di aiuto, dove quelli come mia figlia finiscono in infinite liste d’attesa senza ritorno, nel nostro piccolo, con il nostro umile supporto, come ci sarà possibile fare. Abbiamo in programma innanzitutto l’urgente recupero di una sede operativa di cui ancora non disponiamo, dove poter realizzare un baby parking a cui tutti i genitori con figli autistici potranno rivolgersi per affidare il proprio figlio per poter avere un po’ di respiro, un momento prezioso per sé, per una cena, una serata al cinema, un po’ di shopping senza pensieri. Organizzeremo corsi di formazione per aspiranti baby sitter molto motivate e selezionate per renderle idonee a offrire un servizio sia a domicilio che all’interno dei nostri spazi in un baby parking organizzato; abbiamo in programma la creazione di un club per adulti Asperger o autistici ad alto funzionamento, un loro centro di aggregazione nella città di Brescia dove intrattenersi con ciò che più si vuole offrendo supporto e luoghi adeguati; abbiamo anche un progetto di casa vacanza come centro estivo per soggetti autistici e con disabilità intellettiva e tanto altro ancora. Per questo motivo necessitiamo di fondi, sede e soprattutto volontari per realizzare un sogno!
Ma parliamo un po’ di Elisa. Sei direttore artistico di Autismart, cantante lirica e jazz, mamma di 3 bimbe di cui una affetta da autismo… Chi è Elisa Pona e come riesce a gestire tutti questi “fili”?
A questa tua domanda mi viene subito in mente una famosa aria dalla Bohème di Puccini, anche se a cantarla è un tenore: “Chi son? Sono un poeta, che cosa faccio? Scrivo! E come vivo? Vivo!”. Io, come un poeta, vivo di passioni, di sogni e di arte da sempre. Credo fermamente che i sogni vadano realizzati a ogni costo, sia i propri sia quelli degli altri. Le barriere alla realizzazione dei propri sogni sono davvero tante, spesso così sconfortanti da indurci ad abbandonarli. Io non mi arrendo mai. Non ho la presunzione di riuscire a realizzare tutto ciò che desidero ma ci provo e qualche cosa va in porto! In questo momento della mia vita ho deciso di fare solo ciò che amo fare. Canto ciò che mi piace e per chi mi piace; coltivo le mie passioni che vanno oltre la musica; gioco con le mie figlie e mi diverto un sacco e cerco di aiutare persone speciali e ricche di talento a realizzare una parte dei propri sogni e ad essere felici (parlo dei ragazzi autistici). Gestire tutti questi “fili” non è affare semplice, soprattutto quando “il burattinaio” è assai esigente come me! I momenti in cui mi assale lo sconforto, l’angoscia di aver fatto la scelta sbagliata, la paura di non farcela, la stanchezza fisica e psichica, la delusione, il fallimento, sono sempre dietro l’angolo, qualche filo si ingarbuglia e qualche d’uno anche si spezza… Finora ho sempre ritrovato il filo conduttore e ho ripreso il lavoro. Speriamo continui così!
Quando hai scoperto il tuo talento di cantante?
Credo di avere sempre cantato. A 5 anni cantavo nel coro della Chiesa della mia Parrocchia, evidentemente ero intonata e avevo una voce graziosa già da piccola. Non ho mai pensato al canto come a una professione, per me cantare era una cosa naturale, come respirare! Quindi scrivevo anche, recitavo, danzavo e suonavo. Sono entrata in Conservatorio perché volevo suonare il pianoforte. Poi mi sono ritrovata con un flauto traverso in mano prima, un violoncello poi e cantavo nel coro. Fu il Maestro del coro a dirmi che una con la mia voce doveva studiare canto lirico da solista, avevo circa 17 anni, non avevo mai sentito parlare di lirica ma gli detti ascolto e così venni ammessa alla classe di canto e tutto ebbe inizio.
Chi è il tuo compositore preferito?
Non ho un compositore preferito, ho alcuni compositori che amo più di altri. Amo Wagner, nella sua musica e nel suo essere geniale e amo cantarlo più di altri perché mi sento più una maratoneta che una lunghista o una velocista; amo Verdi nella sua eterogeneità; amo Puccini per la sua passionalità travolgente. Stiamo parlando di geni della musica, estremamente diversi per tecnica, stile e carattere, se li puoi avere tutti, perché sceglierne uno?!
E la tua cantante preferita?
Oh, qui mi è più facile scegliere perché non ho dubbi! Cantanti che mi piacciono e che amo molto, ce ne sono diverse e tutte bravissime, forse anche più brave delle mie preferite che sono tre: Renata Tebaldi e Kirsten Flagstad per la lirica, due voci celestiali difficilmente avvicinabili da altri esseri umani; Sarah Vaughan per il jazz, un connubio di tecnica, classe e bellezza timbrica che per me supera tutte.