L'arte comportamentale è stata l'antesignana di una serie di atteggiamenti della creatività volti a stabilire il rapporto tra corpo e gesto nel contesto.
La proporzione e la qualità dei gesti, oltre che la geometria fisica e sociale che ne deriva, sono parte degli elementi che stanno alla base del sistema moda e che emergono dalle parvenze dei costumi sociali. L'iconicità e l'emulazione derivante sono propulsori e diffusori del fenomeno.
Per queste ragioni la moda è per sua natura ricettiva di espressioni che sono funzionali al rinnovo dell'immagine a rigenerazione dell'apparenza.
Non possiamo ancora stabilire il tragitto di tali evoluzioni architettoniche sociali, ma possiamo comprendere che i progetti legati ad esse si svilupperanno sempre più sulla base di previsioni comportamentali o coercizioni di sistema.
La forte corrente ascensionale del mondo della comunicazione interconnettiva sintetizza gli spazi tra i ricettori e i diffusori degli stilemi del mondo moda sino a farli coincidere: questo genera simultaneità e assenza di profondità d'azione in quanto l'esercizio veicolativo è ologrammabile e rintracciabile nei moderni mezzi di relazione (es. telefoni cellulari).
Il sistema induce a non riflettere sulle paternità dei soggetti scelti e non pone come centrale l'effettivo potenziale, ma l'esperienza seriale che il potenziale genera una tantum. Apparentemente si perde la verticalità del sistema costruttivo del progetto (l'idea finisce sotto etichetta) e il progetto vive della filiazione con il vettore che lo veicola: non è più importante il “chi”, il “cosa”, ma il “come”.
Il tema del bello diviene secondario rispetto al necessario dei bisogni indotti: esiste un bello per il pubblico che ha una specularità con la forza del marketing e un bello oggettivo che conclama una dignità etica dell'estetica. Resta comunque il tema di chi possa declamare il tracciato di tale dignità. Il “bello” resta la base del sistema creativo e produttivo, ma con una diversa accezione: la creazione di una nuova gerarchia estetica e sua esperienza.
La moda non vive di esperienze valoriali legate alla coerenza dei principi armonici dell'immagine, ma racconta di un potenziale espressivo al di fuori di questi canoni e con essi gioca. Ecco dove entra in campo il meccanismo più del contenuto e con esso l'osservazione e sua reiterazione come esperienza suppletiva di un effettivo esercizio di stile del “Sé”.
In questa partita entra in campo il fattore “pornografico” del soggetto prodotto.
Si può parlare di “pornografia” del sistema moda?
Per pornografia s'intende quell'atteggiamento propositivo di abbigliamento e accessori, nel quale si esprimono comunicato e comunicabile in un tempo martellante e serrato, in una sorta di meccanica concitazione rappresentativa di un potenziale seduttivo coercizzante nella sua bulimica ostentazione, con la volontà semantica del significante che prende il posto del significato e diviene valore. Tale atteggiamento è marcatore di un amplesso commerciale con il consumatore che da virtuale diviene carnale del soggetto sociale, senza la profondità del coinvolgimento reale e dove i multipli del medesimo (si parla di moda) accentuano il suo valore esperienziale nel mercato.
La ripetizione e reiterazione di atteggiamenti meramente produttivi si giustifica nella rimarcata mutazione di prodotto data dalla parola comunicata più che dalla sua effettiva interpretazione fisiognomica e si palesa per sistemico contatto dei metri emozionali istintuali legati al piacere didascalico dato dall'effetto novità prodotto dalla targa rielaborata a favore del “NUOVO”. Una edulcorata ripartizione del calendario annuale delle presentazioni e lanci di mercato, al limite del dopato, esprime la svolta d'orizzonte che presenta e spinge, nello specifico del mondo moda e affini, l'immagine trompe-l'oeil di un “nuovo” in deficit d'inedito. Per svolta d'orizzonte s'intende la partizione del tempo non più in stagioni ma in movimenti dedicati a progetti che vengono definiti “nuovi” e che con la veste di “nuovo” hanno spesso solo la parola aggettivante, con il timer impostato su mutazione uguale emozione. Non così si è espressa l'esperienza estetica del costume nella storia, in quanto non si poteva prescindere dalla manifestazione e acquisizione di una qualità e di un ruolo sociale che nella nostra epoca, nel giro di poche decine d'anni, ha perso tutto il suo significato: importante oggi è l'erotismo che l'oggetto esercita attraverso il vettore e dunque il vettore stesso e le sue modalità espressive: uomo consumatore e consumabile.
