Dolores O’Riordan l’ho “scoperta” grazie a Luciano Pavarotti che l’aveva invitata a esibirsi a Modena. Ricordo infatti di averla vista la prima volta in televisione il 12 settembre 1995 nella diretta RAI del Pavarotti & Friends. Cantò Linger, uno dei successi della sua band assieme a Simon Le Bon dei Duran Duran, chiudendo poi con l’Ave Maria di Schubert in duetto con big Luciano. Il tutto accompagnato dall’Orchestra Filarmonica di Torino. Emozioni indescrivibili che coinvolsero anche Lady Diana ospite d’onore.

Cos’altro chiedere a un’artista? Se aggiungiamo l’impegno civile presente nella canzone denuncia Zombie, scritta dopo la morte di due ragazzi inglesi per un attentato dell’IRA, iniziamo a comprendere le ragioni del successo. Mi sono avventurato in un percorso di ricerca sempre più appassionante andando alle radici della diffusa benevolenza di cui godeva Dolores O’Riordan, icona rock e voce simbolo dei Cranberries, scomparsa precocemente il 15 gennaio a Londra durante una breve sessione di registrazione. L’elevatissimo livello artistico associato a tratti di profonda umanità ce l’hanno fatta voler bene e lasciano presupporre che rimanga benvoluta nel cuore di molti.

I componenti della sua band Noel, Mike e Fergal hanno dichiarato tutta la loro gratitudine e privilegio per essere stati parte della sua vita a partire dal 1989, quando iniziò l’avventura dei Cranberries e la consapevolezza per la perdita di una vera artista. Rimanendo sull’isola irlandese, gli U2 hanno dichiarato: “La band è ridotta al silenzio ma è sicuramente alla sua famiglia che stiamo pensando. Dal West (dell’Irlanda) arrivò questa tempesta di una voce - aveva una tale forza di convinzione eppure poteva parlare alla fragilità in tutti noi. Il Bel canto (scritto proprio così, in italiano) di Limerick. Firmato Bono, The Edge, Adam e Larry”.

Voce inconfondibile. Dava del tu alla parte alta del pentagramma, e forse anche oltre, come nessun’altra. Talento puro. Scriveva canzoni dall'età di nove anni compreso il brano Zombie premiato agli MTV Awards del 1995 come miglior canzone dell’anno. Quaranta milioni di dischi venduti in tutto il mondo la collocano di diritto nell’olimpo del rock. Ancora l’anno scorso Eminem ha inserito un campionamento di quella canzone nel ritornello della sua In your head.


Partiamo però dall’inizio. Ultima di sette tra cinque fratelli e una sorella cui aggiungere Gerard morto piccolo. Famiglia irlandese con tanti problemi ma dove la mancanza di un certo agio, per non chiamarla proprio povertà, era direttamente proporzionale alla dignità con cui mamma Eileen conduceva la famiglia e alla fiducia nella vita e nel futuro. Educazione alla fede. Sua mamma scelse come primo nome di battesimo Dolores in onore dei sette dolori della Vergine Maria ricordati nella recita del Rosario e le prevedeva una vocazione alla vita religiosa. Si dovette presto ricredere. Manifestando una precocissima predisposizione per musica e canto Dolores metteva a frutto altrimenti i talenti ricevuti.

Tanto affetto domestico non bastò a evitare l’imprevedibile. Nel 2014 Dolores dichiarò al Belfast Telegraph di soffrire di un terribile disgusto di sé essendo stata abusata sessualmente quando era bambina dagli otto ai dodici anni. In precedenza confidandosi con il giornalista di fiducia e amico Barry Egan non lesinò dettagli espliciti che tralasciamo. Successivamente Dolores sviluppò anoressia. Costui, persona di fiducia per la famiglia, l’aveva avvicinata di nuovo nel 2011 al funerale del padre per chiederle scusa riattivando così un trauma antico tenuto nascosto per troppo tempo. In un’intervista Dolores ammise un tentativo di overdose nel 2013 supponendo “abbia significato voler rimanere qui per i bambini” cioè suo figlio e le due figlie.

Quelle interviste a cuore aperto suonano chiaramente come richiesta di aiuto. Tale livello di percezione cognitiva e facilità comunicativa sembrerebbe il risultato di un certo lavoro psicanalitico. Non possiamo escluderlo. Oppure semplicemente rappresentano un’opportunità da rockstar che ha accessibile questo canale preferenziale dell’intervista e del palcoscenico in generale. Non trascuriamo dunque l’ipotesi che tutta l’attività artistica svolta avesse secondi scopi. L’abuso si era infatti configurato anche a livello orale come fellatio. Il canto diventava perciò una liberazione, un buttare fuori con violenza spingendo l’aria con il diaframma. Attraverso la bocca passa la parola e il respiro. La bocca come porta dell’universo.

Una tematica che ho sviluppato come odontoiatra al Convegno di Primavera 2016 dell’Associazione Est Modus. Nella mitologia greca Οὐρανός - Urano era una divinità primordiale personificazione del cielo. In greco antico οὐρανός [-οῦ, ὁ] significa cielo stellato, firmamento, aria, volta celeste, lo spazio, l’universo, gli abitanti del cielo, gli dèi. Curiosamente significa anche palato, volta palatale. E se il palato corrisponde a Urano, i denti corrispondono alle proiezioni dei meridiani dell’agopuntura cinese. I denti frontali della cantante hanno inoltre subito un evidente e consistente rifacimento protesico con rimodellamento estetico leggibile anch’esso come tentativo di cancellare i connotati e riscriverli.

