L’originaria funzione della Banca, prima in ordine di tempo, è la funzione creditizia che, insieme alla funzione monetaria, caratterizza quella che verrà in seguito definita Banca commerciale o Banca di deposito.
La funzione creditizia consiste nella raccolta e nell’impiego di capitali monetari, ovvero nello svolgimento di quella particolare attività di intermediazione con la quale le banche acquisiscono la proprietà dei fondi offerti dai depositanti e li erogano ad altri soggetti a condizioni diverse e più convenienti, lucrando la differenza tra gli interessi corrisposti ai depositanti (interessi passivi) e gli interessi più elevati riscossi dai soggetti finanziati (interessi attivi).
La prima forma embrionale di attività bancaria si può individuare già nell’antica Mesopotamia, dove intorno al 3000 a.C. il popolo dei Sumeri diede vita alla civiltà urbana più risalente nel tempo. I monumentali templi dei Sumeri, come il noto tempio di Uruk i cui resti sono stati rinvenuti intorno alla metà del secolo XIX° d.C., costituivano non soltanto il fulcro dell’attività politica e religiosa, ma anche la sede dell’attività economica. Infatti, i templi possono essere considerati i primi edifici bancari conosciuti, amministrati dai sacerdoti-banchieri, sotto l’alta vigilanza della divinità alla quale erano dedicati, che assumeva le caratteristiche di “dio-banchiere”.
I sacerdoti ricevevano doni e offerte dai capi-tribù e dai privati che volevano assicurarsi i favori della divinità, e disponevano pertanto di cospicue risorse, beni mobili e immobili, che probabilmente cominciarono a concedere in prestito a chi ne aveva bisogno, specialmente agli agricoltori. Le operazioni venivano svolte in natura, in quanto non esisteva ancora la moneta coniata, e gli scambi venivano regolati in massima parte ricorrendo all’"orzo", termine con il quale si indicavano genericamente varie specie di grani e di frutti.
La contabilità delle entrate e delle uscite veniva tenuta da funzionari amministrativi, assistiti da scribi, che provvedevano alla registrazione dei depositi su tavolette di argilla mediante pittogrammi, rappresentanti l’immagine dell’oggetto cui si voleva fare riferimento. Trattasi del primo stadio della scrittura, sviluppata dai Sumeri proprio al fine di gestire la complessa e multiforme attività dei templi, all’interno dei quali si trovavano ampi magazzini adibiti alla conservazione di grano, legumi, frutta, lana e ogni altro prodotto.
Successivamente, a partire dalla fine del terzo millennio a.C., il potere politico ed economico cominciò ad essere gestito, oltre che dai templi, anche dal palazzo del re, la residenza del sovrano, costituita da un complesso di edifici destinati alle attività amministrative ed economiche, comprese le botteghe degli artigiani, i magazzini, il tesoro. Sia i templi che il palazzo reale accettavano depositi in natura, con obbligo di custodia e responsabilità in caso di furto. I soggetti depositari non pagavano alcun interesse sui beni affidati alla loro custodia, e potevano invece percepire un compenso dai depositanti quale remunerazione del servizio di deposito e custodia di beni fungibili.
Durante i successivi regni neo-babilonese e caldeo (625-539 a.C.) e durante la dominazione persiana (539-331 a.C.), si affermarono alcune aziende di grandi dimensioni, quali quelle facenti capo alla famiglia Egibi a Babilonia e alla famiglia Murashu a Nippur, che gestivano attività imprenditoriali aventi ad oggetto operazioni di diversa natura, agricola, immobiliare, commerciale, comprese quelle più propriamente bancarie, quali l’accettazione di depositi e la concessione di prestiti, generalmente garantiti da un pegno.
Le operazioni essenziali e primigenie della Banca, quali l’accettazione di depositi e la concessione di prestiti, risultano dunque rintracciabili nell’antica Mesopotamia fin dal terzo millennio avanti Cristo, ma esse costituivano un’attività secondaria di templi, palazzi e mercanti. L’attività bancaria vera e propria si può rinvenire, invece, solo allorquando essa viene esercitata in modo professionale, ossia quale principale attività lavorativa diretta a realizzare un reddito, e con utilizzo della moneta coniata, specifico oggetto del commercio bancario. Tali condizioni di esercizio dell’attività bancaria propriamente detta si realizzano durante la successiva epoca dei trapezìti greci.