ll gruppo è composto da una ventina di individui, femmine e maschi di diverse età, ci sono anche dei bambini, accovacciati, o in braccio agli adulti. Come ogni sera, la piccola comunità si è radunata intorno al fuoco di fronte all'ingresso della grotta, ai piedi dei Pirenei. Gli uomini sono marchiati da ferite e segni di lotte impari, le donne hanno seni prematuri devastati dagli allattamenti e denti marci. Intorno ai loro corpi seminudi, resti di cibo bruciato, pelli stese a seccare, arbusti ammassati per continuare il falò. Hanno addentato la carne di un daino, buttato i budelli nel fuoco e messo da parte le ossa per ripulirle e utilizzarle come arnesi, e adesso sono silenziosi davanti al crepitio delle fiamme.
La luna si accende sul fare della notte ed è un evento inquietante, che incute timore; quella luce bianca sopra le loro teste, ha un viso di donna, la più malinconica e pallida delle mamme. In quel momento, sacro e misterioso, coi bambini ormai addormentati tra le pellicce, il capo si alza in piedi e, levando una torcia, schiarisce il passaggio verso l'interno della stamberga. Piccole ombre di esseri più dritti delle scimmie, più socievoli dei lupi, capaci di cose mai viste, lo seguono con altre fiamme; la processione di profili antropomorfi prosegue in fila indiana fino a uno spiazzo dalla cupola arcuata, nel cuore della montagna.
Il quel luogo circolare e conico, gli uomini e le donne alzano la testa e guardano, con la consapevolezza di essere gli eletti, il loro palazzo delle feste, il loro miracolo. I disegni colorati raccontano la loro storia. Raccontano: bisonti cacciati corrono alzando la polvere e cadono a terra, pesanti, oppure dormono ignari del cacciatore nascosto, o infine, nella battaglia per sopravvivere, vincono.
È l'ultimo giorno della Terra, il giorno del giudizio.
Da un mezzo intergalattico scende un macchinario vivente, fluido e luminoso; è un Esattore di salvezza, un esperto universale di sopravvivenza delle specie, un verificatore di evoluzioni. Lo specialista è chiamato a emettere la sua sentenza e, in caso negativo, polverizzare la Terra e i suoi abitanti una volta per tutte.
Il professionista si siede su una poltrona nera davanti a uno schermo e, con la pazienza di tutto il Tempo, visiona le tappe cruciali della conquista del pianeta da parte dei Terrestri, inorridendo per le devastazioni, le estinzioni, lo sfruttamento e la distruzione.
Diligentemente, a ritroso nei secoli, arriva fino agli albori, alla comparsa di quella razza predatrice e opportunista, ansiosa di conoscere e dominare. L'orrore per quello spreco di bellezza, per tutto quel veleno iniettato nelle vene di un pianeta altrimenti fortunato, cresce, e la sentenza negativa è ormai pronta per essere emessa, ma la visione si ferma a un gruppo di primitivi braccati dalle belve e a caccia per sopravvivere. Infreddoliti, stanchi, alcuni malati, quegli uomini si radunano insieme in una notte di migliaia di anni fa e sentono il bisogno di creare, di raccontare, di tramandare visioni.
Hanno mani sporche non di sangue, ma di colore, con gli occhi esterrefatti guardano in alto, alle stelle, qualcuno emette un suono, un paio di note, come una primordiale ninna nanna.
Un'emozione profonda invade l'Esattore, che esita …