Ancora Barry Egan venne convocato da Dolores dopo il fattaccio accaduto sul volo transcontinentale New York - Shannon quando la cantante aveva aggredito personale di bordo manifestando il suo disturbo bipolare. Il giornalista le domandò se intendesse chiedere aiuto a uno psicologo sentendosi rispondere che le sue canzoni avevano curato la depressione di molti suoi fan. Questo merito è stato ribadito durante l’omelia funebre. Un credito in più per perdonarle molto. Le voleva bene e lo dichiarò alla stampa anche Carmel Coyne hostess Aer Lingus, aggredita dalla cantante durante quel volo e finita in ospedale con una caviglia gonfia.

Ignoriamo nei dettagli storia clinica e cause del decesso. La prudenza è d’obbligo per evitare giudizi avventati. È tuttavia sufficiente raccogliere alcuni dati pubblici per affrontare argomenti di importante risvolto sociale e spiccatamente medici come i disturbi di cui soffriva la cantante. Senza prevaricare sul rispetto ma solo per dare una corretta informazione. Non possiamo esimerci dal confrontare la vicenda con possibilità di cura che per quanto non convenzionali e purtroppo nemmeno molto conosciute rimangono praticabili e soprattutto molto efficaci.

Confidare a un giornalista gli abusi subìti nell’infanzia ha un certo peso specifico, forsanche utilità, ma non basta. Bisogna "lavorare" quel trauma utilizzando metodiche validate scientificamente come l'EMDR che risulta la più indicata tra le psicoterapie. Esiste dunque un’alternativa ai farmaci. In Un rapido per la felicità - Psicoterapia Non Convenzionale in Medicina Olistica della dottoressa Marcella Taricco leggiamo: “quasi che la precocità di comparsa di una determinata abilità sia indice di una particolare forma di intelligenza … è soltanto un indice, peraltro poco significativo, della prevalenza di un canale piuttosto che di un altro”.

Qual era la vocazione di Dolores? Probabile che lo scrivere canzoni, pratica iniziata subito dopo gli abusi, sviluppasse un canale privilegiato e che le vere attitudini fossero da ricercare prima del trauma decantando tutte le sovrastrutture successive che ne hanno inquinato l’espressione. Lo star system rifiutato in seguito testimonia la consapevolezza tardiva che esso non rispondeva più alla domanda originale. Per recuperarla il prof. Roberto Fagioli assieme alla dottoressa Marcella Taricco ha messo a punto un’originalissima procedura denominata Decanter Test ®.

Riguardo al controllo del dolore, altro cruccio della cantante riferito dalle cronache, l’agopuntura cinese risulta molto efficace. Molti miei compagni della scuola triennale di agopuntura in So-Wen a Milano erano infatti anestesisti.

Dolores esibiva molti piercing all’orecchio e molti tatuaggi. “L’orecchio è una potente zona riflessogena di tutto il corpo e può risentire di una stimolazione inopportuna fino addirittura a causare patologie”. È Osvaldo Sponzilli responsabile di agopuntura, omeopatia, e riflessoterapie dell’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma che avverte come un’applicazione sbagliata del piercing può causare disturbi funzionali a breve e lungo termine in organi e apparati lontani dal punto di inserzione.

Possono perciò verificarsi casi di ansia immotivata ma anche infiammazioni urogenitali, cefalee, scompensi ormonali o nervosi e allergie respiratorie. Il tutto per un improvvido anellino o orecchino inchiodato nel punto sbagliato.

"Mi è capitato un caso di una ragazza di 23 anni - racconta Sponzilli - che soffriva da quattro mesi di insonnia indomabile dipendente da un piercing auricolare inserito a livello del tubercolo di Darwin che non a caso rappresenta un punto nervoso centrale importante. Tolto il piercing, la ragazza riacquistò un sonno regolare"’. Ancora, un caso di allergia presente tutto l’anno trovò soluzione con la rimozione del piercing alla sommità dell’orecchio. Nel caso dei piercing la rimozione è la manovra da eseguire ed è risolutiva.

Non meno pericolosi i tatuaggi, vere e proprie cicatrici che ostacolano il fisiologico fluire dell’energia nei meridiani della Medicina Tradizionale Cinese. Preferibile però non toccarli. La rimozione in luce laser porta solo un beneficio estetico ma rende ancor più patologica la cicatrice stessa e aumenta la diffusione dei pigmenti. La prima vera correzione sarebbe non aggiungerne altri, passaggio per niente scontato considerato che chi ama farsi un tatuaggio tende poi a esagerare. La terapia più interessante è quella sviluppata dal prof. Roberto Fagioli che attraverso l’utilizzo della Chinesiologia Applicata prescrive creme contenenti olii essenziali la cui formulazione è il risultato di un approccio assolutamente individualizzato e contestualizzato per ogni paziente in relazione alla topografia del tatuaggio stesso rispetto agli agopunti e ai meridiani e al tipo di metallo o inquinante contenuto nell’inchiostro oltreché al suo colore. Possibile la presenza di mercurio come conservante.

La pietas verso la persona, soprattutto indifesa come il bambino, assurge a cardine del pensiero quando è subordinatamente commisurata alla spietatezza - sine pietate - nel combattere la patologia. Debellare la malattia presagisce interventi su livelli profondi e articolati nel rispetto dell’unità mente-corpo. Specchio della coscienza del sé, il desiderio di guarire, testimone imprescindibile sin dagli esordi oppure neonato dentro un percorso di cura, rende la persona soggetto attivo del suo cammino di riequilibrio e costituisce il talento più prezioso. Valorosi i pazienti, e i loro curanti, che lo coltivano.