La vita si è insediata in ogni ambiente della Terra. Le incredibili capacità di adattamento degli organismi hanno fatto sì che essi potessero vivere in qualsiasi ambiente, dalle profondità oceaniche alle vette più alte dei monti, dai deserti alle foreste tropicali, dal suolo alle cime degli alberi, dalle spiagge ai centri urbani e persino nei luoghi cosiddetti “estremi” come il caldo infernale della lava vulcanica e i ghiacci perenni dei poli. L’Antartide, il continente più freddo del globo, un’enorme distesa di ghiaccio di circa 14 milioni di km2 di superficie, non ne è un’eccezione, bensì ospita molte forme di vita sia sulla terraferma che nei fondali marini prossimi al continente.
Confinato interamente oltre il 60° parallelo di Latitudine Sud, presenta un lungo braccio di terra detto Penisola Antartica che si estende per circa 1300 km verso l’estremo sud dell’America Meridionale, una penisola montuosa il cui profilo è caratterizzato da numerose isole, angusti canali e banchi di ghiaccio. Dall’estremità della penisola, una catena di rilievi sottomarini, nota come Arco di Scozia, si snoda prima in direzione est, poi verso ovest, formando un grande circolo che va a congiungersi a Capo Horn, in Sud America. Una delle caratteristiche principali di questo continente, che coinvolge in particolar modo il mare, è il fatto di essere circondato interamente da una corrente oceanica circumpolare che spinge le masse d’acqua dell’Oceano Meridionale fino alla cosiddetta “Convergenza antartica”, una ristretta fascia di mare dove le acque fredde antartiche, che salgono da Sud, si incontrano con le acque relativamente più calde che provengono dalle zone australi dei tre Oceani, fungendo da barriera fisica e biologica che isola il continente dal resto del globo. L’Oceano Meridionale, con una profondità media di 4500 m e una massima di 7235 m, svolge un ruolo determinante nella regolazione del clima globale, interagendo con la circolazione atmosferica e con le acque di scioglimento dei ghiacciai antartici.
Tra le prime spedizioni antartiche che si ricordano spicca quella di James Cook, che tra il 1772 e il 1775 attraversa il circolo antartico arrivando a meno di 75 miglia nautiche dalle coste. Ma sono le esplorazioni del ‘900 ad aver lasciato un segno tangibile nella storia di questo luogo di ghiaccio: Robert Scott, tra il 1901 e il 1904, raggiunge gli 82° di Latitudine Sud, Ernest Shackleton gli 88° Lat.Sud nel 1909 ma è il norvegese Amundsen che taglia il traguardo dei 90°Lat.Sud nel 1911. Da un punto di vista biologico, il continente antartico, proprio per le sue caratteristiche uniche, ospita un numero elevato di endemismi, quindi di specie che non si trovano in nessun altro luogo. L’Oceano Meridionale presenta una ricca biodiversità che riesce a prosperare in un ambiente dominato dalle glaciazioni e da condizioni ambientale assolutamente estreme.
Gli scienziati che lavorano al “Censimento della vita marina”, un’iniziativa che riunisce 2700 studiosi da 80 Paesi diversi, che dal 2001 al 2010 ha portato a compimento il più grande censimento della vita marina con lo scopo di indagare la vita marina passata, presente e futura, valutarne la diversità, la distribuzione e l’abbondanza, ha svelato molti misteri su quelle che sono le specie presenti nelle acque antartiche, rivelando un numero che si aggira intorno alle 8000 specie, contro le 5500 dell’Artide. Dagli ultimi risultati del censimento, risulta che esistono circa 300 specie marine, comprendenti crostacei, molluschi e cnidari che vivono sia al Polo Nord che al Polo Sud e delle 7500 specie antartiche, nelle quali rientrano sia vertebrati che invertebrati, la metà è endemica. Incredibile per gli scienziati grazie ad alcune tecniche molecolari, è la scoperta che, durante milioni di anni, si sono sviluppate forme di vita che sono rimaste immutate in quella che potremmo definire un’incubatrice ghiacciata.
