Intervista con Angelo Fongoli, titolare dell'omonima Cantina.
WSI: Quando e come nasce l'azienda?
AF: L'azienda Fongoli nasce nel 1925 grazie a mio bisnonno Decio Fongoli, il quale da abile commerciante intravide la possibilità di rilevare un'importante azienda, mediante una garanzia non corrisposta. Naturalmente diverse leggende nacquero sulla base di questa operazione. Come tutte le aziende del tempo, la produzione era basata sulla zootecnia, i suini, l'uliveto, il seminativo e naturalmente il vigneto. Nel 1927 ci fu il primo ampliamento della cantina, oggi testimoniato da una targa lasciata dai manovali del tempo. Dopo la prematura scomparsa di Decio, altri costanti interventi di ampliamento dell'attività di viticoltura e vinificazione si susseguirono con il figlio Angelo e il nipote Decio, fino a quando l'attività di cantina diventò quella primaria e, a oggi, l'unica insieme all'uliveto.
WSI: Quale tipo di vino viene prodotto?
AF: Naturalmente il fiore all'occhiello è il Montefalco Sagrantino vinificato secondo il disciplinare con il 100% di uve Sagrantino, e rispettoso di tanta gloriosa e lunga tradizione. Il prodotto principe è il Montefalco Sagrantino Vigna dei Sospiri, vinificato con lieviti autoctoni e invecchiato come da tradizione di famiglia per 4 anni in botte grande con legni vecchi. Il Montefalco Sagrantino passito è un altro dei vanti della famiglia, avendo ottenuto diverse menzioni già dagli anni Ottanta. Il Montefalco Rosso e il Montefalco Rosso Riserva, in blend con Sangiovese, Sagrantino merlot e Montepulciano per il primo e Cabernet per il secondo, completano la proposta dei vini rossi Doc, insieme al Grechetto Dei Colli Martani e al Trebbiano Spoletino, che completano la gamma come vini bianchi.
WSI: La cantina è stata premiata con numerosi riconoscimenti. Ce ne può menzionare qualcuno?
AF: Nella memoria della famiglia rimarranno sempre impressi I Douja d'Or del Montefalco Rosso 1981 e 1979, che rappresentano i primi premi extraregionali dei vini di Montefalco.
WSI: 40 ettari in un solo corpo di cui circa 30 a vigneto, 7,5 a uliveto con 3500 piante e bosco: questi i numeri della proprietà. Come si riesce a gestire in modo organizzato e produttivo tutto questo, basandosi sulla tradizione o puntando sull'innovazione?
AF: Naturalmente solo una visione di azienda moderna può rendere competitiva la nostra attività. Una gestione agronomica che sfrutta le più moderne tecnologie e attrezzature mixata con un'attenta gestione del suolo secondo i criteri biodinamici consente alla nostra azienda di essere contemporaneamente moderna, conservatrice, economica (nel senso di un'attività non in perdita) e biosostenibile. Il mio ruolo è quindi quello di gestire quotidianamente l'azienda tramite la mia presenza in vigna e in cantina, toccando con mano terreno e foglie, coordinando le maestranze, organizzando degustazioni costanti all'interno della cantina con campionature delle singole botti, che con i loro legni vecchi generano sfumature nei vini sempre diverse.
WSI: Da chi è composta la sua famiglia? Quanto conta l'unione della famiglia in questo tipo di attività imprenditoriale? E la passione per quel che si fa?
AF: La connessione tra famiglia e attività è totale, attualmente la gestione agronomica e della cantina è riservata a me, mentre quella amministrativa a mia moglie Letizia con la quale lavoro a stretto contatto. Mio cugino Francesco si occupa della rete di vendita e della commercializzazione. L'intera famiglia si trasferisce nell'abitazione sopra la cantina nel periodo primaverile/estivo fino alla conclusione della vendemmia. Mio padre Decio garantisce la continuità e la memoria storica.
WSI: Nella conduzione della cantina, c'è una grande attenzione per la biodinamica, un termine che sentiamo molto spesso ultimamente. Ci spieghi cosa significa.
AF: Molto spesso si parla di biodinamica, di frequente in modo improprio e sovente per sfruttarne commercialmente i concetti. Noi seguiamo i criteri della biodinamica moderna trattando dapprima i terreni, in modo da non apportare sostanze o nutrimenti esterni all'azienda, poi stimolando i processi naturali e infine utilizzando al minimo trattori e macchinari con una gestione innovativa. Il vigneto, con i suoi frutti, è la naturale espressione del terreno in cui abita. La gestione del vigneto è limitata alla potatura per stimolare i capi migliori e la gestione del verde seleziona i capi a frutto senza tagliarli. Per i trattamenti si utilizza calce spenta come aggrappante unita a solfato di rame per i trattamenti bagnati, e zolfo in polvere oltre ai preparati biodinamici. La fermentazione avviene senza controllo della temperatura e con lieviti naturali delle uve, con rimontaggi all'aria su contenitori in legno o cemento.
WSI: Siete conosciuti e apprezzati anche all'estero?
AF: I mercati esteri premiano la qualità molto più di quelli regionali dove il brand si impone sul prodotto. Il mercato statunitense è il nostro primo mercato insieme a quello del nord Europa e asiatico.
