Uno dei problemi principali che riguarda ciascun atleta è il controllo dell’ossidazione e dell’infiammazione cellulare. L'ossidazione è una reazione chimica che trasferisce elettroni da una sostanza a un ossidante. Questo processo può produrre radicali liberi, responsabili dell'avvio di una reazione a catena che danneggia le cellule.
L’attività fisica intensa, soprattutto se eccede l’abituale allenamento, genera ossidazione perché i mitocondri producono scarti naturali durante il loro lavoro e tali scarti assumono la forma di radicali liberi, ovvero specie reattive dell’ossigeno con possibili danni o distruzione di macromolecole cellulari come lipidi, proteine e acidi nucleici. Questa condizione può essere associata a una diminuzione della prestazione fisica, ad affaticamento muscolare, a danno muscolare, e, in ultima analisi, a sovrallenamento.
Lo stress ossidativo attiva percorsi fisiologici che hanno un ruolo importante nelle risposte di adattamento cellulare e nel mantenimento dell’omeostasi cellulare. La difesa dell’organismo si esplica attraverso la produzione di agenti antiossidanti che bloccano queste reazioni a catena intervenendo sui radicali intermedi, inibendo altre reazioni di ossidazione e facendo ossidare se stessi. Sono definiti chimicamente riducenti (come tioli o polifenoli) in quanto le reazioni chimiche coinvolte sono di tipo ossido-riduttivo.
Gli antiossidanti sono sostanze chimiche (molecole, ioni, radicali) o agenti fisici presenti sia sulla matrice intra che extracellulare che formano un complesso sistema di difesa per proteggere le cellule e i tessuti contro l'eccessivo danno ossidativo nei confronti di lipidi, proteine e acidi nucleici. Durante l’attività fisica, l'elevata produzione di ossidanti nel muscolo scheletrico è controllata da una sinergica risposta tra il sistema antiossidante endogeno e le vitamine e i minerali antiossidanti assunti con una dieta equilibrata.
Un punto controverso riguarda l’attività fisica come generatrice di stress ossidativo: i radicali liberi generati durante l'attività fisica possono agire con effetto ormetico, ovvero di stimolazione, attivando alcune importanti componenti del sistema antiossidante endogeno, come la superossido dismutasi e la glutatione perossidasi. In altre parole l'attività fisica, soprattutto quando moderata e regolare, può agire come il migliore antiossidante.
Un’attività fisica acuta e una cronica hanno un effetto diverso nello stimolo allo stress ossidativo. Diversi studi hanno dimostrato che l'esercizio fisico intenso e acuto induce specie reattive dell'ossigeno e dell'azoto determinando stress ossidativo che può superare la capacità dei sistemi di difesa antiossidante del corpo. Per contro l'esercizio fisico aerobico regolare induce il sistema antiossidante endogeno a proteggere l’organismo dagli effetti nocivi degli ossidanti e dal danno ossidativo.
Recenti studi hanno indicato che i radicali liberi generati durante l'esercizio fisico sono promotori di due importanti vie di segnalazione redox-sensibili, tra cui il fattore nucleare κ B (NF-kB) e la proteina chinasi attivata da mitogeni. L'attivazione di queste vie porta a una induzione di enzimi antiossidanti tra cui quello mitocondriale, superossido dismutasi, la glutatione perossidasi e l’ossido nitrico sintasi. In parole semplici lo stress ossidativo generato dall’attività fisica innesca, con un meccanismo di retroazione (feedback) dei meccanismi protettivi dei confronti dell’ossidazione.
L’attività fisica regolare (allenamento) è determinante in questo processo di omeostasi attiva, consentendo di mantenere da parte dell’organismo il costante controllo delle reazioni redox e proteggendo le cellule dallo stress ossidativo. È stato dimostrato che atleti allenati di endurance hanno una maggiore capacità antiossidante a confronto di sedentari.
Questo elaborato sistema di difesa si serve anche di derivati nutrizionali vitaminici antiossidanti come vitamina E e C, Beta-carotene, flavonoidi e polifenoli. La migliore raccomandazione alimentare è una dieta equilibrata, con consumo regolare e variegato di abbondanti quantità di frutta fresca, verdura, cereali integrali, legumi, germogli e semi. Questo è un modo efficace e sicuro per soddisfare tutte le esigenze antiossidanti in persone fisicamente attive e in atleti ben allenati.
Le integrazioni con alti dosaggi di antiossidanti esogeni sono invece controverse. Attualmente insufficienti studi supportano l’efficacia di questa pratica nel prevenire i “danni” dell’attività fisica di endurance. A questo proposito la recente letteratura è ancora molto contradditoria e sono stati affrontati aspetti sia positivi sia negativi. Recenti ricerche evidenziano una riduzione dell’adattamento cellulare all’attività fisica. È stata anche dimostrata una inibizione dell’effetto positivo dell’attività fisica nella sensibilità all’insulina.
In conclusione è degno di nota considerare che il nostro corpo possiede un sistema antiossidante endogeno autonomo, che può essere allenato; ne risulta che più saremo allenati più saremo protetti dai radicali liberi. Questi radicali liberi, naturalmente prodotti nel nostro corpo dal metabolismo energetico, da “nemici” diventano un valido alleato dell’atleta: l’aumento dello stress ossidativo tipico dell’allenamento determina uno stimolo adattativo a livello cellulare che aumenta l’espressione di diversi sistemi antiossidanti, favorendo la formazione di un organismo più allenato nei confronti dei radicali liberi. La dieta risulta la miglior alleata dell’atleta nel mantenere equilibrate le reazioni redox. Di contro un'eccessiva integrazione di antiossidanti esogeni ridurrà l’efficacia degli enzimi antiossidanti endogeni configurandosi quindi come un danno più che un beneficio.
In un mondo sportivo che spinge sempre di più verso la medicalizzazione e l’abuso dell’integrazione nello sport, è fondamentale sottolineare l’importanza di una dieta equilibrata costruita come un abito “su misura” per lo sportivo che deve tener conto di tutte le esigenze nutrizionale in ogni fase del momento atletico.
Fonti
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