Da sempre i fiori sono stati usati per illeggiadrire le fanciulle o per mandare loro un messaggio galante in bellezza, criptico ma svelabile con l'aiuto di uno dei tanti libriccini in commercio. I cappelli, invece, erano per secoli simbolo di potere e distinzione. Ora in mostra nello spazio Mostre di CRF vengono presentati cappelli fioriti, alcuni storici, altri commissionati alle manifatture di Signa. Due le sezioni che compongono la mostra: 'L’Art Nouveau della Richard Ginori in collezioni private fiorentine', curata da Pierluigi Ciantelli e dedicata a porcellane fiorite della celeberrima manifattura, e ‘Chapeaux de paille d’Italie’, curata da Roberto Lunardi (Direttore del Museo della paglia e dell’intreccio 'Domenico Michelacci' di Signa).L’elemento unificante delle due parti è costituito dallo stile floreale e naturalistico molto ricco e colorato,con l'uso di sfumature cromatiche di estrema raffinatezza. La scelta della lingua francese nel titolo per la seconda sezione vuole ricordare la grande diffusione che questo tipo di cappelli ebbe, dagli albori della sua creazione nel 700 , in Francia, dove incontrarono il grande favore di un pubblico femminile elegante e alla moda. E' rivolta anche alle scuole e troverà il favore, non solo di chi ama la moda e l'artigianato, ma anche i fiori di squisita fattura. I cappelli nuovi sono stati ordinati nelle tipologie che si accordano con la collezione di porcellane fiorite della Richard Ginori. Una bellissima raccolta di prodotti di artigianato artistico, che il neo presidente dell'Ente cassa Giampiero Maracchi, definisce: “Una mostra per il futuro”. Secondo gli intendimenti degli organizzatori, infatti, far conoscere il grado di eccellenza raggiunto da cappelleria e ceramica è un invito a considerare queste come attività lavorative interessanti anche nell'oggi. Ovviamente applicando nuove tecnologie (che ne possano sviluppare l’appetibilità economica) sul sustrato collaudato di capacità che appunto la mostra ci svela e che i due cataloghi Polistampa, di Lunardi e Ciantelli, immortalano con storie avvincenti e foto per lo più inedite. Vedere la bellezza che raggiungono gli oggetti in mostra, oltretutto esaltando i loro pregi per l'accostamento fra due artigianati diversi, stimolerà sicuramente i giovani a considerare nuovi campi lavorativi, a partire da una tradizione italiana che è stata innovativa. Ci dice Lunardi che Lehorn,il nome con cui gli inglesi chiamano Livorno, è assurto al significato di cappello di paglia in tutte le lingue, proprio perché inventato a Livorno.
In un momento così delicato per il futuro della produzione Richard Ginori, è bello che venga mostrata una serie di oggetti di cui è stata capace la professionalità di veri artisti nel produrre queste porcellane tutte fiorite e arricchite da bordi d'oro (solo gli autori di oggetti così elaborati sono stati autorizzati dalla celebre manifattura a firmare le loro opere, realizzate su disegno esecutivo a pastello, altra manifestazione di artisticità eseguita dagli stessi lavoranti ). Pierluigi Ciantelli, attraverso le scelte produttive della grande azienda toscana di Sesto Fiorentino,ha fatto una ricostruzione storica godibilissima e inedita della vita fine ottocento . Troviamo nel catalogo la spiegazione della denominazione italiana “Liberty”. Ci rende orgogliosi un paragone con la produzione contemporanea del più illustre concorrente della Richard Ginori, la Limoges, fatta da una grande esperta della produzione di porcellana dell’epoca, che rimane estasiata dai colori e si chiede a quante cotture siano stati sottoposti i manufatti per non avere mai scheggiature nel bordo d'oro.
I cappelli in mostra sono per metà antichi e per metà di recente produzione. Li adornano soprattutto fiori, ma anche leggiadri materiali apposti in volute trasparenti, rigide e leggere, molto ornamentali. Quasi tutti a falde larghe, perché nascono per riparare dal sole, sia la pelle delle signore che doveva essere bianchissima, sia gli occhi e la testa delle lavoratrici che dovevano vederci bene ed evitare colpi di sole. Li indossavano anche i guerrieri, per ripararsi dai riflessi delle armature nemiche, come ci mostra il quadro di San Michele e il drago fotografato nel catalogo. La prima manifattura di Signa risale al 1714. “ E' un artigianato da considerarsi arte”, sostiene Roberto Lunardi notando che molto spesso l'arte moderna riconosciuta come tale si è fatta virtuale, mentre qui la creatività si sposa ad un difficile lavoro di realizzazione degli oggetti. “E' un po'come in campo economico -aggiunge- la differenza fra “risparmi” e “derivati bancari”. Nei primi il valore economico proviene dal lavoro eseguito per produrre quel denaro, mentre i secondi sono pure scommesse sul movimento di capitali altrui”.
“Dobbiamo insistere nella formazione dei giovani nel campo dell’artigianato artistico poiché è certo che questo è uno dei più importanti settori produttivi a livello nazionale ’’. Maracchi parla ora come presidente dell’Osservatorio dei Mestieri d’Arte (OmA), una creatura sua e dell'Ente cassa che difende appassionatamente l'Artigianato. E prosegue “ ........ per aprire ai giovani nuovi sbocchi occupazionali nel settore dei Mestieri d'Arte. Da parte nostra, ci stiamo impegnando in questa direzione fin dal 2006, quando l'Ente Cassa di Risparmio di Firenze avviò il progetto OmA, proprio con lo scopo di promuovere la conoscenza di questo settore. Oggi esiste una rete, che è in continua espansione”. E non è un caso che proprio il cappello di paglia è stato scelto come ambasciatore del nostro paese per l'anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti 2013.
La pubblicizzazione realizzata attraverso questa mostra si affianca allo studio, da parte dell'Ente Cassa, di innovazioni tecniche nella loro commercializzazione, necessarie per prodotti di nicchia in un'economia globalizzata. Spiega il Direttore generale Renato Gordini: “L’artigianato d’arte è uno dei must di Firenze e della Toscana nel mondo e, per aiutare le imprese, stiamo predisponendo un progetto che vuole sostenerle nella vendita all’estero della loro produzione e che illustreremo non appena lo avremo definito’’.
Per realizzare questa mostra sono stati mobilitati un gran numero di soggetti, oltre all'Ente cassa, per la sede e l'ideazione. Il celebre centro manifatturiero di Doccia e Pierluigi Ciantelli, appassionato collezionista, per le porcellane . Per i cappelli si fa riferimento alla miriade di piccole aziende e singoli creativi che operano tra Firenze e Signa e che hanno aderito con entusiasmo al progetto realizzando modelli ispirati alle fogge liberty o nouveau. Oliva Rucellai del Museo 'Richard-Ginori' della Manifattura di Doccia e Roberto Lunardi del Museo Michelacci di Signa hanno assicurato alla mostra il necessario supporto storico e scientifico. Coinvolto pure Giuseppe Grevi, del Consorzio “Il Cappello di Firenze”, garante del rapporto con la realtà economica.