Questo festival ci fa conoscere, di anno in anno, le eccellenze femminili del mondo del Cinema. Quarantadue sono i film in programma che vedono professioniste nel campo della regia, del documentario e della fiction, sceneggiatrici, ricercatrici, produttrici, letterate convertite al Cinema. Donne che emergono fra mille difficoltà e, forse per questo, raggiungono livelli notevoli e ci raccontano di un’affermazione progressiva della donna nella società attuale, anche se molto ancora va fatto. Donne che “segnano il tempo”, conservando ricordi e guardando avanti.
A questo festival sono state invitate autrici di lungo corso come Coline Serreau e Dominique Cabrera, maestre del cinema francese, che raccontano momenti forti del nostro tempo: la nascita del femminismo e la sua evoluzione; la critica della società globale (Serreau) e la vita post-coloniale narrata in prima persona (Cabrera). Ma troviamo anche nuove e formidabili autrici, come la svizzera di origine italiana Petra Volpe, che svela i retroscena dell'ultima conquista del voto del Novecento, nella Svizzera del 1971. Tutte lavorano con ironia tra storia e memoria, proponendoci storie di singole donne e di movimenti collettivi, attente all'attualità ma ben consce della necessità di trasmettere il passato alle nuove generazioni come bagaglio di conoscenza imprescindibile per orientarsi oggi.
I premi alla carriera sotto forma di Sigillo della Pace, un riconoscimento del Comune per la rilevanza artistica e culturale, vanno quest’anno a Coline Serreau e a Mariann Lewinski. La prima ha unito, nel corso della sua quarantennale carriera, alla profondità avveniristica dei temi trattati una capacità di raccontare che diverte, allieta e apre alle soluzioni. Grande successo di pubblico in tutto il mondo ha ottenuto con Solutions locales pour un désordre global, del 2010, film sul declino dell’umanità e la crisi, in Italia mai distribuito, benché antesignano di tutti i problemi che sono emersi chiaramente solo in questi ultimi anni. Il messaggio era - ed è - ritornare a produzioni legate al ciclo millenario della terra e ricordare che ci sono persone che in ogni parte del globo ci stanno lavorando, e servono teorie e pratiche. Basta saperlo e collegarsi. Andando a ritroso, al 2005, troviamo il delizioso Saint-Jaques... La Mecque, che racconta un pellegrinaggio a San Giacomo di Compostela di un gruppo di varia umanità. La radicalità e la bella libertà delle soluzioni narrative di questo film incantano, ma sono una costante fin dai primi film, come Pourquoi pas? del 1977, dove un triangolo amoroso, in cui la coppia è composta da due uomini, è messo in crisi da una donna.
Alla svizzera Mariann Lewinski va il Sigillo della Pace, attribuitole per il suo lavoro di archivista, ricercatrice, curatrice e restauratrice di materiale cinematografico. La Lewinski ha una capacità senza eguali di salvare e riproporre filmati di un passato remoto, in cui non esistevano archivi per le pellicole. In particolare proietta un film basato sui diari di viaggio di Ella Maillart, intraprendente fotografa e scrittrice che lascia nel 1936 l’Europa nazista diretta in luoghi lontanissimi. Mariann è riuscita a ritrovare i due filmati che Ella aveva girato nel fortunoso viaggio e se ne è servita per creare questo film.
I premi Gilda prendono il nome, assai evocativo, dalla proprietaria di Gilda bistrot, un locale fiorentino che coniuga fantasia nell’arredo a squisiti piatti. Il premio per la miglior attrice va, quest’anno, all’italiana Marta Zoffoli, una delle brave interpreti del film Contro l’ordine divino di Petra Volpe. Commedia originale, forte e delicata a un tempo, è centrata su un gruppo di donne che si ribellano al millantato "Ordine Divino" che le escluderebbe dal diritto di voto.
Il premio alla regista è per la portoghese Margarida Leitão per Gipsofila. La coppia marocchina regista-produttrice del documentario di cultura berbera amazigh Farida Benlyazid-Daunia Benjelloun riceve il premio doc. Vince il premio Gilda antiviolenza la regista Anya Camilleri, Gran Bretagna. A Girl Of No Importance è l’incipit di un film, ambientato in una Roma notturna piena di luci e monumenti, dove corre, in abiti succinti, Alina, minorenne rapita e avviata alla prostituzione, cercando di fuggire, senza documenti e senza soldi, dai suoi rapitori. Anya ritiene questo festival un trampolino di lancio atto a sensibilizzare chi l’aiuterà a portare a termine quello che si preannuncia un film di denuncia, si contano infatti diecimila ragazzine rapite o comprate negli ultimi anni nei paesi dell’Europa orientale.
Il premio Gilda alla carriera va a Dacia Maraini. Presente al Festival, la scrittrice ci ricorda la sua vita, i libri da lei scritti e le frequentazioni con Moravia e Pasolini, prima che la proiezione di un film su di lei, Io sono nata viaggiando, di Irish Braschi, aggiunga ai ricordi le immagini.
Fuori dalla sala di proiezione del Cinema della Compagnia sono esposti tre lavori artistici. Una vetrina di "Reperti etnografici dall'Antropocene" è esposta in anteprima dalla regista Silvia Lelli, in veste di antropologa. Ha già avuto successo in molte mostre l'installazione di videoritratti di Matilde Gagliardo La fabbrica della bellezza, che ferma nel tempo, immortalandoli, i lavoranti della manifattura di Doccia. La fotografa Amalie Rothschild espone le foto di una magica installazione luminosa di Anita Thacher, prematuramente scomparsa da pochi mesi, ambientata nel Cinema Odeon, la sede precedente dei Festival del Cinema a Firenze.
Il numero delle donne emergenti nel vasto campo del Cinema sembra destinato ad aumentare, grazie alla nuova Legge 14 novembre 2016, n. 220, che “detta i principi fondamentali dell'intervento pubblico a sostegno del cinema e dell'audiovisivo in quanto attività di rilevante interesse generale...” La legge recepisce l’invito della UE a promuovere uguale partecipazione di uomini e donne nella società, e quindi anche nel Cinema, dove in questi 39 anni c’è voluta tutta l’attitudine investigativa, sempre determinata e vigile, delle organizzatrici Paola Paoli e di Maresa D’Arcangelo, per scovare e condividere con un vasto pubblico, un anno dopo l’altro, opere di donne, figure professionali di grande valore, emerse con difficoltà per l’imperante sperequazione di genere, e poi spesso rimaste sconosciute in Italia per le leggi che regolano la distribuzione.
Della bontà dei provvedimenti del legislatore, atti a diminuire la disparità di occasioni offerte alle donne rispetto agli uomini dell’industria cinematografica, avremo modo di giudicare il prossimo anno, ai festeggiamenti dei quarant’anni di questo prezioso Festival.