I principi generali
La gestione del proprio tempo è un bene di importanza incommensurabile, in quanto rappresenta la quintessenza della presa in carico di se stessi. L’uomo libero è la persona che decide per sé, nel senso che organizza il proprio Sé, unico e irripetibile, scegliendo anche come declinare la propria vita nelle scelte quotidiane, nello stile da dare alle proprie azioni. Oggi, in una società dei consumi, dove il sistema pretende di indurci tutti i bisogni materiali e anche quelli spirituali, nell’agonia del capitalismo, la libertà di un essere umano si misura nelle scelte che egli compie su di sé, sulla parte più interna e strutturale del suo essere:
• la connotazione da dare alle sue scelte
• lo stile che lo caratterizza
• le linee guida del suo operare
• la sua morale personale
• la modalità delle scelte affettive.
Questi principi rappresentano, oggi più che mai, il fulcro della libertà di una persona. Le domande cruciali per essere veramente liberi si riassumono nel “come voglio essere”, che persona voglio diventare, che cittadino del mondo voglio rappresentare, che marito/moglie voglio essere, che tipo di studente intendo essere, come voglio gestire la mia vita, quali ricordi voglio tenere stretti nella mia memoria. Queste scelte di vita, profonde, che caratterizzano l’essenza stessa di una persona, si giocano su uno spazio di libertà che è soltanto nostro, che nessuno ci può prendere, che nessuno può sindacare, perché nel profondo del nostro animo siamo noi gli artefici, i soli ed esclusivi artefici, delle scelte strutturali della nostra persona. Tutto si gioca sull’uso del tempo: le nostre scelte di vita, quelle importanti, intime, che siamo padroni di non condividere mai con nessun altro, sono basate sulla gestione personale del tempo e si sintetizzano in una domanda: “Che cosa voglio fare della mia vita, nel tempo attuale e futuro che ho a mia disposizione?”
E ora veniamo alla psicoterapia
Etimologicamente significa “cura dell’anima”: un’attività che intende aiutare una persona che in quel momento è in difficoltà a lenire le ferite, a superare le difficoltà, a stare meglio. L’anima è la parte più interna e più preziosa di una persona ed è squisitamente personale. Ciò che il paziente vuole condividere con il terapeuta è soltanto uno spiraglio di un’essenza che è esclusiva del paziente e che non può mai essere condivisa nella sua totalità. All'interno di questo spiraglio che fa intravedere l’essenza di un essere umano – la diagnosi strutturale, dell’essenza, del nucleo centrale – la persona deve avere il controllo e deve poter padroneggiare l’elemento centrale: la durata.
Una “cura dell’anima” dunque non può essere eterna, altrimenti il paziente è e sarà sempre paziente, sarà vincolato e dipendente dalla cura. Ma non può nemmeno essere lunga, perché una durata prolungata induce e sollecita la dipendenza dalla terapia e dal terapeuta. Dipendere vuol dire non essere liberi, mentre la psicoterapia deve fare in modo che il paziente ritrovi – nel tempo più breve possibile – la sua libertà, che possa e senta di “padroneggiare” la propria vita.
L’obiettivo da raggiungere con una psicoterapia deve pertanto mirare a padroneggiare il tempo e la gestione della propria vita. Una risposta etica da parte del terapeuta, una risposta che tenga conto e rispetti l’essenza del paziente, deve necessariamente essere la terapia più breve possibile per raggiungere l’obiettivo.