Nel 2009 si è concluso l’Anno Polare Internazionale, e per celebrarne l’occasione, è stato creato il Marine Biodiversity Information Network, un portale collaborativo che offre informazioni sulla biodiversità marina antartica. Il database disponibile sul sito è il primo censimento rigoroso della vita marina antartica ed è ora facilmente utilizzabile dalla comunità scientifica internazionale. Esso costituisce una base importante per gli sforzi futuri di determinare gli impatti dei cambiamenti climatici sulla biodiversità dell’Antartide. Inoltre, i dati sono sottoposti a un controllo di qualità da parte di un team di esperti e standardizzati per facilitare il flusso di informazioni tra il Registro delle specie marine antartiche e altre banche dati online sulla biodiversità marina.
È del 2016, invece, una notizia importante per quanto riguarda la salvaguardia della biodiversità del continente bianco: l’istituzione di un’area marina protetta di 1,55 milioni di chilometri quadrati del Mare di Ross, per i prossimi 35 anni, divenendo pertanto la più grande area marina protetta in acque internazionali. Il Mare di Ross è uno degli ultimi ecosistemi marini intatti del mondo, habitat di pinguini, foche, pesci, mammiferi marini, echinodermi, artropodi, e di grandi quantità di krill, alimento base per balene e altri grossi cetacei, nonché per il pesce più grande al mondo, lo squalo balena. L’area protetta sarà grande quanto Francia, Germania e Spagna e comprenderà una zona A dove nulla potrà essere prelevato, ma ci saranno anche zone speciali dove la pesca del krill e del merluzzo sarà consentita per scopi di ricerca.
Tra gli organismi più sensazionali che riescono a vivere e prosperare a temperature che si aggirano perennemente intorno agli 0°C vi sono i cosiddetti ice fish, pesci di ghiaccio, appartenenti all’ordine dei Notothenioidei, un gruppo che vive esclusivamente in acque antartiche ma anche intorno alla Nuova Zelanda e al Sud America. Si tratta di specie demersali o bentoniche, quindi che vivono in prossimità dei fondali marini, che presentano la mancanza della vescica natatoria e una riduzione del tessuto osseo, il che garantisce un migliore equilibrio nel mantenere un peso leggero e quindi una maggiore galleggiabilità. Ma la caratteristica peculiare di questi strani pesci è la mancanza o una percentuale davvero esigua di emoglobina, la proteina che trasporta l’ossigeno nei globuli rossi, presente in tutti i vertebrati. I Channichtyidi sono una famiglia di Notothenioidei in cui l’emoglobina è completamente scomparsa, e tale caratteristica non sembra essere un problema per gli animali in questione. Questo, grazie ad alcune caratteristiche dell’acqua marina antartica che, essendo fredda e vicina al punto di congelamento, è ricca di ossigeno, il quale non necessita di un trasportatore ma passa direttamente attraverso i tessuti del pesce e assorbito dal plasma. Inoltre, nell’acqua marina fredda la solubilità dell’ossigeno è decisamente maggiore rispetto all’acqua con una temperatura più alta, facilitando dunque la respirazione dei pesci. L’assenza o la riduzione dell’emoglobina rende il sangue meno viscoso, agevolando il flusso di ossigeno ai tessuti e agli organi.
Un’altra e non meno incredibile caratteristica dei pesci antartici è la presenza di proteine antigelo che impediscono alle cellule di congelare e successivamente scoppiare, permettendo loro di vivere dove il resto delle specie soccomberebbe. I Notothenioidei possono spingersi sino a 1500 metri di profondità. Il Chaenocephalus aceratus è un esempio di Channichtyide che misura 70 cm di lunghezza e 3,5 kg di peso rappresentando uno dei predatori più temuti dagli altri organismi, scoperto nel 1927 e la cui assenza di globuli rossi fu confermata nel 1954 dal biochimico Johan Ruud. I Notothenioidei rappresentano dunque un solo esempio di organismi che sono riusciti ad adattarsi perfettamente all’ambiente estremo in cui vivono, sviluppando caratteristiche uniche e irripetibili; una manifestazione unica di una Natura che, ancora una volta, non smette di stupirci.