Le prime raffigurazioni del Cristo mostrano un giovane che suona il flauto nei campi, fra gli animali, le greggi. Oppure un giovane che reca sulle spalle un piccolo di agnello. Non sapendo come dare immagine al nuovo Salvatore gli antichi cercano l’immagine maschile più dolce, amica e bella che conoscano, quella del bel portatore di ariete.
Attorno alla città un bel giovane doveva portare la bestiola. Fare il giro attorno alle mura come attorno a Gerico, come l’Ancella notturna del sublime Cantico di Salomone. Il figlio di Maia la regina di maggio nasce in una grotta. Nel deserto pietroso della prova Cristo vive in mezzo a bestie selvatiche che alla sua presenza tornano edeniche, mansuete, amichevoli. Lui è Parola che infiamma e scioglie i cuori. Nuovo Orfeo che smuove con il suono gli elementi. Lo Psicopompo conduce l’Ariete, Cristo è l’Agnello. San Paolo l’eloquente a Listri viene scambiato per il Persuasore. Come Cristo cammina e parla pellegrino e viandante amico con gli uomini. Viandante con Zeus assomiglia ai celesti viandanti che Abramo ospita. Il Cristo non paragona se stesso a un ladro, a un disigillatore di porte di case? Non deve il santo strappare con audacia fiammante lembi del Paradiso? Non è Cristo anche nuovo Mosè, nuovo Adamo?
L’annuncio è il segno fondante della nuova fede. Kerigma, da Kerix. Assomiglia a Giacobbe che unge le pietre e indica in un mucchio di pietre la casa divina che lo cela come mandorla. Anche Autolico, sua progenie, assomiglia a Giacobbe che muta le greggi con rito di verga. Cristo è Doppio: Figlio e Dio. Dio e Uomo. Per questo il suo emblema fu il grifone dalla doppia natura. Cristo è l’ariete aureo che vola. Mosè anch’egli si sdoppia. Mosè non parla, balbetta. Le labbra bruciate dal santo ardore di carboni dono di angeli. Aronne parla, profeta di profeta, e usa la verga prodigiosa di Mosè. Si sostituiscono. Si scambiano. Come il figlio di Maia commutano verga e serpe in metamorfosi reversibile e avvicinano la verga alla roccia. I nati da una cesta. Doppi nella vita doppia. Mandriani per il Cielo ed esperti di sacrifici. Conduce greggi l’uno di notte con la verga aurea e l’altro il gregge di Abramo alla luce della colonna di fuoco.
Dal volto di Mosè escono due fasci di luce come corni d’olio sacro e innalza un serpente che guarisce. La verga di Asclepio è un caduceo dimidiato. La verga è di Mosè ma viene chiamata verga di Aronne. Mosè si vela il volto e vive quaranta giorni e quaranta notti dentro la scura nube che dentro è luminosissima. L’eroe del caduceo vela occhi e mente con il tocco del bastone e passa tra le ombre, fra crepuscoli e alba. Entrambi vengono dall’Egitto. Il Mandriano ara la terra del Nilo e raccoglie le membra di Osiride da imbalsamare.
Forse aveva ragione Clemente d’Alessandria. Eaco ricorda Elìa. Heracle Sansone. Giasone Giona. Salmoneo Salomone, Giapeto Jafet. Abante Abramo, Kadmo Gad. Ade, Adonai. Deucalione Noè. Pure Dioniso ricorda Noè. Davide con passo alato e spada ricurva come danzando decapita l’ultimo gigante. Prometeo ricordo di Giacobbe che strappa all’angelo benedizione? Miriam di Mosè Artemide che danza e canta? Cibele è romanzo di Tzipporah che circoncide?
Tratto dal libro di Giacomo M. Prati, Hermes. Un saggio visionario, Capitolo I.