La condizione che si disegna all'osservatore è di un delta tra la potenza ideativa, creativa e costruttiva del singolo (uomo metro e misura di ogni cosa) e la sua effettiva efficacia rispetto ai mezzi di trazione utilizzati dalla comunicazione. In un contesto di tutela del diritto d'autore e della proprietà intellettuale si tende a fare leva su un registro coatto di assorbimento dell'uomo e del suo potenziale rappresentativo in traslitterazioni iconiche di mero consumo.
In questo scorcio previsionale (la germinazione è del nostro tempo) assistiamo alla perdita di personificazione della creatività sino ad oggi data per imprescindibile, in favore di una più certa pianificazione dei costumi e dei consumi realizzata a tavolino da team di autori che sono elaboratori di esigenze produttive di rapido approdo. L'uso della parola consumo è necessaria alla moda, ma ancor più ai bisogni indotti che si legano alle economie di mercato.
Valutare i consumi in termini di qualità espressiva si può fare attraverso un doppio registro di valutazione: l'efficacia del soggetto prodotto per il mercato e la sua oggettiva maturazione estetica e funzionale rispetto alle manifestazioni del medesimo già in essere.
Nel caso moda la struttura verticale è legata alle multinazionali che, forti di nomi nati in un tempo dove l'identità era un concetto possibile, si producono nel declinarlo all'inverosimile sino a snaturarne la condizione originaria per mantenerlo attraente per un tempo presente non connesso alla storia, ma al consumo.
Lo scenario reale ha la postura produttiva legata alla fagocitazione e rapida espulsione dei prodotti in sudditanza alle regole della filiera.
Targa e acquisizione del valore della targa fanno in modo che i soggetti approvati all'onere produttivo risultino efficaci al ritorno economico della vendita prescindente il puro esercizio di stile.
L'esercizio di stile si può avvalere di un pubblico molto selezionato che ricerca un'identità onanistica per il piacere narcisistico dell'alterità assoluta rispetto al sintetico passaggio tra prodotto consumabile e consumatore erotizzato da catarsi collettiva e sudditanza all'appartenenza schematica d'insieme. Quella che è un'apparenza democratica di possibilità di proposta e diffusione della medesima, produce, nel suo inasprimento, l'effetto di evidenziare i principi carismatici della creatività legati all'uomo e al suo essere individuo unico ed irripetibile, evidenziatore del principio che il singolo si misura con l'assoluto del suo pensiero prescindendo dalle ragioni collettive del mercato, per quanto esse siano coercitive.
I surrogati delle proposte emotive espressi dalla rete attingono dalla gerarchia delle emozioni e delle relazioni i termini del loro gergo (es. amicizia), ma essi sono privativi del contatto fisico, sostitutivi dell'attività motoria in uno spazio che è quello terrestre e presupponenti la sterilità termica delle emozioni che vivono sempre più legate ad assenza gravitazionale pro-ibridazione valoriale. Le targhe a livello planetario sostituiscono l'individualità per il gioco di un consumo studiato a tavolino dalla volontà di appartenenza ed esistenza per il consumo.
In termini storici, con la nascita della moda, si è espressa la ricerca di una speculazione sull'immagine giocata tra l'élite sociale e il popolo e così è ancora oggi, ma la differenza sostanziale è nella quantità e nell'estensione del fenomeno. Il terreno fertile per tale speculazione è l'humus umano. La sempre più coincidente estensione della densità abitativa con la superficie terrestre rende molto più frequentabile il messaggio comunicato dai media che “marcano a uomo” con i mezzi di comunicazione odierni e rendono subitanea la diffusione di un soggetto. Questo rende tale principio fondativo di legittimi dubbi sul futuro dell'identità?
Resta il limite al sistema siffatto che non considera il potenziale slancio del singolo oltre il tutto che resta valore e pulsione naturale imprescindibile per la creatività. Dalla visione collettiva di una produzione di settore sempre più palestrata non può prescindere la naturalezza dell'esperienza creativa prescindente esercizi la cui ritmica non segue il movimento fine a se stesso ma il suo disegno armonico rispetto all'identità creativa dell'unico e irripetibile.
In questo nostro tempo si crea un nuovo periplo all'individualità e un nuovo modo di misurarla e riconoscerla. Questo non vive di giudizi di merito o valore, ma di una respirazione attraverso ossigenazione proveniente da fonti le cui esigenze non sono il respiro ma l'anidride che ne fuoriesce.
Che sia necessaria la schematizzazione dei bisogni per la soddisfazione di un principio ancestrale di realizzazione dell'uomo motore della realtà?