Tony Momrelle rappresenta molto più di una speranza per l’intramontabile genere soul. Classe 1973, inglese, con il suo ultimo album Keep Pushing (Reel people music\A buzz supreme) ha generato molta attenzione nella platea di critici e appassionati, e il successivo tour che lo ha portato in alcune delle ribalte più prestigiose del vecchio continente ha ribadito le credenziali di un artista che già aveva avuto la possibilità di farsi notare in qualità di corista nei gruppi dell’elegantissima Sade o ancora Incognito, Celine Dion, Janet Jackson e gli Earth Wind and Fire, nomi di culto a metà degli anni’80, anche se adesso si esprime con una personalità molto originale sebbene rispettosa della grande tradizione black : "Sono felicissimo di questo mio momento - ribadisce - proprio perché questo album ha rappresentato una sorta di viaggio attraverso le cose che ho avuto la possibilità di sperimentare o testimoniare attraverso la mia vita, per questo fra i brani ci sono mood differenti, che riguardano l’amore e la gioia come la tristezza e la capacità di resistere nonostante le avversità. Il mio obiettivo era appunto quello di condurre l’ascoltatore attraverso un viaggio con una vasta gamma di emozioni. Tutto ciò significa molto per me, perché sono argomenti veri e tangibili: la speranza è che questo mio album possa toccare molti cuori e menti.
Un disco molto omogeneo e denso di buone energie, ma cosa fa di una buona canzone un successo molto battuto negli ascolti on air come è stato ad esempio per la sua Remember?
Non saprei bene come rispondere a una domanda che non è affatto semplice. Di certo amo scrivere e comporre, ma è solo la metà del processo che coinvolge anche la sensibilità di chi ascolta. Per quanto attiene Remember, mi ricordo che all’epoca eravamo solo io e un mio amico a giocherellare sulla tastiera del piano, fino a quando non è uscita fuori questa splendida melodia, allora gli dissi di non smetterla e cominciai a cantarci sopra. È stato così che la canzone è venuta fuori. Molto spesso nella vita le cose naturali sono quelle che funzionano meglio.
Quando ha maturato il desiderio di provare una carriera solista rispetto al percorso che aveva condiviso con artisti così tanto affermati come Sade e Bluey degli Incognito?
Ho sempre desiderato sviluppare una carriera da solista. Collaborare con grandi artisti ha rappresentato un privilegio: penso che fosse tutto scritto nel mio destino che prima o poi tutto questo dovesse avvenire. Da loro ho imparato come a sviluppare il proprio talento personale mantenendo i piedi ben piantati a terra. Loro si sono sempre comportati così, tenendo ben presente la voglia di imparare e conoscere anche di più. Quindi tutto questo rappresenta una lezione da cui ho appreso molto.
Quando ha avuto la piena consapevolezza che la musica avrebbe rappresentato la sua vita?
A circa 12 anni. Lì ho compreso che la musica mi avrebbe accompagnato per sempre. Un concetto basilare è rappresentato dal fatto che la musica era e ancora è un linguaggio universale che connette persone di estrazione anche molto differente. Per cui quando ho avuto la possibilità di conoscere la musica di vere icone come Donny Hathaway, Stevie Wonder e Marvin Gaye, specie con la loro capacità di coinvolgere così tanta gente ai loro concerti, ho compreso che quella sarebbe stata la strada da percorrere o che quanto meno ci avrei provato seriamente. Comunque ho amato molto anche il gospel come il rap: ho seguito un po' tutta l’evoluzione del ribollente suono nero.
A proposito di leggende, a Londra proprio di recente ha condiviso il palco con William Bell, uno dei nomi di punta della leggendaria etichetta Stax, che tipo di emozione ha vissuto?
Bell è una leggenda vivente con una carriera significativa portata avanti per così tanto tempo, per cui è stato fantastico esibirsi al suo fianco condividendo il palco assieme. La sua voce è ancora pazzesca, spero ci possa essere un seguito.
Cosa c’è nel suo immediato futuro?
Sto scrivendo del nuovo materiale, così come organizzando una serie di nuovi spettacoli per il prossimo anno fra Europa e resto del mondo. Recita un vecchio adagio che la ricerca non ha fine, per cui mi auguro di continuare a farlo ancora e di più per tutto il tempo che sarà possibile.