È dedicata a un maestro della fotografia in bianco e nero, George Tatge, la mostra Italia Metafisica in corso alla Galleria Bertoja di Pordenone fino al 30 luglio 2017.
Nato a Istanbul nel 1951 (da madre italiana e padre americano) - la carriera fotografica di George Tatge inizia nel 1973 con una prima mostra in Italia alla famosa Galleria Il Diaframma di Milano, mentre al 1981 risale il suo primo libro, Perugia terra vecchia terra nuova. Da allora numerose sono state le sue mostre in America e in Europa, e le sue opere sono entrate a far parte di di numerose collezioni tra cui: Metropolitan Museum di New York, George Eastman House di Rochester, Houston Museum of Fine Arts, Centre Canadien d’Architecture a Montreal, Helmut Gernsheim Collection a Mannheim e Maison Européenne de la Photographie di Parigi. Nel 2010 ha ricevuto il Premio Friuli Venezia Giulia per la Fotografia. Insieme a Salgado, Robert Capa, William Klein e Paul Strand, era tra i 35 fotografi stranieri scelti per la mostra sull’Italia a Palazzo della Ragione di Milano nel 2015, intitolata Henri Cartier-Bresson e gli altri.
A caratterizzare la mostra friulana ritroviamo segni, simboli e geometrie sacre, ispirate dall’Italia “costruita”, ovvero dall’opera dell’uomo. Ma non sono solo le architetture, sono anche gli edifici minori e i manufatti di ogni tipo che l’uomo lascia dietro di sé ad essere immortalati dall'occhio di Tatge. Metafore e misteri dell'abitare temporaneo nei luoghi, del nostro passaggio che si estende oltre limiti e modalità del quotidiano. Come ricorda in catalogo Guido Cecere “i riferimenti culturali nelle corde del nostro autore, sono legati ad una solida tradizione americana che fa capo a Walker Evans e Lewis Baltz, ma si ibrida anche con i nostri Luigi Ghirri e Gabriele Basilico, ovviamente reinterpretati dal suo personale sentire. A monte di queste considerazioni giova sottolineare che George Tatge pratica una Fotografia 'classica', servendosi cioè di un banco ottico e di pellicole piane in bianco e nero, e questo modus operandi lo 'costringe' ad una sorta di 'slow Photography', cioè una Fotografia calma, riflessiva, meditata. Una Fotografia che si basa sull’idea di recuperare la magia dello stupore, dello sguardo curioso 'del commesso viaggiatore' come diceva Italo Calvino, e non soffre della cecità determinata dall’abitudine, dalla fretta e, conseguentemente, dalla superficialità, ma va piuttosto a scandagliare il visibile per ri-vedere meglio la realtà e ri-leggerla in una nuova chiave”.
Così George Tatge si presenta con 66 fotografie eseguite in tutta l’Italia, legate al tema delle tracce dell’uomo sul territorio, su ciò che egli genera, produce, e spesso abbandona. Ma il rapporto tra Natura e Uomo lascia il posto a un solo protagonista, l'uomo stesso, e ai suoi interventi sul territorio, con tutti i significati sociali, industriali e religiosi che comportano. Ma giova ricordare un particolare presente in mostra, dove in una grande stanza, sono ben 132 particolari estrapolati dalle 66 immagini presenti. Tatge è un autore che fotografa ancora con la sua Deardorff 13 x 18cm, una macchina leggendaria a soffietto che produce negativi in bianco e nero di grande formato che vengono stampati dall’autore in camera oscura: così dai negativi è stato possibile estrarre dettagli che si presentano quasi come immagini nuove, quasi una “mostra nella mostra”, spiega il fotografo: "come il mondo che si apre all’esplorazione dei fotografi, e la singola fotografia può contenere un mondo di immagini". Sono così allora frammenti di realtà, giustapposizioni bizzarre e surreali, grazie all’ambiguità del contenuto, e all’interpretazione di chi guarda. E sebbene alcuni spazi ritratti da Tatge possano ricordare le visioni dei pittori attivi nel primo Novecento, il termine Metafisico è comunque stato scelto per sottolineare l’intento dell’autore a utilizzare un luogo fisico per esprimere un concetto astratto o un particolare stato d’animo.
Un mondo, quindi, nel quale ritrovare un quadro altro, dentro cui collocare esperienze e percorsi di una storia e di un vissuto.