Paola Rondini: "Allora io scrivo. Scrivo da sempre: raccontini, racconti e romanzi e pubblico da circa dieci anni." Così esordisce Paola Rondini. Da ragazzina, essendo timidissima, nascondeva le pagine scritte in posti segreti, che poi suo fratello scopriva sempre, tanto che quando il suo primo romanzo fu pubblicato nel 2007, in pochi sapevano di questa sua passione.
Paola Rondini cresce in una casa confusionaria e per certi versi anarchica dove i libri, impilati alla rinfusa con grosse pieghe triangolari come segnalibri, erano un po' ovunque: non era certo la libreria sistematica e coerente di una famiglia colta, c'erano vuoti e mancanze per essere davvero formativa, ma trasudava di quell'assalto curioso alla vita dei suoi giovani genitori che, alla fine, l'hanno resa una scrittrice libera. Quando parla di libertà nella scrittura pensa soprattutto alla forte reticenza che sente nel dover inserire i suoi libri dentro caselle, etichette e generi. Quando inizia una storia, sa che questa la asseconderà solo in parte; pochi dei buoni propositi arriveranno integri alla fine perché i personaggi si stancano facilmente o si ingigantiscono senza preavviso, fuggono via, scemano, si smontano o si trasformano, oppure, e succede spesso, portano altra gente, altri segreti. E quindi una storia intima può accelerare e avere un ritmo da thriller e una trama che inizia con un omicidio rallentare al punto da diventare un corposo romanzo corale. Ed è in questo che la musica è, per Paola Rondini, una grande guida.
Quando lei scrive non pensa mai a quale "genere" sta scrivendo, ma quale ritmo vuole tenere, quale mood, quale umore sarà il protagonista assoluto. Ha diversi musicisti di riferimento che, per capacità di essere colti, geniali e, allo stesso tempo, assolutamente popolari, fanno sempre parte della sua privatissima colonna sonora. Fra tutti direi che i Radiohead, ma anche Bjork e certi lavori per il cinema di Trent Reznor. Poi Wagner e Stravinski. E tante scoperte recenti, da Colapesce a Kamasi Washington a Jenny Hval. Insomma la musica è cruciale per lei quando deve "sentire" la cadenza e l'atmosfera della parole.
Le storie che racconta le arrivano a piccole dosi, onde basse, non tsunami, ma così insistenti che alla fine non le può più ignorare; la costringono a mettersi al computer e tradurle in parole scritte. I temi costanti della sua scrittura sono specifici: "Se devo descrivere il mio mondo, l'espressione che trovo più azzeccata è quella di 'schizofrenia innocua' " ammette Paola, "nel senso che la mia giornata e forse tutta me stessa, il mio cervello, il mio cuore, il mio tempo, tutto è rigidamente diviso tra la realtà quotidiana, gli impegni, gli affetti, il mondo fuori, e il mio mondo interiore che è totalmente dominato dalle storie che mi porto dentro, sempre".
Da anni ormai si sveglia quasi all'alba e scrive sistematicamente per due ore, estate e inverno, a casa o in viaggio, poche righe o una pagina intera, quindi, e solo a questa condizione, la sua giornata può iniziare in modo "normale", solo dopo che i suoi personaggi sono stati ascoltati, redarguiti, seguiti, amati... Descrive una solitudine contemporanea, per certi versi eroica; tutti i suoi protagonisti, uomini e donne, vivono con grande forza le esistenze solitarie e lo fanno con dignità e coraggio. Sono anche persone che pensano molto, che, anche solo inconsciamente, cercano qualcosa: quello che la realtà produce e mostra loro spesso non basta, non li accontenta e quindi si lasciano andare e si mettono in gioco. E, come nel suo ultimo romanzo Crepapelle, accettano che il caos, come una piccola interferenza, una turbolenza dentro ordini costituiti, li conduca a un'imperfezione più interessante e creativa. Il protagonista di questo romanzo è, non a caso, il Caos.
La storia narrata in Crepapelle inizia una mattina qualsiasi a Firenze. Greta Lensi, una donna di cinquant'anni esce di casa, c'è un taxi che l'aspetta per condurla in una clinica privata. Qui, dopo gli ultimi accertamenti, trascorrerà la notte e, la mattina dopo, sarà sottoposta all'intervento che ha tanto programmato: un lifting al viso. A usare sapientemente il bisturi sulla sua pelle di donna delusa dalla vita, sarà il migliore chirurgo plastico della città, Giacomo Selvi, un quarantenne di successo, che vive da solo in un grande attico, frequentato, di tanto in tanto, da amiche bellissime. Selvi, al contrario di Greta che si sta avvicinando alla clinica, l'ha appena lasciata per far ritorno al suo appartamento; la sua auto sportiva è ferma al semaforo e ruggisce impaziente, quando qualcuno bussa al vetro del finestrino. È un anziano, ben vestito che, con gesto gentile e sicuro di sé, propone al guidatore di accettare un foglio di carta dattiloscritto. Giacomo Selvi è già pronto a scacciare l'intruso con un gesto sbrigativo, quando una parola, che è poi la firma in grassetto dello strano documento, colpisce la sua attenzione: CREPAPELLE.
La pelle e le sue crepe, le sue dissezioni, l'ossessione e la cura con cui la tratta e la conosce non sono solo l'argomento della sua professione, ma il senso stesso della sua vita e quindi, in un moto inedito, lui che vive igienicamente arroccato nel suo mondo di misure ed equilibrio, apre alla mano artritica e accetta il foglio di carta buona e spessa. Da questo momento, la storia di Edo detto Crepapelle, una storia antica e appassionante, una ricerca magica, irrompe nella realtà e, come per l'arrivo di un'interferenza, di un'anomalia, con piccoli smottamenti, devia tutto quello che sembrava incanalato nelle ferree regole della perfezione necessaria per vivere in questo mondo. E tutto … cambia.
Le vite dei due protagonisti, la ragazza di mezza età e il professionista vincente, si addentrano in percorsi fisici e interiori del tutto nuovi fino al finale intenso e singolare. Crepapelle, la sua fiducia nella vita e nel caos prende il sopravvento sui modelli autoimposti e la casualità salvifica cambia il finale di vite scritte a tavolino. Asimmetrie, diseguaglianze nascoste nei volti, punti di rottura che sono punti di contatto fra vite diverse, congiungimento, forse, fra diverse dimensioni.