Frank Lloyd Wright (Richland Center 1869 - Phoenix 1959) celebre architetto statunitense considerato uno dei maestri dell'architettura moderna, in visita a Torino, di fronte alla Mole ha esclamato: “Questa è l’opera di un genio.” Infatti, Alessandro Antonelli è certamente una delle personalità più esaltanti nel panorama del nostro Ottocento. Opera nei più disparati settori e i suoi lavori fanno sempre discutere.
A Torino, dov’è considerato l’Architetto per antonomasia, vive in prima persona l’intero periodo risorgimentale di cui assorbe ideali e motivazioni. Si trova a contatto stretto con casa Savoia, è insegnante all’Accademia Albertina, uomo politico, imprenditore. Anche gli avversari ne apprezzano le qualità. Durante il periodo più fecondo, elabora numerosi progetti di piani regolatori, case padronali, edifici religiosi. È definito l’Architetto dell’altezza: infatti, le sue costruzioni in solo mattone e pietra lievitano verso l’alto. È un solitario che lavora senza collaboratori e vince ogni ostacolo. Il figlio ingegnere, Costanzo, lo affiancherà solo quando, ormai anziano, continuerà a cimentarsi in grandi opere come la cupola della basilica di San Gaudenzio di Novara, il Santuario del Crocefisso di Boca e, soprattutto, la Mole di Torino, massima espressione della sua tecnica e monumento simbolo della città.
Questa gli è commissionata dalla Comunità ebraica di Torino, al tempo presieduta da Ernesto Ovazza, che vuole realizzare una sinagoga per festeggiare la libertà di religione concessa, nel 1848, da re Carlo Alberto. Le numerose modifiche renderanno però il progetto troppo oneroso per le finanze della Comunità, che si vede costretta a rinunciare al suo completamento, tanto che un giorno gli sarà detto: “Ella non ci ha capito. Noi volevamo un tempio per pregare Jeova, non una torre per salire fino a Lui!”
Il 23 febbraio 1887 Torino è colpita da un terremoto di notevole entità e i torinesi si riversano preoccupati verso la Mole che, fortunatamente, non presenta nessun apparente cedimento. Consapevole del fatto che la costruzione possa globalmente deformarsi, Alessandro Antonelli inizia però a introdurre rinforzi che non alterano la struttura e prosegue la sua opera. Controlla tutti i mattoni utilizzati nella costruzione per individuare eventuali difetti di fabbricazione e rinforza la struttura fino a raggiungere il primato di costruzione in muratura più alta d'Italia e d'Europa di quel periodo, 168 metri. Le sue costruzioni, apparentemente fragili, sono invece estremamente solide, tanto che ancor oggi, nonostante complessi monitoraggi e numerosi controlli, non si riesce a capire il loro segreto. L’Architetto ha portato con sé, senza svelarlo, il fascino e il mistero della sua avventura.
La Mole di Torino vanta una storia emozionante e affascinante, non priva di colpi di scena e inconvenienti anche gravi, e recentemente ha compiuto il suo centocinquantesimo compleanno. Prima sede del Museo Nazionale del Risorgimento, subisce dal 1930 un lungo quanto inspiegabile periodo di abbandono e di clamorosa indifferenza. Declassata a magazzino comunale, diventa in pratica il monumento di se stessa. Confermando il suo destino di contenitore d’eccellenza, la Mole si rivitalizza dal 2000 da quando cioè ospita al suo interno il prestigioso Museo Nazionale del Cinema.
Il simbolo più importante e amato di Torino s’intravede da molteplici angolazioni e, considerata l’altezza, anche da molto distante. Talvolta compare all’improvviso, sbuca tra i tetti dei palazzi del centro così vicina che sembra possibile poterla toccare. A volte, invece, sembra allontanarsi o addirittura cambiare di posto. La sua elegante silhouette è una presenza dolce e intima che, seppur rivolta verso il cielo, arriva dritta al cuore. Con la sua grazia accompagna la città di Torino da un secolo e mezzo e con i torinesi ha vissuto anni spensierati e felici, altri più difficili e dolorosi. I suoi concittadini con devota ammirazione la accarezzano con lo sguardo, ringraziando il tempo galantuomo che non ne ha minimamente incrinato la bellezza. Al suo interno, l’edificio che gira l’Italia riprodotto sulla moneta da 2 centesimi e, per errore, anche su di un centinaio di preziosi centini, sorprende per l’incredibile ampiezza e per i mille preziosi particolari decorativi. È un monumento molto torinese. Si sposa infatti alla perfezione con la raffinatezza, la discrezione e la sobrietà della sua città.
Non la si può sfogliare la Mole, la si deve amare così com’è, pregi e difetti se qualcuno ne trova. Forse ha un temperamento che tende al drammatico. Forse è un po’ troppo grigia. Talvolta, però, qualche gioco di colore o qualche tocco artistico la ravvivano. Proprio come accade a noi, nella vita.