Maruzzella, Maruzzè...t'hê miso dint'a ll'uocchie 'o mare e mm'hê miso 'mpiett'a me nu dispiacere... Stu core mme faje sbattere cchiù forte 'e ll'onne quanno 'o cielo è scuro... Primma me dice "sì", po', doce doce, mme faje murì... Maruzzella, Maruzzè.
Sulle note napoletane di Maruzzella, la splendida voce dell’attrice Anna Magnani risuonava nella prigione della Mantellate a Roma, durante la proiezione del film Nella città l’inferno di Renato Castellani. Era il 1958 e il giudizio della critica fu molto positivo: solida accuratezza, ottimo gruppo di attrici, sapiente regia. Sono passati più di cinquant’anni, eppure il riscontro del pubblico, durante la proiezione dello spettacolo teatrale Città/Inferno, andato in scena al Florian Metateatro di Pescara, è stato lo stesso: un tripudio di applausi e sorrisi, appagati e soddisfatti, per una performance davvero entusiasmante!
A differenza del film, qui però le miglior attrici sono ben sette: Rachele Canella, Melania Genna, Elena Gigliotti, Carolina Leporatti, Demi Licata, Elisabetta Mazzullo, Daniela Vitale. Sette amazzoni del teatro del gruppo nO (Dance first. Think later), Fondazione Luzzati Teatro della Tosse, diplomate presso la Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova, che con sapiente bravura e maestria, hanno raccontato la vita, nel carcere femminile, di giovani donne, realmente esistite nelle pagine di cronaca nera, provenienti da tutta Italia.
Le storie, liberamente ispirate al film di Castellani, si intrecciano nell’unico spazio vitale di due metri per due: la cella. Sette lamenti, sette grida di disperazione, sette speranze, sette drammi che si consumano in uno spazio angusto, che logora ma al tempo stesso, nella disperazione, unisce. A metà tra teatro, cinema e documentario, “Città/Inferno” ci fa penetrare, quasi come davanti a un quadro di Courbet, nella sostanza cromatica del vero: una realtà cruda, drammatica, ma a tratti anche ironica. Proiezioni di interviste su bianche lenzuola consunte, spezzoni di telegiornali anni '90, riprodotti su statue religiose, posizionate ai lati dei letti delle detenute, scene del film in bianco e nero, alternate allo sfondo musicale anni '40: ogni minimo dettaglio è perfettamente curato per avvolgere lo spettatore e farlo partecipe di questo dramma.
Vincitore della Menzione Speciale al Festival Scintille 2015, Città/Inferno è uno spettacolo di denuncia della condizione femminile, che mette in mostra le debolezze, la forza, la tenacia, il coraggio delle donne, che pur di sopravvivere, in prigione, si ritagliano il loro quadrato di felicità: uno specchietto, che riflette la realtà esterna, un caffè, sorseggiato, sognando la vera vita, una sigaretta per confidare e urlare al mondo la propria verità, una partita a calcio senza pallone per non perdere la speranza.
La sapiente drammaturgia e regia di Elena Gigliotti, grazie anche all’aiuto del regista assistente Dario Aita, ha saputo abilmente dialogare con la bravura delle attrici, che rivestono, prima di tutto, il ruolo di “donne” e in quanto donne, sono in grado di sopportare e sopravvivere all’Inferno di dolore e di soprusi, che ci circonda. Il giallo, il verde, il rosso, il bianco e l’azzurro degli abiti, indossati nell’ultima scena dalle detenute, rappresentano, in fondo, anche un po’ quella luce che illumina le ombre del passato e accende, come un arcobaleno, i cuori di speranza.
Se anche voi, volete assistere e partecipare al tripudio di emozioni che regala questo girone infernale, non perdetevi i prossimi appuntamenti a Roma, Torino e Campobasso: se non riuscite a raggiungere le Porte del Paradiso, mettetevi comodi: le poltrone di Città/Inferno aspettano, roventi, solo la vostra prenotazione!