WSI: La vostra produzione comprende anche grappa e olio, che particolarità hanno questi due prodotti?
AF: La massima ricerca nel dettaglio per un prodotto migliore. La grappa viene distillata unicamente con nostre vinacce da uva Sagrantino. L'olio viene raccolto a macchina e a mano per le piante secolari e la molitura avviene nelle 24 ore per la massima qualità con un'acidità bassissima. Da alcuni anni produciamo l'olio extravergine di oliva "raccolta precoce" caratterizzato appunto dalla raccolta entro il mese di ottobre e dall'assenza di filtrazione per garantire massima concentrazione, acidità bassissima e grande intensità all'olfatto e al gusto. La restante parte della raccolta avviene comunque entro i primi giorni di dicembre.
WSI: Ci può spiegare brevemente l'affascinante procedura per la vinificazione del Sagrantino Passito?
AF: Le uve destinate all'appassimento vengono raccolte nello stesso periodo di quelle per il Sagrantino secco al fine di garantirne la selezione. Le maestranze esperte selezionano i grappoli migliori destinati a circa due mesi di appassimento su graticci di legno. L'appassimento avviene naturalmente al riparo dalla pioggia e dal sole. La posizione altimetrica della cantina garantisce la quasi totale assenza della nebbia e una giusta ventilazione, condizioni essenziali per un corretto appassimento naturale. Dopo un periodo variabile, di anno in anno si procede alla vinificazione come per il Sagrantino secco, alla pigia-diraspatura e alla fermentazione con le bucce su lieviti autoctoni. Il controllo della temperatura non è assolutamente necessario dato il periodo particolarmente freddo. La fermentazione procede con follature manuali o con brevi rimontaggi per i primi 20 giorni circa, poi il mosto-vino viene svinato e la fermentazione procede all'interno delle botti di legno della bottaia di invecchiamento per 1/2 anni fino alla naturale conclusione. Attualmente commercializziamo l'annata 2006; una delle caratteristiche di un vino ottenuto con questi tempi è la capacità di evolvere a bottiglia aperta per almeno una settimana a dispetto delle poche ore di un vino normale. Naturalmente per essere degustato si devono attendere diverse ore dopo l'apertura della bottiglia.
WSI: Cos'è la Vigna dei Sospiri, un posto di fantasia o è davvero esistente? Quanto conta l'aspetto mistico nella produzione del vino?
AF: Per la produzione di vini che generano forti emozioni, tantissimo. La Vigna dei Sospiri è il vigneto dedicato alla produzione del vino omonimo, in azienda tutti i vigneti e parte di essi hanno un nome. Questo li rende facilmente individuabili per l'esecuzione delle lavorazioni, ma li eleva a parte integrante dell'azienda come entità da curare e accompagnare nello sviluppo, alla stessa stregua dei vini e delle botti della bottaia delle quali si conosce ogni singola doga e usciolo.
WSI: Ci può raccontare qualcosa del Palazzo Fongoli Barnabò? E' vero che accoglie anche un museo all'interno, e cosa contiene?
AF: Palazzo Fongoli Barnabò nasce da una importante ristrutturazione che sfruttava edifici medioevali, commissionata nella prima parte del 1600 dalla famiglia Barnabò. Questa importante famiglia di Foligno, seconda ai Trinci come grado di nobiltà, abitò il palazzo fino alla fine del 1700, quando divenne residenza della famiglia Fongoli, che lo utilizza da allora come residenza principale. Il museo si trova in cantina ed è posto tra la zona di vinificazione e quella di invecchiamento. E' un raro esempio di conservazione delle attrezzature usate dall'azienda nel corso degli anni. Tra gli altri oggetti si trovano la prima imbottigliatrice aziendale in legno e metallo a tre becchi, un filtro in legno e una deraspatrice degli anni Quaranta, bascole, colmatori in vetro soffiato, raccorderia in ottone e tutti gli attrezzi manuali per la gestione del vigneto, e i giuoghi delle mucche con le relative musaruole.
WSI: Nonostante la crisi, la gente continua ad apprezzare uno dei piaceri della vita, il vino appunto. Come mai a suo avviso, forse perché “In vino veritas”? E' dunque il bere vino un modo per essere davvero se stessi, contro le finzioni dei nostri tempi?
AF: Semplicemente, il vino è l'essenza di ogni piacere e la condizione di piacere, di cui essa stessa trova suffragio, raggiunge la massima espressione nel vino.
WSI: Quali sono le vostre prospettive di crescita?
AF: Ambiziose ovvio. Vorremmo essere ricordati per la qualità dei nostri prodotti e per il valore aggiunto, che in modestia, abbiamo dato alla storia del vino.
WSI: “Il vino è lo specchio dell'uomo” è un verso del poeta greco Alceo riportato sul sito della cantina. Cosa vuol dire per voi?
AF: Per noi rappresenta la passione di una vita spesa e sacrificata, anche a scapito degli affetti familiari, da diverse generazioni. Un modo di fare vino che rispecchia le nostre idee e convinzioni, in barba alle ragioni del mercato e di chi ti dice "Come mai vi vedo poco presenti in giro?"
Per ulteriori informazioni vi invitiamo a visitare www.fongoli.com, anche su facebook e twitter.